52 Domenica 30^ Tempo Ordinario (Il nuovo rapporto con Dio) rif. al 24/10/10

                      Trentesima Domenica del Tempo Ordinario

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 18,9-14)

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

                                        Il nuovo rapporto con Dio

Carissimi amici, fratelli e sorelle in Cristo.La catastrofe del peccato commesso dalla primitiva coppia che è all’origine dell’umanità , ha prodotto perdite terribili nei doni che Dio aveva fatto a questi nostri progenitori.  Perdettero, ad esempio , l’impassibilità ossia  la capacità di non sentire alcun dolore ; l’immortalità che è il dono di non dover morire , ed altro ancora. Altre capacità non furono perse del tutto , ma sono rimaste intaccate, debilitate , impoverite nella loro potenzialità , come , ad esempio ,  l’intelligenza o la volontà di scegliere. Le nuove generazioni  si trovarono a dover rispondere alle domande esistenziali del nostro vivere. Sono le domande che il documento “Gaudium et Spes” del Vaticano II al numero dieci, presenta così : ” Cosè l’uomo ? Qual è il significato del dolore, del male, della morte ? A cosa vale il progresso continuo , pagato però a così caro prezzo? Che cosa apporta l’uomo alla società , al bene comune  e che cosa ha diritto di aspettarsi dalla società ?  Cosa ci sarà dopo questa vita ?”. (Conc.Vat. II “G.S.” n°10)Le risposte che gli uomini si diedero furono molto diverse in funzione delle evoluzioni storiche di ogni gruppo umano che si era separato da altri gruppi per popolare la terra.Chi ha creato tutto quello che io vedo ? Come mai io sono qui , in  questa esistenza ? Perché devo soffrire ? Perché devo morire ? Perché sento questo desiderio infinito di felicità ? Come devo rapportarmi , con chi ha dato origine a tutte queste cose ? Qual è il mio rapporto con l’entità che ha dato esistenza a quanto vedo ? Queste sono le domande legate all’esistenza dell’uomo ! Le risposte furono date, da  ogni uomo a modo proprio , condizionate dall’evoluzione culturale del gruppo al quale si apparteneva , dalle situazioni storiche ecc. Abbiamo avuto così le diverse “religioni” , espressioni religiose diversissime le une dalle altre e che ancora oggi sussistono. Dio permise questo rapporto con Lui , per un tempo lunghissimo , per millenni in cui gli uomini , vedendo le forze naturali sparse nel mondo , inventarono gli dei per dare una spiegazione, inventando così l’olimpo greco o quello dei romani . In un momento determinato della storia però , Dio elesse un uomo , Abramo ; gli fece sentire e capire che uno solo era il Creatore di tutto l’esistente e dal quale lui, Abramo, dipendeva. Lo fece uscire dalla sua terra e lo fece capostipite di una nazione , Israele, che lungo i secoli accettò il principio dell’ Unico Dio (Yahweh) : il monoteismo. Israele accettò anche  da Yahweh la Legge (Mosè sul monte Sinai). Tutto ciò noi lo conosciamo dai cinque libri della Sacra Bibbia ( il Pentateuco).Ma ”quando fu giunto il tempo stabilito , Dio mandò suo Figlio” (Gal.4,4). Paolo scrive : “Per liberare quelli che erano sotto la Legge e farci diventare Figli di Dio”(Gal. 4,5)  . Queste parole ci indicano chiaramente che il Figlio del Padre , che assume una natura umana con il nome di Gesù Cristo , e che entra nella nostra storia , fa fare un salto di qualità al “rapporto che gli uomini hanno avuto con Dio fino ad allora”.Il “nuovo rapporto” non è più un rapporto di sudditi ma, come dice Paolo :”Per  farci diventare figli di Dio”(Gal. 4,5)  . Fratelli e sorelle , qui siamo di fronte a un salto di qualità nel rapporto che Dio vuole fra noi e Lui . Infatti Gesù , parlando agli apostoli, disse : “Non dovete pensare che io sia venuto ad abolire la Legge di Mosè e l’insegnamento dei profeti , ma per dare loro il vero significato”(Matt. 17,5) . Qui scatta immediatamente la ragione ! Dare “il vero significato” a qualcosa, significa darle una “maturazione” , una crescita , un perfezionamento . Ecco allora che  il vero rapporto di noi con Dio si basa