Quindicesima Domenica del T.O. Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,1-9)
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».
Parola del Signore “ La parola come seme “ La prima lettura di questa domenica ci presenta la parola di Dio come acqua che scende come la pioggia, che irriga la terra e ritorna nel cielo per mezzo dell’evaporazione avendo prodotto l’effetto desiderato, ossia irrigare la terra rendendola feconda. Tutta la Sacra Scrittura ci presenta Yahweh, il Dio degli Ebrei come il Dio che parla, in contrapposizione agli dèi degli altri popoli, dèi falsi che non parlano perché sono sordi, muti e ciechi. Però anche nella Sacra Scrittura oltre la bella icona dell’acqua, la parola di Dio è paragonata al fuoco che brucia, a un martello che sconquassa, a una spada a doppio filo che entra fino alla divisione tra lo spirito e l’anima. Ebbene, il Vangelo di oggi ci presenta il seminatore che porta la parola di Dio che è, ed ecco qui un’altra icona, un seme che cade a terra in diverse situazioni e produce diversi risultati. E’ questa la tematica sulla quale noi oggi dobbiamo riflettere. Dio si comunica agli uomini, si mette in comunicazione con noi. Come lo ha fatto? Lo ha fatto con ispirazioni interne a determinate persone; con fenomeni esterni, visibili a masse di gente, per esempio il battesimo di Cristo; con fenomeni secondo la natura delle cose, con l’arcobaleno, dando all’arcobaleno un simbolismo molto preciso,quello della pace, ecc.. E poi l’ha fatto pedagogicamente: in varie fasi, si è comunicato agli uomini. Innanzitutto nella creazione della struttura della coscienza dell’uomo, in quello che noi chiamiamo coscienza, quella voce interna dell’uomo che gli dice ciò che è bene è bene, ciò che male è male. Evidentemente gli uomini possono sbagliarsi nel concreto e si sono sbagliati effettivamente collocando nel campo della bontà cose non buone e viceversa. Però esiste questa coscienza , questa struttura che è legge di Dio per ogni uomo normale. Dopo la caduta, Dio promette il salvatore, e questa idea del salvatore è presente in forme mitico – letterarie in tutte le culture, di tutti i popoli. In seguito Dio si comunica ai cosiddetti patriarchi, cominciando con Noè nel diluvio, ecco il fatto della colomba e dell’arcobaleno come segno di pace. Ma soprattutto Dio chiama Abramo dicendogli di uscire da quell’oceano di politeismi che era il suo paese, e che lo avrebbe condotto in un territorio nel quale gli avrebbe consegnato una discendenza enorme. Poi ha parlato soprattutto a Mosè, il forgiatore della nazionalità ebraica e il legislatore del popolo. Dopo Mosè ci sono stati condottieri, cosiddetti giudici, poi i re e i profeti. Dio soprattutto attraverso i profeti ha parlato al popolo d’Israele e lo ha istruito fino ad arrivare al massimo dell’espressione della sua comunicazione che è Gesù Cristo, il suo Figlio fatto uomo che culmina e corona le ufficiali manifestazioni divine. Ecco questa è stata la pedagogia progressiva di Dio nella comunicazione delle verità che per noi sono indispensabili alla salvezza; fino a Cristo. La domanda adesso è: come è arrivata a me? Uomini e donne del 2005 Cristo non ha scritto nulla, perciò non è arrivato nulla a noi che sia stato scritto da Gesù perché lui non ha scritto proprio nulla. Però ha consegnato un messaggio orale a una comunità affinché lo tramandasse, per questo ha organizzato la comunità che noi chiamiamo Chiesa, dal greco “ encaleo”, “chiamo a raccolta”. L’ “enclesia” è l’adunanza di coloro che sono stati chiamati a raccolta: parola che poi è passata al latino “ecclesia” e nelle lingue latine come iglesia, eglise, chiesa. Ora a questo gruppo, a questa Chiesa, Cristo Gesù ha dato l’ordine: “Andate e presentate a tutti questo messaggio; predicate, presentate