32 Festa del Corpus Domini rif. al 14/06/09 |
Festa del Corpus Domini Dal vangelo secondo Marco (Mc 14, 12-16. 22-26) Festa del Corpus Domini Carissimi amici, fratelli e sorelle in Cristo! Prima di addentrarci nella riflessione circa questo sacramento che si chiama Eucaristia, dobbiamo precisare anzitutto alcune cose. Il nome: “Eucaristia” in greco significa “ringraziamento” perché questo è l’atto supremo di ringraziamento a Dio per gli immensi benefici che ci ha dato. Poi dobbiamo vedere perchè in questa undicesima domenica del Tempo Ordinario noi celebriamo la festa del Corpus Domini: la festa del Corpo del Signore. L’Eucaristia è stata celebrata dalla Chiesa nella liturgia, molto solenne, del Giovedì Santo. Però qualche secolo fa la beata Giuliana di Montcornillon , una religiosa di tipo laico, in Belgio, ebbe una visione da parte di Gesù che la spinse a far istituire nella liturgia una festa speciale per esaltare esclusivamente la presenza di Cristo nell’Eucaristia. Questo aspetto particolare nel Giovedì Santo era stato un poco attutito dalla tristezza del Venerdì Santo che si approssimava. Questa festa della presenza del Cristo nell’Eucaristia prese piede anzitutto prima nella diocesi di Liegi, il cui vescovo la dichiarò festa diocesana. Poi quando un prelato belga diventò Papa con il nome di Urbano IV, questa festa fu estesa alla Chiesa universale e si stabilì che tutta la Chiesa celebrasse questa festa il giovedì dopo la festa della Santissima Trinità. E qui successe, in quest’ultimo secolo, ciò che capitò anche alla festa dell’Ascensione del Signore. In genere dopo la seconda guerra mondiale tutte le feste di metà settimana furono eliminate nelle nazioni “cristiane” industrializzate per non perdere un giorno di lavoro. Essendo stato impedito che si celebrasse questa festa liturgica il giovedì dopo la Trinità, come per secoli si era fatto, la Chiesa per non perdere la celebrazione di un così grande mistero la posticipò alla domenica seguente. Ed è questo che noi facciamo oggi. Adesso addentriamoci nella contemplazione delle caratteristiche di questo mistero dell’Eucaristia che è la vera, reale e fisica presenza sacramentale di Cristo fra noi. Anzitutto l’Eucaristia ha due aspetti differenti ma che sono in correlazione l’uno con l’altro: Eucaristia come “sacrificio” ed Eucaristia come “sacramento”. Vediamo l’Eucaristia come sacrificio. Nell’Antico Testamento, nei libri ispirati da Dio, specialmente il Levitico, troviamo come Dio aveva prescritto ad Israele in che modo voleva essere adorato per mezzo di sacrifici cruenti di animali. Essendo questi animali sua proprietà, mentre li sacrificava, il popolo riconosceva che Dio era in realtà il proprietario di tutto e così ammetteva la sua divinità e da lui si sentiva dipendente. Tutti questi sacrifici dell’Antico Testamento furono eliminati dal sacrificio di Cristo sul Calvario, dove Gesù sparse il suo sangue e consegnò la sua umanità al Padre mediante la Passione, morte sul Calvario e la sua Risurrezione. Fu un sacrificio cruento, ossia con spargimento di sangue. Cristo sparse il sangue sulla croce, ma il Calvario cruento ebbe un misterioso anticipo, legato a quello che sarebbe successo il venerdi, il giorno dopo. La sera del giorno prima del venerdi del sacrificio, il giovedì sera, nella Cena del Signore, si anticipò ciò che sarebbe successo il giorno dopo, ma in forma “sacramentale”, in forma misteriosa. In questa Cena Gesù disse: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo che sarà offerto in sacrificio per voi”…. “Prendete e bevete, questo è il mio sangue”….. “Fate questo in memoria di me” e nel compiere ciò spezzava il pane azzimo che si usava nella cena ebraica e alzava il vino delle coppe della libazione che si facevano nella celebrazione ebraica della pasqua. E da allora, la Chiesa di Gesù ha obbedito, rinnovando la Cena del Signore, facendo ora, in forma posticipata, ciò che Cristo aveva fatto nel sacrificio cruento del Calvario. Però il sacrificio del Calvario in realtà è unico, irripetibile: non è che ogni messa sia un nuovo sacrificio. No, non è una “ripresentazione”, ma una “riattualizzazione”, come la Cena del Signore fu un’ “anticipazione”, le nostre Messe sono “riattualizzazioni” posticipate.Certo, questo è un mistero, ma forse possiamo intravedere qualcosa ricorrendo ad un esempio. Immaginiamoci il sacrificio di Cristo sul Calvario, la morte di Cristo sulla croce avvenuta tanto tempo fa in un punto geografico della Palestina, a Gerusalemme: in un momento della storia, circa duemila anni fa. Quel sacrificio è passato mediante la risurrezione di Gesù, nella dimensione dell’eternità nella quale Cristo risorto, vittima nella sua umanità, è sempre alla presenza della Trinità divina del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Lui con l’ordine dato: “Fate questo che io faccio adesso