sull’impostazione data da Gesù Cristo !Non basta  il concetto di vaga religiosità sull’esistenza di qualcosa ; questo non è credere ! Noi siamo stati chiamati ad avere un rapporto di altra qualità con Dio .Gesù alla donna samaritana dice : “Viene il momento in cui l’adorazione di Dio non sarà più legata a questo monte (il monte Garizim sacro per i samaritani) , né al monte di Gerusalemme (il monte Sion ,sacro per gli ebrei) . Viene un’ora , anzi è già venuta, in cui gli uomini adoreranno il Padre , guidati dallo Spirito e dalla Verità di Dio”(Giov. 4,22-23). Gesù ci indica che l’elemento più importante nel nuovo rapporto con Dio non è il problema di fare determinate cerimonie , non consiste nel  compiere sacrifici secondo tutte le prescrizioni liturgiche , non è il fatto di osservare digiuni o di pregare nel Tempio di Gerusalemme o sul monte Garizim.  Queste sono tutte cose secondarie ! Il problema principale è tutt’altra cosa ! E qui giungiamo alla parabola di oggi.Gesù ci dice che il pubblicano , l’esattore delle tasse , torna a casa in pace con Dio mentre il fariseo non è stato giustificato. Perché ? Perché la preghiera del fariseo non era  preghiera,  era una autocelebrazione di se stesso : “Io digiuno ,… io prego ,… io pago le “decime” ,…. io non sono come quel peccatore “. Qui l’autocelebrazione è chiarissima ! Questa non è preghiera !  Gesù , di questa gente, già aveva detto in altre occasioni : “Non fate il bene in pubblico per il desiderio di essere ammirati dalla gente, come fanno i farisei .Quando date qualcosa ai poveri non fatelo sapere a tutti come fanno gli ipocriti . Quando pregate ritiratevi nella vostra stanza e non fatevi vedere , come gli ipocriti che vanno nelle piazze per farsi vedere dalla gente . Vi assicuro che questa è l’unica loro ricompensa”(Matt. 6, 1-6).  Gesù ricordava ai suoi discepoli questa frase : “ Dio , che è tuo Padre, vede anche ciò che è nascosto e ti darà la ricompensa”(Matt. 6,6). Ecco allora che il Signore, nella parabola evangelica di oggi, ci dà la chiave per giudicare  quando una preghiera è valida ed ha esito : “Vi dico che costui è tornato a casa, giusto”. La differenza tra la preghiera del pubblicano e del fariseo è radicale !Il povero pubblicano si riferisce a Dio : “Dio mio !” e poi dice : “Abbi pietà di me !”,si abbandona alla bontà infinita e misericordiosa di Dio , presentando il suo realismo di peccatore , mentre l’altro faceva autoriferimento di se stesso.Concludendo , dobbiamo fare un esame personale !Com’è il mio rapporto con Dio ?Sono ancora al livello della religione dei  primitivi o dei pagani che volevano allontanare da se, con i sacrifici e le vittime, il castigo e l’ira di Dio ? Nella mia preghiera cosa chiedo ? Pongo delle condizioni a Dio ? Sono sicuro di sapere ciò che mi conviene, quando Paolo ci dice :“Non sappiamo nemmeno come pregare”(Rom. 8,26) ? “Meno male che c’è lo Spirito Santo che con gemiti inenarrabili, si rivolge al Padre a nome nostro” (Cfr. Rom. 8,26). Paolo ci ricorda questa nostra nuova situazione nella lettera ai Romani (Cfr. Rom. 7. 4-6): “Voi siete morti nei confronti della Legge di Mosè” ossia non potete più accontentarvi di una religiosità naturale , una religiosità stile israelitico di celebrazione legalista . “Voi siete stati uniti a Cristo nella sua morte” ossia, con il battesimo, siamo morti al vecchio sistema e proiettati nel Nuovo Sistema del Cristo. Perciò dobbiamo fare un cambiamento radicale ! Dobbiamo servire Dio , metterci in rapporto con Dio in modo nuovo , giudati dallo Spirito, come figli adottivi.Fratelli e sorelle , nella lettera ai Galati, Paolo dice : ”Lasciatevi guidare dallo Spirito e non seguirete i desideri del vostro egoismo” (Gal.5,16).Questo è il salto di qualità  che questa parabola ci chiede ! Non basta più il buonismo,  il non avere fatto cose gravi . Qui il Signore ci chiede un rapporto più stretto ed intimo , filiale con il Padre , fraternale con il Cristo e vitale con lo Spirito Santo che è l’Anima di tutta la Chiesa. Così sia. 
Ultimo aggiornamento ( domenica 24 ottobre 2010 )