26 Domenica 4^ di Pasqua (Cristo vittima e guida per tutti) rif. al 25/04/10

                                    Quarta Domenica di Pasqua 

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 10,27-30)

In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

                      Cristo vittima e guida per tutti 

Le tre letture di quest’oggi , formano un trittico, ossia una composizone di tre quadri in rapporto tra di loro. Al centro abbiamo la lettura dell’”Apocalisse” (Apoc.7, 9-14 b-17) che ci presenta una liturgia celeste , piena di simboli. Ad ambo i lati del quadro centrale vi sono : la prima lettura degli Atti degli apostoli (Atti 13,14.43-52)e dall’altro lato il Vangelo di Giovanni (Gv.10,27-30). Ognuno dei due presenta una realizzazione concreta dei due simbolismi evidenziati nel quadro centrale del trittico.Nel quadro centrale ci troviamo in una sala regale con al centro un trono, simbolo del potere , sul quale siede uno del quale non si dà il nome ma si dice semplicemente : “Colui che siede sul trono”. Evidentemente questo indica il supremo detentore del potere : Dio . Tutto intorno invece , si dispiega una immane moltitudine di gente non omogenea , ma appartenente ad ogni nazione , razza , lingua. Ecco il simbolismo dell’”universalità”. Al centro della sala vi è anche un Agnello che , per l’immaginario collettivo degli Ebrei, era l’agnello pasquale il cui sangue , sparso sugli stipiti delle porte delle loro case in Egitto , li preservò dalla morte che l’angelo sterminatore stava infliggendo a tutti i primogeniti . I membri di quella moltitudine sono vestiti di bianco , che è un simbolo di festa , ed hanno anche in mano le palme , simbolo della vittoria . Prestano un servizio liturgico sacro permanente, che è proprio il simbolo della liturgia celestiale . Dice ,la voce di un anziano, che quelli che compongono la moltitudine hanno lavato le loro vesti nel sangue dell’Agnello. Evidentemente un paradosso che simbolicamente significa lavare le vesti nel sacrificio dell’Agnello ossia, purificare le proprie coscienze , la purificazione totale delle persone. Il sangue è elemento che purifica e che perciò simbolizza la salvezza.La voce di un anziano torna a dire che l’Agnello che sta in mezzo al trono sarà il loro pastore . Un altro passo paradossale, spiegabile soltanto per il fatto che trattasi di una visione nella quale il passaggio da una forma ad un'altra , da una figura ad un'altra è cosa molto comune. Questo è il simbolismo della guida : l’agnello diventa pastore e guida la moltitudine di quella gente alle fonti dell’acqua della vita . L’acqua della vita è simbolismo della  vita eterna. Fin qui, fratelli e sorelle, il primo quadro che occupa il centro del trittico. Passiamo ora alla considerazione degli altri due quadri . Il primo quadro laterale, un brano degli Atti degli Apostoli ,è una riflessione della comunità cristiana su quanto già avevano vissuto . Già molto prima di Cristo il profeta Isaia aveva accennato alla missione universalistica del popolo di Israele , avendo Dio scelto Abramo come portatore del monoteismo nel mondo :”Da te nascerà un Salvatore che  cambierà le sorti del mondo ; farò di te un popolo grande che non potrai nemmeno contare ,più delle stelle del cielo e dei granelli di sabbia sulla riva del mare”. Il profeta Isaia , in una certa profezia, esortava Gerusalemme a prepararsi a ricevere quanti venivano a lei da ogni parte e con ogni mezzo (Cfr. Isaia 2,3) . Gesù, il Cristo stesso ,aveva dato ai suoi apostoli l’ordine : “Predicate il Vangelo ad ogni creatura”. Ecco qui la tendenza universale della missione di Israele e della misione del Cristo. Israele, infatti, doveva essere la culla che avrebbe presentato al mondo il Cristo-Salvatore e, come popolo, sarebbe stato il polo di condensazione di tutta l’umanità. Questo però non fu accettato da loro , tranne che da pochi, i quali continuarono la missione universalistica . Questa universalità ebbe inizio  storicamente, come ci riferisce la prima lettura, in una cittadina chiamata Antiochia di Pissidia, per l’azione di Paolo e del suo compagno Barnaba. In quel giorno di sabato , loro erano proprio in questa città che si trova nel centro dell’attuale Turchia. Avendo presentato agli Ebrei, ivi residenti, il messaggio di Cristo e non essendo stati accettati, Paolo e Barnaba dissero ai fratelli che avendo obbedito a ciò che il Signore aveva detto,ossia di dirigersi prima ai figli di Israele ma, qualora i figli di Israele non avessero accettato la predicazione ed il messaggio portato