a tutte le generazioni e a tutti gli uomini questo messaggio perché possano salvarsi”. E affinché questo messaggio arrivasse integro , puro e autentico a tutti gli uomini di tutte le generazioni , stabilisce un’autorità che difenda l’autenticità del messaggio, che ne sia garante e questa autorità sono i vescovi in unione con il Papa. Questo tramandare il messaggio si chiama “tradizione” ed è arrivato a me attraverso la tradizione orale delle predicazioni, dei catechismi, delle esortazioni, dei consigli, delle scuole di spiritualità di tutti i secoli, ma anche attraverso tutti gli scritti che sono quelli dell’Antico Testamento e quelli del Nuovo Testamento, ossia la Sacra Scrittura. Perciò la parola di Dio non è solamente la Sacra Scrittura; la Chiesa cattolica non è solamente quella del libro, ma è la Chiesa della tradizione orale e scritta del messaggio di Cristo all’umanità. Ogni comunicazione ha tre poli: l’emittente, il messaggio e il ricevente. L’emittente l’abbiamo chiaramente visto nella storia di Israele, Dio che parla e che comunica; il messaggio ce l’ha detto chiaro e tondo: “Andate e predicate al mondo intero questa bella notizia, Dio ci ama, amatevi gli uni e gli altri come io vi ho amati”. Adesso manca il ricevente perché la comunicazione sia veramente completa, e sarebbe l’umanità il ricevente perché il messaggio è stato diretto all’umanità. Ebbene, come ha risposto questa umanità? Come generalmente sempre succede: una parte di essa l’ha rigettata, non l’ha accettata, un’altra parte molto piccola l’ha accettata e chi più e chi meno in diverse forme, ma nel bel mezzo c’è un enorme quantità di gente indifferente che, avendola accettata non le da maggiore importanza , oppure è pienamente nell’ignoranza. E come mai questa differenza? Qui entriamo nel mistero della liberà umana, questo è certo, ma è anche bene riflettere sulla forma di trasmettere questa parola di Dio, questa comunicazione divina. Com’è stato fatto? Generalmente nei primi secoli del Cristianesimo fino a non molto tempo fa , è stata comunicata come qualcosa che veniva dall’alto, che poteva dare sicurezza ad alcuni ma provocava resistenze in altri precisamente per questa imposizione venuta dall’alto. Allora che fare? Lo Spirito Santo ha lavorato nella Chiesa , e dal Vaticano II in qua, da quel tempo più o meno, è cominciata un’altra impostazione che si porta avanti in forma abbastanza positiva, ed è questa: la Chiesa è fatta per servire l’umanità, l’umanità si evolve e la Chiesa adatta il suo servizio a questa evoluzione, e non fa più calare dall’alto questa parola, ma partendo dai problemi dell’uomo gli dice che la risposta a questi problemi ce l’ha proprio nella comunicazione divina , soprattutto nel Cristo che è la parola del Padre, l’espressione del Padre per eccellenza, la comunicazione di Dio per eccellenza fatta all’umanità.Giovanni Paolo II in questo è stato maestro eccellente: “Aprite le porte al Cristo, non vi toglierà nulla, ma proprio nulla, di quanto è umano in voi, vi risolverà i problemi della vostra vita, potenzierà il vostro amore, il vostro desiderio di gioia e di bellezza; aprite le porte a Cristo”, ecco la comunicazione come deve essere fatta oggi . Una risposta alle problematiche dell’umanità. Nella Sacra Scrittura e nella tradizione orale della Chiesa c’è proprio la risposta ai nostri problemi. Questa parola di Dio fa sì che la nostra vita, nonostante le difficoltà e i problemi, diventi un’esistenza gioiosa. “Chiedete al Padre ciò di cui che avete bisogno e lui nel nome mio ve lo darà affinché la vostra gioia sia piena”. (Cfr. Giov. 16,24).Così sia. |
Quindicesima Domenica del T.O. Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,1-9)
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».
