1 Domenica 1^ di Avvento (L'attesa) rif. al 28/11/10

                               Prima  Domenica di Avvento   

( Dal vangelo secondo Matteo )  Mt 24, 37-44

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell'arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l'altra lasciata.

Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà”.                                           
                                             L’Attesa 

Cominciamo in questa domenica un anno nuovo. Così come esiste l’anno sociale, l’anno scolastico, l’anno finanziario, l’anno sportivo, ecc. che cominciano in una determinata data, si svolgono –più o meno- in dodici mesi e poi alla fine dell’anno si chiudono, così la liturgia ha lo stesso sviluppo: inizia un anno liturgico che comincia con una prima fase chiamata Avvento e si prolunga in altre fasi fino alla fine che si conclude.In questi anni liturgici, però, le letture che vengono lette durante la messa domenicale, sono raggruppate in tre grandi gruppi: anno A, anno B e anno C. La pedagogia della Chiesa segue la pedagogia naturale degli uomini; gli uomini non possono resistere lunghi periodi di lavoro senza interruzioni, senza variazioni, senza novità.Così anche la Chiesa nella formazione liturgica, pedagogicamente, utilizza lo stesso sistema di fasi e divide il periodo dell’anno in sottoperiodi: il primo è proprio quello che cominciamo oggi che è l’Avvento, che ci prepara per il Natale. Dal Natale fino alla Pasqua, con il periodo preparatorio di penitenza della Quaresima, ci fa meditare sull’incarnazione del Cristo, la sua passione, morte e risurrezione.Dopo la Pasqua viene la Pentecoste, in cui ci fa meditare sull’azione rivoluzionaria dello Spirito Santo che divinizza l’umanità lungo i secoli nella storia umana. Ebbene, ogni tappa ha il suo obiettivo, il suo traguardo e ci obbliga a riflettere, adesso, per questo nostro primo obiettivo, sull’Avvento. Cosa vuole significare l’Avvento? La parola Avvento significa “attesa” e la liturgia ci presenta quattro domeniche di preparazione al Natale; vuole allenarci all’attesa attiva del Cristo che viene. L’umanità ha aspettato per secoli, per millenni direi, la venuta del Salvatore dell’umanità. Vedete!  In tutte le letterature del mondo esiste l’idea di un periodo d’oro che fu al principio, seguito da un periodo di calamità e di catastrofe a cui poi farà seguito una restaurazione o periodo finale. Tutto questo per la venuta di un Salvatore, ovviamente deformato da ogni cultura. Ognuno se lo è immaginato a modo proprio, ma la cosa sostanziale e nucleare è proprio questa: un periodo d’oro, seguito da un periodo catastrofico e di dolori e poi da un periodo di restaurazione. Bene, noi allo stato attuale saremmo nel periodo di catastrofe, di dolore, di difficoltà, nella costruzione perchè in attesa di un vero liberatore.Ecco, allora, che nella liturgia ci prepariamo al vero Liberatore che è già venuto, Gesù Cristo. Allora, ci prepariamo alla celebrazione della sua nascita nel giorno di Natale. Ma il Cristo non è solamente colui che è venuto a Natale. E’ colui che verrà pure alla fine dei tempi a ricevere dall’umanità il lavoro che la sua Chiesa ha fatto, costruendo l’unità di tutti gli uomini fra di loro, divinizzando gli uomini con la forza dello Spirito Santo. Verrà a ricevere ciò che avremo fatto e poi consegnerà questo lavoro, questo suo Regno, Regno di Cristo, al Padre e diventerà Regno definitivo di Dio. Però Cristo non è solamente quello che è venuto a Natale nella storia nascendo a Betlemme, dando inizio ad un’epoca storica chiamata prima e dopo di Cristo, come spartiacque tra prima e dopo la sua venuta. Cristo è anche colui che verrà alla fine del mondo, come abbiamo detto, ma è soprattutto colui che viene in continuazione al nostro incontro richiamandoci continuamente alla  collaborazione con lui per divinizzare l’umanità. Questo periodo dell’Avvento ci allena e ci educa al concetto dell’attesa del Signore che viene, che è venuto, che verrà nel futuro, ma che viene, soprattutto, continuamente, che incontro continuamente e che verrà poi a prendermi per mano per introdurmi definitivamente nel suo Regno, nel giorno della mia morte.Allora dobbiamo veramente cominciare ad aspettarlo, ad aspettarlo ad ogni istante, ad aspettarlo in funzione della nostra dipartita da questo mondo, della sospensione del periodo di prova per entrare nel momento definitivo dell’Eternità.Lo dobbiamo aspettare !Fratelli e sorelle, qui abbiamo degli esempi spettacolari di uomini che hanno aspettato: S. Martino che si fa vestire con tutti gli abiti vescovili per ricevere il suo Signore. S. Giovanni Crisostomo (Boccadoro) che disse anche lui ai suoi diaconi e servitori “Datemi gli abiti più belli perché viene il mio Signore che sto aspettando da tutta una vita”. E Papa Giovanni XXIII al cardinale che, guardandolo, asseriva “…Poveretto”,  rispose: “..Non dire poveretto! Vado incontro a Cristo e sono felice; le valigie sono pronte, non è ora il tempo di piangere, anzi è un momento di gioia”. Fratelli e sorelle, anche noi abbiamo tutti questi incontri: uno lo storico del Natale, l’abbiamo celebrato tantissime volte. L’incontro della nostra morte verrà quando Dio vorrà. L’incontro definitivo alla fine dei tempi verrà per tutta l’umanità, ma io devo anche prepararmi e creare in me il clima di attesa per potermi incontrare con Cristo il Signore che viene incontro a me in ogni istante della vita nelle persone, negli avvenimenti in qualsiasi cosa che  mi richiama la sua presenza.Lo scrittore francese Francois Mauriac afferma: “Ad ogni angolo della strada mi incontro con il mio Signore risorto”. Passandogli vicino non facciamo finta di non averlo visto, fratelli e sorelle ! Così sia. 

Ultimo aggiornamento ( venerd́ 26 novembre 2010 )