dal Cristo, si sarebbero dovuti rivolgere ai pagani; ed allora Paolo disse  loro :”D’ora in poi ,noi andremo a presentare il messaggio di Cristo ai pagani”. Di qui ebbe inizio l’universalità storica, concreta della missione cristiana. Ecco che il simbolismo della moltitudine del primo quadro diventa realtà storica. Passiamo ora alla considerazione del secondo quadro laterale.Nel Vangelo che è stato anch’esso scritto prima dell’”Apocalisse”, Gesù è presentato da Giovanni il battezzatore dicendo “Ecco l’Agnello che elimina il peccato nel mondo” , ossia l’Agnello il cui sacrificio salverà l’umanità. In altre occasioni ,lo stesso Gesù aveva detto :”Io sono il Buon Pastore”, “Io do la mia vita per il mio gregge”,”Io conosco le mie pecore ed esse conoscono me”,”Io do loro la vita eterna”.  Ecco che il paradosso del passaggio visionario dall’Agnello in Pastore qui è dato nella persona di Cristo-Pastore che fu vittima come Agnello pasquale per la salvezza dell’umanità.Fratelli e sorelle , fra le molteplici applicazioni che la contemplazione di questo trittico ci offre, ne scelgo alcune che mi hanno sollecitato particolarmente.La prima è quella dell’universalità. Dio vuole che: “Tutti gli uomini siano salvi”,  scrive Paolo nella prima lettera a Timoteo (Cfr. 1 Tim.2,4) e coincide con la moltitudine degli uomini di ogni nazione ,ogni razza ,ogni popolo ,di ogni lingua che ci è stato presentato nel quadro centrale della seconda lettura di oggi. Perciò io non posso , nemmeno nel mio pensiero, escludere nessuno da questo progetto di Dio che vuole salvare proprio tutti, anche coloro che mi sembrano i più contrari a questa salvezza.In secondo luogo , sento che Dio mi segue personalmente. Fratelli e sorelle , dice Gesù nel Vangelo: “Io conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me” . L’uomo moderno si sente solo , anche se pigiato come una sardina nei mezzi di trasporto comune,anche se bombardato come un target da colpire mediante i mezzi di comunicazione sociale. Ebbene ,ci si sente soli ,sprovveduti ed indifesi. Pensate che per lo Stato Italiano , chi vi parla , è conosciuto per mezzo di una sigla : CRSNLL11D23L277O. E così per ognuno di voi.Fratelli e sorelle ! Sono una formula , un modulo ,una sigla per lo Stato ; per Cristo no! Sono una persona , sono suo fratello . Per il Padre che è nei cieli sono un suo figlio adottivo nel suo figlio naturale che è il Verbo e che ,assumendo una natura umana , si chiama Gesù. Fratelli e sorelle ! Non sono un granello sperduto nell’universo senza rapporti personali, Dio mi ama ed io lo voglio amare.Il terzo punto riguarda il Vangelo nella frase che dice :”Senza spargimento di sangue non vi è perdono”. Fratelli e sorelle , questa è la strada seguita da Cristo. Lui ci ha salvati spargendo il suo sangue , la sua passione e morte ha ottenuto il perdono dei nostri peccati , la sua risurrezione ha dato inizio ad un Mondo Nuovo ,completamente diverso da quello che stiamo vivendo adesso. Così è anche per noi : attraverso i nostri dolori cambieremo il mondo . I nostri dolori di ogni tipo , dal disagio di non essere ascoltati al rigetto totale che ci vuole eliminati ,sempre il dolore sarà una strada verso la salvezza. Se uniamo i nostri dolori a quelli di Cristo , il cui dolore ha salvato l’umanità, essi diventeranno strumenti di salvezza. Chissa quale sorpresa avremo quando arrivando alla Casa del Padre scopriremo i risultati ottenuti da ciò che sembra un paradosso : il dolore elemento positivo di salvezza.Voglio concludere lasciandovi questa “chicca” , fratelli e sorelle .Ho assistito ad una intervista televisiva in cui si domandava ad un agricoltore piemontese della zona delle risaie del vercellese cosa ne pensasse della situazione del clima meteorologico.Quel bravuomo che da quarantanni coltiva il riso, di fronte alla siccità incombente, che verosimilmente gli farà perdere il suo raccolto diceva :”Ma quando sarà che invece di lamentarsi e di maledire ,questa brava gente si deciderà a costruire i bacini idrici alpini per non lasciar scorrere inutilmente le risorse d’acqua che si perdono nel mare senza profitto alcuno per nessuno?”. Fratelli e sorelle! Anche a noi è rivolta questa esortazione.Non lasciamo passare i nostri dolori che si perdono inutilmente tra le maledizioni , le lamentele ,le lagnanze continuative. Uniamo i nostri dolori a quelli di Cristo , al bacino idrico infinito che è il dolore di Cristo e questi nostri dolori si trasformeranno in strumenti di salvezza. Così sia.

Ultimo aggiornamento ( sabato 24 aprile 2010 )