e fatelo in memoria di me”, ci ha dato non solo il potere di farne una memoria qualsiasi, un ricordo nelle nostre menti, ma ci ha dato il potere di renderlo “presente” con azioni liturgiche. La parola “memoriale”, che traduce il concetto ebraico di “ziccaròn” è sì, un ricordo, una commemorazione, una memoria, ma nello stesso tempo è molto più. E’ una particolare forma di ricordo in cui il fatto ricordato è “presente”, è “reso attuale”misteriosamente. Se noi mettiamo al centro il Calvario, unico sacrificio di Cristo, attorno ad esso scorre il tempo, passano i secoli, passano gli uomini. Ma in qualsiasi momento, mediante la liturgia, abbiamo il potere di rompere il tempo e lo spazio, di superare tutto questo. Spalanchiamo l’orizzonte e ci appropriamo, cioè ci uniamo all’unico sacrificio di Cristo, mediante la liturgia. Ecco l’enorme importanza della Messa, che non è un nuovo sacrificio di Cristo, ma lo stesso sacrificio del Calvario rinnovato nel nostro tempo e in questo luogo, ossia ripresentato, fatto presente mediante i segni liturgici “sacramentali”.Ebbene, fratelli e sorelle, con questo sacrificio il Cristo ha perdonato e ha pagato per tutti i peccati dell’umanità, di tutti i tempi. Ora entriamo nell’altro aspetto. L’eucaristia non è solamente sacrificio ma è anche sacramento. Ossia: segno efficace che realizza ciò che significa. A questo sacrifico noi partecipiamo, alimentandoci della vittima. La storia dell’uomo, da quando era un raccoglitore di bacche e cacciatore o pescatore, passando attraverso la stabilità del periodo dell’agricoltura, delle conquiste coloniali fino ad oggi, la storia umana ha sempre avuto come centro il “pane”, non in senso riduttivo, ma nel senso generale di alimento per vivere, anzi ancor più generale di elementi utili per la nostra esistenza. Le guerre, le lotte, le occupazioni di terre,le eliminazioni di altri popoli era proprio per appropriarsi di altre terre ed avere di che sopravvivere e vivere meglio. Anche da quando Dio si è inserito nella storia dell’umanità assumendo la nostra natura umana, il centro della storia della salvezza, della vita cristiana, è stato ed è ancora il “Pane”. Ma non più il pane materiale, fatto di frumento, macinato, ma il “Pane” consacrato nel quale abbiamo la possibilità di unirci al corpo e sangue dell’umanità di Cristo assunto dal Verbo. Il suo corpo e il suo sangue sacrificati sul Calvario: la vita di Gesù, la vita umana di Gesù sacrificata sul Calvario, diventa nostra. L’eucaristia è così il centro della vita cristiana verso il quale tutto confluisce. Essa è il centro, ma è anche la fonte dalla quale tutto riparte, distribuendosi su tutti noi. E Cristo in questo sacramento fa delle cose spettacolari: ne citeremo tre. Per primo fa un miracolo: tutte le volte che celebriamo l’Eucaristia, il miracolo è quello di cambiare le sostanze, di eliminare le sostanze del pane e del vino e sostituirle con la sostanza dell’umanità di Cristo, Corpo e Sangue di lui. Il secondo, poi, è che si offre come alimento nelle “apparenze” del pane e del vino che noi consumiamo. Così consumando il Corpo e Sangue di Cristo alimentiamo la nostra vita eterna, ossia la vita divina che abbiamo ricevuto nel battesimo. Gesù dice: “Chi mangia di questo pane e beve di questo vino, ha la Vita eterna e io lo resusciterò nell’ultimo giorno”(Giov. 6,5a ). L’ultimo aspetto è quello della fusione. Cristo ci fonde in un solo corpo. Leggiamo in San Paolo: “Il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Allora poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo, tutti infatti partecipiamo dell’unico pane”(cfr. 1 Cor. 10,16). Un unico alimento comunica un’unica Vita e quest’unica Vita fa di tutti noi un “unico ente”, il cosiddetto “Corpo Mistico di Cristo.Fratelli e sorelle! Ecco qui il grande aspetto specifico della nostra vita cristiana. Siamo incorporati a Cristo e concorporati tra noi. Il teologo francese Maurice De La Taille dice, in uno dei suoi testi: “Se noi veniamo incorporati a Cristo mediante l’ Eucaristia, ci concorporiamo anche tra di noi”. Ecco come questa misteriosa unità dei cristiani, che nasce dal Battesimo, si incrementa, si fa sempre più profonda con il ricevere e alimentarsi del Corpo e Sangue di Cristo. Ecco perchè si insiste sulla comunione che non è una semplice ammirazione, devozione per il Cristo come lo è per i santi. Qui si tratta di Vita: senza questo, la nostra vita cristiana muore! Fratelli e sorelle, eccoci qui al centro del cristianesimo, e questa è la gestualità con la quale il Signore ci permette di partecipare al mistero adesso, ogni domenica, mediante la celebrazione dell’Eucaristia. Dunque, riflettiamo su queste cose che forse ci obbligheranno a cambiare qualche nostro atteggiamento. Così sia. |
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Ultimo aggiornamento ( sabato 13 giugno 2009 ) |