45 Domenica 23^ T.Ordinario (I sensi della Nuova Vita) rif. al 06/09/09

Ventitreesima Domenica del Tempo Ordinario

 Dal vangelo secondo Marco (Mc 7, 31-37)

In quel tempo, Gesù, di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decapoli. 
E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. 
E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: «Effatà» cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!».   
                                          

                                  I “Sensi” della “Nuova Vita”

 Le letture che oggi la pedagogia liturgica ci propone si riferiscono una al profeta Isaia, che ci dice una frase bellissima: “Viene il vostro Dio e si apriranno gli occhi dei ciechi e le orecchie dei sordi”(Is. 35,5), l’altra al vangelo di Marco dove Gesù  ridà l’udito a  un sordomuto e l’uso della parola a colui che non ha mai parlato. Prescindendo dalla capacità taumaturgica, ossia quella di far miracoli che Gesù ha come Uomo-Dio, perché l’ha dimostrato tantissime volte, credo che oggi la pedagogia liturgica ci inviti a riflettere sulle realtà concrete che questi fatti simbolici della vista, dell’udito e dell’uso della parola indicano. Sono simboli che indicano qualcosa di molto più profondo. Ma per poterlo capire dobbiamo rifarci alle cinque domeniche che abbiamo celebrato durante il mese di Agosto, ultimo passato, chiamate “Domeniche del Pane”. In esse Gesù, dopo aver fatto il  miracolo della moltiplicazione dei pani e pesci, parla del Vero Pane perché il pane e i pesci che lui ha dato da mangiare alla gente tolgono la fame per un giorno o due, al massimo , e poi bisognerà di nuovo acquistare nuovo pane e altri pesci, per potersi sfamare. Invece lui parla di un Vero Pane che sfama per sempre. Il Vero Pane che il Padre del cielo manda e che è definitivo, perché risponde a bisogni definitivi. Ciò significa che esiste un’altra vita, che necessita di un Pane che la soddisfi pienamente. Qual è questo Pane? Allora Gesù stesso si presenta: “Sono io quel Pane”. Ma, affinché la gente non si sbagliasse e potesse credere che il suo Pane fosse la sua dottrina, la sua morale o le norme di comportamento che lui aveva dato, Gesù aggiunge: “Il Pane che io vi darò è la mia carne e chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna”(cfr. Giov. 6, 51 e 54). Fratelli e sorelle, questo è un capovolgimento enorme! E’ l’espressione religiosa che tocca un mistero così profondo. In un altro modo sarebbe come dire: “chi si mette in contatto fisico con la mia natura umana mangiando la mia carne e bevendo il mio sangue entrerà in contatto diretto con la mia natura umana, ma attraverso di essa riceverà la Vita dell’Eterno Padre”. Notiamo che la Vita Eterna non è una vita enormemente lunga, senza fine, con una successione infinita di momenti, di anni, secoli, millenni, ecc.. No! Perché una successione di quel tipo è sempre legata al tempo, anche se non termina e questa sarà una vita senza fine. Ma essere eterno è un’altra cosa, diversa. Un filosofo cristiano definiva così l’eternità: “E’ il possesso totale, in un solo istante, senza né un prima né un dopo, di tutto il vortice infinto d’amore, di giustizia, di bellezza, di armonia, di bontà e di qualsiasi cosa positiva che possa esistere”. Questa è la Vita che il Risorto ci comunica, inizialmente nel Battesimo, ma  che va man mano potenziando questa nostra partecipazione a questa Vita mediante l’azione misteriosa dei sacramenti, segni e mezzi efficaci attraverso i quali noi possiamo entrare in contatto vitale con l’umanità di Gesù Cristo e per mezzo di questa con il Padre, fonte di ogni dono di vita. Qui scatta il messaggio simbolico di oggi: essere in contatto con Cristo, essere cristiani è vivere la Vita di Dio già fin d’ora. Ma una vita piena si esprime mediante certi strumenti, chiamati sensi. Un cadavere ha tali strumenti però in forma non attiva, passiva, perché non funzionano. I suoi occhi, le sue orecchie e la sua lingua non funzionano. E’ morto. Mentre al contrario una persona viva vede, parla ed ascolta. Questi sono gli strumenti di acquisizione di notizie e di comunicazione della vita; i mezzi per il contatto vitale. Il messaggio di oggi ci fa meditare su tre sensi, l’udito, la capacità di parlare e, in Isaia, la capacità di vedere. La vita divina, come si è detto, ci è comunicata inizialmente nel Battesimo come germe, deve perciò crescere per arrivare alla maturità e non