13 Domenica 3^ Tempo Ordinario (L'anima della comunita') rif. al 24/01/10

                         Terza Domenica del Tempo Ordinario

 Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,1-4; 4,14-21)

Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
 

                                          L’anima della comunità 

Al compulsare le tre letture di oggi, riducendo le prolisse descrizioni storiche che ce le presentano, mi ha colpito il fatto che c’è nelle tre un elemento comune che le unisce nonostante essere la prima e la terza relazioni di due fatti storici molto lontani nel tempo e la terza una riflessione teologica ancor più posteriore.Di fatto leggiamo che nella sinagoga  di Nazareth Gesù disse nel commentario alla lettura del profeta Isaia: ”Lo Spirito del Signore è sopra di me; oggi si è avverato questo”. Nella lettera di Paolo, 1^Corinzi capitolo 12 dal versetto 12 al 31, leggiamo che: ”Nonostante le nostre diversità siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo”. E ancora: ”Ci siamo abbeverati ad un solo Spirito”. E nella prima lettura tratta dal libro storico del governatore Neemia, gli Ebrei tornati dall’esilio, riedificata già Gerusalemme, sono indottrinati con la lettura della Torah(la Legge) e vengono esortati a “non rattristarsi perché quello è un giorno di festa e perché la gioia del Signore è la nostra forza”. Ma questa gioia del Signore cos’è, quale è, se non proprio il Suo infinito Amore con il quale il Padre genera eternamente il Suo Figlio ed eternamente Lo ama, e ne è eternamente ed infinitamente riamato nell’ eterno dinamismo interno alla comunità trinitaria? Ossia, lo Spirito Santo è la gioia di Dio. Ebbene, nella riflessione di oggi partiamo dalla nostra realtà. La pedagogia liturgica nella prima parte della Santa Messa in quella che noi chiamiamo celebrazione della Parola, ci presenta delle letture scelte. La finalità di questo procedimento è quello di approfondire, sempre di più, la nostra conoscenza della realtà della nuova vita che Dio ci ha donato in Cristo, nel Battesimo, per viverla con una maggiore e sempre più crescente autenticità. Perciò, nell’odierna riflessione partiremo dal brano delle Scritture proposteci che ci tocca più da vicino e questo è senza dubbio quello di San Paolo nella sua prima lettera ai Corinzi: ”Siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo”, e poi dice: ”Ci siamo abbeverati in un solo Spirito” e così tra tutti noi battezzati vi è una misteriosa unione,  che supera ogni unione umana tanto da formare un qualcosa di così profondamente vincolante tra i suoi componenti che Paolo nelle sue lettere, come nella seconda lettura di oggi, si sforza al limite di dire che “Cristo, e noi con Lui, formiamo un qualche cosa di misterioso che, per poterlo spiegare più o meno con qualche immagine, bisogna paragonarlo ad un corpo. “Così come nel corpo ci sono molte membra, ma il corpo è uno solo, così è il Cristo”, dice Paolo. La riflessione teologica posteriore per distinguerlo dal corpo naturale che Cristo assunse nel grembo di Maria, ha arricchito questa unità misteriosa con l’aggettivo “mistico”. Mistico vuol dire misterioso, corpo nel quale circola una nuova vita prodotta dallo Spirito Santo. Ebbene, il brano della lettera di San Paolo ai Corinzi che oggi ci viene proposto, ci porge l’occasione per riflettere sulle due dinamiche essenziali che interagiscono in questa misteriosa realtà nella quale tutti noi battezzati siamo sommersi; questa è la nostra realtà. Queste tensioni dinamiche sono l’ unità di tutte le membra del corpo e la diversità di ognuna di esse dalle altre quando Paolo dice : ”Siamo stati battezzati in un solo Spirito e perciò formiamo un solo corpo” e tutti abbiamo assorbito un solo Spirito, ecco la verità . Ma questa unità di vita data dallo Spirito Santo non significa per nulla uguaglianza delle operazioni nè tantomeno unicità delle caratteristiche personali. Anzi, lo Spirito Santo agisce in ognuno di noi in forma differente d’accordo al progetto di salvezza nel quale il Padre ci ha inseriti ed ognuno di noi è mosso dallo Spirito ad agire nella costruzione del Regno di Dio, cioè a far Dio presente nella storia dell’umanità in una forma propria, d’accordo al ruolo che il Padre ci ha dato nel Suo progetto di salvezza inserendoci in un determinato posto (Cfr.Rom.8,28).E questo ha conseguenze molto pratiche per noi. Se io accetto questa realtà che Dio mi ha rivelato nella Sacra Scrittura, se mi fido di Dio, allora accetto il posto, il ruolo, la funzione che Dio ha stabilito per me nel suo piano di salvezza. E’ inutile voler stare in un altro posto per voler esercitare un altro ruolo che non mi è stato assegnato. Dio, amore infinito, che ci vuole tutti salvi e vuole anche me salvo, mi ha inserito nel suo progetto di salvezza e non permetterà che questo piano fallisca. Proteggerà il mio sentiero della salvezza e non permetterà che fallisca; solo la mia libera scelta mi può far uscire da questa pista di salvezza. Già disse Sant’ Agostino nel suo libro “Confessioni: ”Dio che ti ha creato senza il tuo contributo di collaborazione, non ti salverà senza la tua collaborazione”. Fratelli e sorelle, Dio non impone, ti propone la salvezza; sta a te accettare se lo vuoi. Questo esige l’accettazione della tua collocazione, delle tue qualità, della storia che ti ha voluto far vivere nel corpo mistico di Cristo. Allora, la mia salvezza, la mia santità, ossia la possibilità di vivere per sempre nell’eternità pienamente felice alla presenza di Dio e di tutti i salvati consisterà nel fare con amore eccellente le piccole cose quotidiane che la diversità della mia posizione nel corpo mistico di Cristo mi assegna. Fratelli e sorelle, abbandoniamo l’ idea che la Chiesa di Cristo sia un club, una società anche se di tipo religioso. No! Non è una società come altre, non si regge su quei parametri della sociologia umana. La Chiesa è un organismo vivo, vivificato dalla vita,dalla gioia di Dio che ne è la forza vitale. I teologi la chiamano anima, che essendo gioia di Dio, dovrebbe permeare di gioia tutte le membra del corpo di Cristo.Ognuno di noi, come appartenente a Cristo nel Battesimo, nella gioia di Dio che è lo Spirito Santo, dovremmo spargere gioia nel mondo. Solo così il nostro cristianesimo lagnoso fatto di continue lamentele sparirebbe e il vivere cristiano sarebbe come una festa perché Dio non è solo con noi ma è in noi. “Non sapete che abita lo Spirito Santo di Dio in voi?” dice Paolo. Fratelli e sorelle, i migliori tra i cristiani, sembra un paradosso ma è vero, hanno vissuto nell’amore infinito di Dio che è lo Spirito Santo, nostra forza e nostra gioia, e hanno sparso gioia nel mondo. Così sia.

Ultimo aggiornamento ( sabato 23 gennaio 2010 )