25 Domenica 3^ di Pasqua (Verso la liturgia eterna) rif. al 18/04/10

                                     Terza Domenica di Pasqua

 Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 21,1-14)

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

                                  Verso la liturgia eterna 

Nelle due letture , quella del Vangelo e quella degli Atti degli apostoli , è fortemente evidenziata la figura dell’apostolo Pietro . Nella terza lettura, quella del Vangelo , è lui che non appena comprende che il personaggio apparso sulla spiaggia è il Signore, si butta in acqua per raggiungere la riva. E’ lui che viene interrogato dal Signore sulla sua adesione al Cristo : “Mi ami tu, Pietro?”. E’ lui che scelto da Gesù , viene messo come pietra di base per la sua Chiesa . E’ lui che risponde ai capi religiosi ebrei , ponendo loro il dilemma se sia meglio obbedire a loro  piuttosto che a Dio.Ed è allora su questa figura che dobbiamo concentrare la nostra riflessione di oggi. Nei quaranta giorni dopo la risurrezione nei quali il Signore si è presentato ai suoi discepoli , Gesù apparve solamente a loro e non a tutto il popolo. Questo per far vedere a loro che tutto quello che aveva promesso prima della sua passione e morte, il  fatto che sarebbe risuscitato, lo aveva veramente realizzato ,entrando ad una vita nuova.Voleva che essi ,che avevano creduto alle sue parole prima , fossero adesso i testimoni vivi del fatto strabiliante della sua vittoria sulla morte , che testimoniassero l’inizio di un mondo nuovo ,quello dei risorti, mondo del quale Gesù era non solo l’iniziatore , ma anche il primo dei cittadini. Inoltre sulla spiaggia del lago di Tiberiade , Gesù il Messia , Gesù Cristo il Salvatore aveva strutturato la sua Chiesa nelle linee fondamentali ,dando a Pietro il compito di servire i suoi fratelli apostoli per mantenerli nell’unità dell’amore (la così detta “agape” che denominiamo “carità”), ossia : l’amore cristiano, di guidare la Chiesa di Dio . Questa missione, che Gesù ha dato a Pietro ,continua . Prima di sospendere le sue apparizioni visive ,Gesù dirà ai suoi apostoli : “Andate , comunicate la Bella Notizia” , ossia, tutto ciò che Dio ha fatto per amore verso di voi. Comunicatelo a tutti gli esseri umani inserendoli , mediante il gesto sacramentale del battesimo , nel progetto del Padre ,del Figlio e dello Spirito Santo. Così, lungo i secoli , la famiglia dei credenti , il popolo di Dio guidato dai successori di Pietro come facenti le veci di Cristo , suoi vicari , ha portato la Bella Notizia nella sua integrità a tutti i popoli della terra. Questa Bella Notizia è arrivata pure a noi con l’assistenza dello Spirito Santo che è lo Spirito della Verità.In questo periodo della storia  tocca a noi , fratelli e sorelle , come staffette della storia cristiana , ricevere il testimonio che gli atleti si passano l’un l’altro nella corsa verso la meta, per passare questo testimonio, a nostra volta, ad altre generazioni.Il testimonio per noi è la nostra fede nella risurrezione di Cristo ed anche nella nostra risurrezione , vivendo concretamente in una forma nuova , che stupisca chi ci vede.Noi corriamo verso la meta, e la meta è la grandiosa e gioiosa liturgia celeste che ci viene accennata dalla seconda lettura tratta dal libro dell’Apocalisse : “Il Cristo ci ha chiamati a comunicare al mondo la Bella Notizia che Lui ci ha portato : che Dio è amore e che ci ama in una forma così stupenda da mandare suo Figlio a farsi nostro fratello , che muore per noi , che risorge per noi , per fare di noi figli adottivi del Padre ma in Lui : Lui che è Figlio naturale del Padre e del quale siamo diventati fratelli”. E’ una chiamata stupenda che dovrà prolungarsi fino alla fine dei tempi e proiettarci ulteriormente nell’eternità, nella liturgia del cielo. Dipende solamente dalla nostra libera volontà accettare questa chiamata così straordinaria. Voglio ricordare quello che dicevo domenica scorsa : “Ogni volta che passiamo la soglia della porta di  questa chiesa, entriamo nel mistero della liturgia”, che è atto sacro di questo momento di celebrazione della Santa Messa, ma è una liturgia che si proietterà nella liturgia eterna del cielo. Perciò questo è un anticipo della definitiva, bellissima , completa felicità che avremo in quella liturgia divina nel cielo, dove Dio sarà tutto in tutti e la gioia sarà totale, piena, definitiva . Così sia.  

 
Ultimo aggiornamento ( sabato 17 aprile 2010 )