Parola del Signore “ La parola come seme “ La prima lettura di questa domenica ci presenta la parola di Dio come acqua che scende come la pioggia, che irriga la terra e ritorna nel cielo per mezzo dell’evaporazione avendo prodotto l’effetto desiderato, ossia irrigare la terra rendendola feconda. Tutta la Sacra Scrittura ci presenta Yahweh, il Dio degli Ebrei come il Dio che parla, in contrapposizione agli dèi degli altri popoli, dèi falsi che non parlano perché sono sordi, muti e ciechi. Però anche nella Sacra Scrittura oltre la bella icona dell’acqua, la parola di Dio è paragonata al fuoco che brucia, a un martello che sconquassa, a una spada a doppio filo che entra fino alla divisione tra lo spirito e l’anima. Ebbene, il Vangelo di oggi ci presenta il seminatore che porta la parola di Dio che è, ed ecco qui un’altra icona, un seme che cade a terra in diverse situazioni e produce diversi risultati. E’ questa la tematica sulla quale noi oggi dobbiamo riflettere. Dio si comunica agli uomini, si mette in comunicazione con noi. Come lo ha fatto? Lo ha fatto con ispirazioni interne a determinate persone; con fenomeni esterni, visibili a masse di gente, per esempio il battesimo di Cristo; con fenomeni secondo la natura delle cose, con l’arcobaleno, dando all’arcobaleno un simbolismo molto preciso,quello della pace, ecc.. E poi l’ha fatto pedagogicamente: in varie fasi, si è comunicato agli uomini. Innanzitutto nella creazione della struttura della coscienza dell’uomo, in quello che noi chiamiamo coscienza, quella voce interna dell’uomo che gli dice ciò che è bene è bene, ciò che male è male. Evidentemente gli uomini possono sbagliarsi nel concreto e si sono sbagliati effettivamente collocando nel campo della bontà cose non buone e viceversa. Però esiste questa coscienza , questa struttura che è legge di Dio per ogni uomo normale. Dopo la caduta, Dio promette il salvatore, e questa idea del salvatore è presente in forme mitico – letterarie in tutte le culture, di tutti i popoli. In seguito Dio si comunica ai cosiddetti patriarchi, cominciando con Noè nel diluvio, ecco il fatto della colomba e dell’arcobaleno come segno di pace. Ma soprattutto Dio chiama Abramo dicendogli di uscire da quell’oceano di politeismi che era il suo paese, e che lo avrebbe condotto in un territorio nel quale gli avrebbe consegnato una discendenza enorme. Poi ha parlato soprattutto a Mosè, il forgiatore della nazionalità ebraica e il legislatore del popolo. Dopo Mosè ci sono stati condottieri, cosiddetti giudici, poi i re e i profeti. Dio soprattutto attraverso i profeti ha parlato al popolo d’Israele e lo ha istruito fino ad arrivare al massimo dell’espressione della sua comunicazione che è Gesù Cristo, il suo Figlio fatto uomo che culmina e corona le ufficiali manifestazioni divine. Ecco questa è stata la pedagogia progressiva di Dio nella comunicazione delle verità che per noi sono indispensabili alla salvezza; fino a Cristo. La domanda adesso è: come è arrivata a me? Uomini e donne del 2005 Cristo non ha scritto nulla, perciò non è arrivato nulla a noi che sia stato scritto da Gesù perché lui non ha scritto proprio nulla. Però ha consegnato un messaggio orale a una comunità affinché lo tramandasse, per questo ha organizzato la comunità che noi chiamiamo Chiesa, dal greco “ encaleo”, “chiamo a raccolta”. L’ “enclesia” è l’adunanza di coloro che sono stati chiamati a raccolta: parola che poi è passata al latino “ecclesia” e nelle lingue latine come iglesia, eglise, chiesa. Ora a questo gruppo, a questa Chiesa, Cristo Gesù ha dato l’ordine: “Andate e presentate a tutti questo messaggio; predicate, presentate a tutte le