20 Domenica 4^ di Quaresima (Cristo liberatore) rif. al 22/03/09

Quarta Domenica di Quaresima

 Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 3,14-21)

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo:
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.

E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio
».

                                

                    Cristo liberatore e guaritore che ci da la vita 

Nella prima lettura di questa domenica ci viene presentata un’icona di Cristo. Il re persiano Ciro, scende dall’antica Persia, oggi chiamata Iran, nelle pianure della Mesopotamia e le conquista. Là dove prima imperavano gli Assiri e i Babilonesi, Ciro si trova con dei popoli che erano stati deportati dalle loro terre in Mesopotamia. Uno di questi popoli era proprio quello degli Ebrei ai quali egli da, mediante un editto, il permesso di ritornare alla propria terra, di ricostruire le proprie città e il loro tempio e di praticare la loro religione. In cambio avrebbero dovuto dipendere da lui, pagando i tributi che il vincitore aveva diritto ad avere.Nel Vangelo, Cristo stesso, conversando con Nicodemo, un altolocato ebreo, gli ricorda che Mosè eresse nel deserto , al centro dell’accampamento degli ebrei, un serpente di metallo in occasione di un’invasione di piccoli serpenti che, morsicando gli Ebrei, li avvelenavano e li facevano morire: chi, in tal caso avesse guardato verso quel serpente di metallo, sarebbe stato sanato. Qui Gesù dice chiaramente a Nicodemo che quel serpente è una sua figura, perché anche lui, il Cristo, sarà elevato sulla Croce e chi si rivolgerà a lui sarà sanato e salvato e avrà una Vita Nuova.Paolo nella seconda lettura ci precisa questi concetti specialmente dicendoci che Cristo ci ha fatto rivivere, ci ha salvati risuscitandoci mediante il Battesimo. Così ci ha fatti entrare in una nuova vita e ci ha collocati in un posto nei cieli, come meta finale, dandoci così la salvezza e la felicità definitiva. Tutto questo per l’azione di Dio, non per le nostre opere. Condizione affinché si avveri tutto ciò è che l’interessato ci creda, si affidi e collabori, a misura delle sue forze, con l’azione di Dio.Dunque, fratelli e sorelle, qui bisogna  riflettere sull’azione di Dio nella nostra storia. Considerando queste letture siamo spinti dalla curiosità a porci domande, le stesse che sicuramente si saranno fatte gli Ebrei, in quel tempo, specialmente i più sensibili alla storia della loro nazione. Come mai Dio permette che noi Ebrei, suo popolo eletto, siamo afflitti nel deserto da malattie, infortuni e difficoltà e che, una volta insediati nella terra da Lui promessa, fossimo occupati e distrutti, rasi al suolo da popoli pagani (i Babilonesi) compresi la capitale Gerusalemme e il tempio che abbiamo costruito? E, dopo ciò, come mai i Babilonesi ci hanno deportati nella loro terra? Poi, alla fine dei settanta anni,come mai Dio sceglie come liberatore un re pagano che viene dalla Persia, Lui che al tempo della liberazione della nostra gente dall’Egitto aveva scelto Mosè come liberatore e conduttore del suo popolo? Queste domande, che avevano ragione di essere dal punto di vista logico e della razionalità, non hanno avuto una risposta come essi si aspettavano. Anche noi ci poniamo le nostre domande su ciò che ci capita e sulle ingiustizie sofferte. L’origine di questi interrogativi sta in questo: noi facciamo dei progetti a nostra misura, immaginiamo una situazione, la realtà che vorremmo in base alle nostre deduzioni razionali e corrette; ma in realtà rimangono desideri senza risposta. Perché? La risposta a questi “perché”può essere questa: noi facciamo dei progetti che non combaciano con il progetto di Dio nel quale Lui ci ha inseriti con un ruolo specifico. A volte noi ci incaponiamo e “sbattiamo la testa” contro un muro di gomma domandandoci perché Dio non ceda, concedendoci ciò che crediamo sia più conveniente per noi. Tante volte ci sono stati casi di abbandono della fede, della sfiducia totale in Dio. Qui è necessario ricorrere alle Sacre Scritture, a ciò che Dio stesso ci dice, perciò è assolutamente necessario avere una fede in Dio, una fede nella sua rivelazione, nelle sue verità che ci ha fatto pervenire mediante gli scrittori sacri.Vi consiglio questi 5 pilastri della rivelazione. Il primo: la prima lettera di Giovanni dice “Dio è Amore”(1 Giov. 4,8), e se è amore è solo positività, perciò nessuna negatività può venire da Lui. Il secondo: “Dio ci vuole salvi” ( 1 Tim. 2,4). Il terzo è descritto nella lettera ai Romani: “E perché ci vuole salvi, ci ha inseriti nel suo progetto di salvezza”( Rom. 8,28).  Il quarto si trova anch’esso nella lettera ai Romani: “Perciò ci difende facendo tendere ogni cosa che ci succede verso il nostro bene”(Rom. 8,28). Corona il tutto la lettera ai Corinzi: “E non permetterà che siamo provati al di là della nostra capacità di resistenza”(1 Cor. 10,13).Ciò che Lui ci da, i sentieri per i quali trascorre la nostra vita, attraverso i quali ci guida per mano, è ciò che ci conviene per la nostra salvezza, che consiste nel raggiungere l’obiettivo finale! Così ci difende persino dalle nostre richieste che, seppure ragionevoli, non si collocano su questa linea di salvezza, che è poi la nostra felicità definitiva e totale. Come quando vogliamo inserire un “dischetto” nostro nel computer in cui c’è un altro programma (c’è un rigetto, non è compatibile!), così le richieste che spesso facciamo al Signore sono proprio non compatibili con il progetto che Lui ha per noi: condurci da Lui nella sua dimora.Fratelli e sorelle, per impostare così la nostra vita ed avere una visione realistica e positiva della nostra esistenza è necessario credere, nel senso di fidarsi totalmente, di abbandonarsi nelle braccia di Dio. Il salmo 130 recita: “Come bimbo svezzato in braccio a sua madre”( Salm. 130,2). E’necessario conoscere, per credere sempre di più, conoscere le dinamiche di Dio informandoci con la lettura della parola di Dio. Quest’atteggiamento, essendo un dono che viene da Dio e non frutto del nostro attivismo spirituale, è assolutamente necessaria non solo la lettura della Sacra Scrittura ma la pratica dei Sacramenti attraverso i quali, per l’umanità di Gesù Cristo, lui ci regala lo Spirito Santo che ci cambia interiormente.Questo è ciò che dobbiamo fare: credere, conoscere e amare ricambiando secondo le nostre forze il suo amore. Fratelli e sorelle, questo significa avere una nuova sensibilità, una nuova conoscenza delle dinamiche di Dio e così avremo le risposte ai nostri personali problemi della nostra piccola storia, ma avremo anche le risposte ai “grandi perché” della vita comunitaria della Chiesa che vediamo sempre più ridotta e sgretolata a partire da un sistema che era stato costruito e che credevamo intoccabile. Ma non bisogna avere paura: il Cristo è presente nella sua storia e una nuova primavera sgorgherà da questa prove che il Signore ci ha dato. In questo consisterà vivere un cristianesimo gioioso, sicuro e felice come Dio vuole. Così sia.  

Ultimo aggiornamento ( sabato 21 marzo 2009 )