12 Domenica 3^ T. Ordinario (Il Tempo) rif. al 25/01/09

                  Terza Domenica del Tempo Ordinario

  Dal vangelo secondo Marco  (Mc 1, 14-20) 

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo». 
Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito, lasciate le reti, lo seguirono. 
Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.
                                                              

                                             Il Tempo

 Il tema comune alle tre letture di oggi è il tempo.Nella prima lettura il Signore concede quaranta giorni di tempo per la conversione di Ninive.Nella seconda lettura Paolo ci dice che il tempo oramai si è fatto breve.Gesù nel Vangelo ci dice “il tempo è compiuto, il Regno di Dio è arrivato”.Perciò oggi siamo invitati dalla pedagogia liturgica a riflettere su questa dimensione del “tempo” che ha dato e che darà filo da torcere a filosofi e fisici che ce l’hanno voluto spiegare.Che cos’è il tempo? Il tempo, visto dal punto di vista razionale e impostato così già da Aristotele che lo definì “misura del movimento secondo un prima e un dopo” è stato veramente un problema fino ad Einstein che, nei primi dieci anni del secolo scorso, portò avanti una riflessione forte sul problema del tempo e dello spazio, fondendoli in una sola dimensione spazio-tempo.Però, generalmente, nell’immaginario collettivo del popolo il tempo non è stato legato alle cose e al movimento di esse ma si pensa che potesse esistere persino un tempo di tipo assoluto, ossia un tempo che è tale anche se non ci sono cose che si muovono.Questi problemi che continueranno ad essere discussi a noi non  interessano perché non è di questo tempo che ci parla la Scrittura.A noi interessa il “Tempo” di Dio.La Bibbia ci rivela Dio, sì, ma non come nei trattati dei filosofi che ci parlano astrattamente dell’essenza di Dio di un Dio atemporale, ossia non legato al tempo, nella dimensione dell’eternità che noi non riusciamo nemmeno ad immaginare, dove il tempo praticamente non conta.Essa nel libro della Genesi ci parla di un Dio inserito nel tempo cosmico delle cose: “In principio, Dio creò la luce, il cielo e la terra, gli animali….”. Poi disse: “Facciamo l’uomo” e a lui disse: “Crescete, moltiplicatevi, coltivate la terra, datevi da fare per migliorare questa vostra situazione”. Ha dato così origine alla storia dell’umanità che, liberamente, cominciò a costruire la propria storia nella sequenza dei fatti da essa vissuta, ieri, oggi e sempre. Da questo è scaturito il “tempo” cosiddetto storico, il tempo della storia degli uomini.Leggendo i libri della Bibbia vediamo che Dio interviene lungo tutti i secoli di questa storia umana. Per esempio, abbiamo il caso di Noè che è spinto da Dio a costruire l’Arca per salvare il nucleo dell’umanità dalla catastrofe del diluvio. La Torre di Babele, dove Dio confonde le lingue dei costruttori di quella torre che aveva la pretesa di scalare il cielo. Gli antichi patriarchi e soprattutto Abramo al quale Dio dice: “Lascia la tua terra e va, farò di te un grande popolo, voi sarete il mio popolo e io il vostro Dio”. Ancora i patriarchi Abramo, Isacco, Giacobbe e poi Mosè, mediante il quale Dio interviene con braccio teso nella liberazione dall’Egitto. E così via, fino a Davide al quale Dio dice: “Ti darò io un casato e da te nascerà un Re il cui Regno non avrà fine, durerà fino alla fine dei tempi”. Paolo ci dice che nella “pienezza del tempo”, ossia nel tempo prestabilito, dopo questo lunghissimo susseguirsi di ore, giorni, secoli e millenni apparve Gesù, culmine della storia dell’umanità, della storia della salvezza, predisposta da Dio per quest’umanità che