morire di inanismo, di rachitismo. Così come nella vita naturale, i nostri bimbi sviluppano i loro sensi con l’allenamento, ascoltando, vedendo, imitando, sviluppandosi, muovendosi sempre di più, così pure la Vita Eterna del Padre, che opera in noi, si sviluppa ascoltando ciò che Dio ci dice per mezzo della sua parola ispirata ai profeti e ai sacri scrittori, nella Sacra Bibbia. E si sviluppa pure parlandone, discutendone, confrontandoci, scoprendo nuove sfumature che a noi possono essere sfuggite ma che in altri ci vengono presentate. Vedendo inoltre con gli occhi della fede, nelle realtà fuggevoli della vita e oltre queste, la vera e profonda realtà della vita di Dio in noi. I sensi di questa “Nuova Vita” si allenano usandoli e i campi di allenamento sono: ascoltare la parola che il Padre ha mandato come messaggio a noi uomini  mediante gli scrittori sacri, vedere Dio in tutto e proclamare la sua grandezza.  Domandiamoci allora: “Qual è il mio rapporto con la Sacra Scrittura che mi offre la parola di Dio?”. Una seconda palestra di allenamento dei nostri sensi spirituali è la comunicazione tra gli uomini.  Soprattutto un parlare che è un comunicare silenzioso, a volte più incisivo di quello sonoro: il linguaggio dell’agire, come strumento nelle mani di Dio. Suor Teresa di Calcutta diceva di sé stessa: “Io sono una semplice matita nelle mani del mio Signore”, ed era così silenziosamente attiva ed incisiva che ha stupito il mondo intero, un mondo di pagani nel quale lei agiva nel nome di Dio. Ha suscitato uno stupore così grande che un paese di pagani le ha fatto un funerale di stato. Ebbene questa è forse oggi, in un mondo sommerso da un diluvio di parole, di rumore e di pretese comunicazioni, la migliore metodologia della comunicazione del vangelo a chi non lo conosce. Anche qui dobbiamo farci una domanda: “Nella mia vita cristiana, privilegio forse il mio parlare invece del mio agire da vero cristiano per poter stupire chi mi circonda?”. Per ultimo il senso del vedere: la vista spirituale. E’ quello che nel catechismo ci veniva presentato come dono della scienza e dell’intelletto, ricevuti dallo Spirito Santo nella cresima. Cos’è il dono della scienza? E’ la facilità e la capacità di conoscere qualsiasi cosa dell’universo creato, anche quello che impariamo mediante gli studi scientifici, umanistici, ecc. e mettere tutto questo in rapporto con il Padre creatore, con il Figlio salvatore e con lo Spirito Santo divinizzatore dell’umanità e, attraverso questa umanità, divinizzatore del cosmo. E’una visione di spettacolarità enorme! Questa è la scienza come dono dello Spirito Santo: agganciare tutto ciò che conosciamo, tutto ciò che sappiamo, come verità che sono un’espressione minima dell’infinita verità che è Dio. L’intelletto, invece, è un altro tipo di dono per il quale noi scaviamo nella profondità degli avvenimenti, oltre la contingenza superficiale delle cose, scaviamo per scoprire la misteriosa presenza attiva di Dio: vedendo in tutto, in persone, negli avvenimenti, questa presenza misteriosa di Dio. Vedere in profondità Dio che tesse la trama del suo progetto di salvezza per ogni creatura.  Dio che è amore infinito, vuole la mia salvezza e la salvezza di tutti ed è per questo che ha inserito ognuno di noi in un determinato punto del suo progetto e orienta tutto ciò che ci riguarda verso il nostro bene per poterci salvare, e non permetterà che nessuno ci ostacoli. La nostra libera capacità di resistere e di vincere riceverà da Dio i mezzi adatti a tal fine. Fratelli e sorelle! Solo così, immersi nel mistero, alleneremo i nostri sensi spirituali, ascoltando la voce di Dio, vedendo le cose come le vede Lui, proclamandole più con l’azione che con le nostre parole. La sua parola, che procede da Lui e che è un riflesso della sua verità, il suo Verbo che divinizza l’umanità e l’universo intero, è ciò che noi dobbiamo comunicare al mondo. Fratelli e sorelle questo fa proprio tremare le vene e i polsi, ma dobbiamo affidarci all’infinita misericordia di Dio che vuole fare di noi le sue matite, le sue penne, i suoi scalpelli, i suoi martelli, i suoi strumenti per la costruzione di questo mondo nuovo, divinizzato, che deve diventare casa del Padre, in cui noi siamo figli suoi adottivi nel Figlio naturale Gesù, il Signore, che ci ha salvati e ci fa vivere per l’azione dello Spirito Santo. Così sia.

Ultimo aggiornamento ( sabato 05 settembre 2009 )