generazioni e a tutti gli uomini questo messaggio perché possano salvarsi”. E affinché questo messaggio arrivasse integro , puro e autentico a tutti gli uomini di tutte le generazioni , stabilisce un’autorità che difenda l’autenticità del messaggio, che ne sia garante e questa autorità sono i vescovi in unione con il Papa. Questo tramandare il messaggio si chiama “tradizione” ed è arrivato a me attraverso la tradizione orale delle predicazioni, dei catechismi, delle esortazioni, dei consigli, delle scuole di spiritualità di tutti i secoli, ma anche attraverso tutti gli scritti che sono quelli dell’Antico Testamento e quelli del Nuovo Testamento, ossia la Sacra Scrittura. Perciò la parola di Dio non è solamente la Sacra Scrittura; la Chiesa cattolica non è solamente quella del libro, ma è la Chiesa della tradizione orale e scritta del messaggio di Cristo all’umanità. Ogni comunicazione ha tre poli: l’emittente, il messaggio e il ricevente. L’emittente l’abbiamo chiaramente visto nella storia di Israele, Dio che parla e che comunica; il messaggio ce l’ha detto chiaro e tondo: “Andate e predicate al mondo intero questa bella notizia, Dio ci ama, amatevi gli uni e gli altri come io vi ho amati”. Adesso manca il ricevente perché la comunicazione sia veramente completa, e sarebbe l’umanità il ricevente perché il messaggio è stato diretto all’umanità. Ebbene, come ha risposto questa umanità? Come generalmente sempre succede: una parte di essa l’ha rigettata, non l’ha accettata, un’altra parte molto piccola l’ha accettata e chi più e chi meno in diverse forme, ma nel bel mezzo c’è un enorme quantità di gente indifferente che, avendola accettata non le da maggiore importanza , oppure è pienamente nell’ignoranza. E come mai questa differenza? Qui entriamo nel mistero della liberà umana, questo è certo, ma è anche bene riflettere sulla forma di trasmettere questa parola di Dio, questa comunicazione divina. Com’è stato fatto? Generalmente nei primi secoli del Cristianesimo fino a non molto tempo fa , è stata comunicata come qualcosa che veniva dall’alto, che poteva dare sicurezza ad alcuni ma provocava resistenze in altri precisamente per questa imposizione venuta dall’alto. Allora che fare? Lo Spirito Santo ha lavorato nella Chiesa , e dal Vaticano II in qua, da quel tempo più o meno, è cominciata un’altra impostazione che si porta avanti in forma abbastanza positiva, ed è questa: la Chiesa è fatta per servire l’umanità, l’umanità si evolve e la Chiesa adatta il suo servizio a questa evoluzione, e non fa più calare dall’alto questa parola, ma partendo dai problemi dell’uomo gli dice che la risposta a questi problemi ce l’ha proprio nella comunicazione divina , soprattutto nel Cristo che è la parola del Padre, l’espressione del Padre per eccellenza, la comunicazione di Dio per eccellenza fatta all’umanità.Giovanni Paolo II in questo è stato maestro eccellente: “Aprite le porte al Cristo, non vi toglierà nulla, ma proprio nulla, di quanto è umano in voi, vi risolverà i problemi della vostra vita, potenzierà il vostro amore, il vostro desiderio di gioia e di bellezza; aprite le porte a Cristo”, ecco la comunicazione come deve essere fatta oggi . Una risposta alle problematiche dell’umanità. Nella Sacra Scrittura e nella tradizione orale della Chiesa c’è proprio la risposta ai nostri problemi. Questa parola di Dio fa sì che la nostra vita, nonostante le difficoltà e i problemi, diventi un’esistenza gioiosa. “Chiedete al Padre ciò di cui che avete bisogno e lui nel nome mio ve lo darà affinché la vostra gioia sia piena”. (Cfr. Giov. 16,24).Così sia. |
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