aveva rovinato il suo piano iniziale.Ebbene, Cristo vive nel tempo, una trentina d’anni, muore ma risorge e, nella Risurrezione, egli non è più in questo nostro tempo, scandito dagli orologi. E’ entrato in una nuovissima dimensione, dove il tempo non ha più nessun significato.Qui succede qualcosa di veramente misterioso: anche noi siamo entrati già fin d’ora, in un certo senso, in quella nuova dimensione nella quale Cristo risorto è entrato! Cristo ci ha scelti e mediante il Battesimo ha fatto di noi nuove creature per un mondo nuovo, il mondo del Cristo Risorto nel quale il tempo non esiste come il nostro tempo attuale, storico, esiste per noi. Ma rimanendo ancora legati qui alle ristrette dimensioni di questa nostra attuale situazione di spazio-tempo nella quale siamo sommersi, misteriosamente siamo “già” vincolati alla Nuova Dimensione, anche se “non ancora” pienamente.Ecco qui che si ritorna alla “Lettera a Diogneto”, scritta da un cristiano dei primi secoli, nella quale  diceva: “Il cristiano vive in questo mondo come tutti gli altri, ma non appartiene a questo mondo”. In verità, in questo tempo noi siamo legati, sì, allo spazio-tempo attuale, quello misurato dal calendario e dagli orologi, ma apparteniamo già al Mondo Nuovo, perché siamo Creature Nuove dove questo nostro tempo non ha più valore.Ecco qui una situazione di bi-posizione e la liturgia in un suo inno ci ricorda proprio questo, quando canta così: “Splende nel giorno ottavo l’era nuova del mondo, consacrata da Cristo, primizia dei risorti”. Lui è il primo dei risorti e noi lo celebriamo. Ecco allora, fratelli e sorelle, il giorno che noi chiamiamo “ottavo”, quello che non viene dopo il settimo giorno, ma quello che prescinde dalla filiera dei sette giorni della settimana. Tempo che è fuori dal sistema dei sette giorni e la liturgia lo chiama “giorno senza tramonto”.E noi siamo già chiamati a vivere in  questo “giorno”, nonostante la schiavitù del tempo settimanale, scandito dagli orologi.Come vivere questo tempo?Anzitutto il tempo storico nel quale noi siamo immersi non è un tempo indefinito. Ognuno di noi ha una quantità fissa di anni da vivere, ma finirà. Come dice un poeta latino”fugit irreparabile tempus”, ci scappa dalle mani questo tempo che non è più recuperabile. Come ci dice Paolo nella frase della seconda lettura di oggi : “Passa la scena di questo mondo, sparisce”.Allora, razionalmente dobbiamo sentire l’urgenza di usare bene questo tempo di prova, nelle varie circostanze che ci si presentano, perché la vita futura si decide ora. Chi vive ora secondo il piano di Dio, secondo il tempo che Dio gli ha dato, come Dio glielo ha dato, vivrà di Dio Amore e di felicità eterna per sempre nell’eternità.Questa è una prima forma di vivere questo tempo.Una seconda forma è quest’altra che ci presenta Paolo. Come confrontarci con l’obbligatorietà di vivere qui? Devo mangiare per poter vivere, devo riposare per poter vivere, devo lavorare per potermi sostenere; qui posso e devo fare tantissime cose come uomo. La frase che Paolo pronuncia è questa: “Quelli che usano questo tempo, lo usino come se non l’usassero, cioè si devono usare le cose di questo mondo senza dare a queste il valore assoluto, quando valore assoluto non ne hanno, perché la scena di questo tempo passa; il tempo che abbiamo tra le mani è un mezzo per costruirci l’eternità”( cfr. 1 Cor. 7, 29-31).Così il nostro tempo attuale, misteriosamente, ci prepara per quel “giorno senza tramonto” che sarà la nostra Vita eterna. E viviamo già  fin d’ora nella speranza di quel giorno, con la gioia di qualcosa di assolutamente nuovo che arriverà e costituirà la nostra felicità per sempre.Così sia. 

Ultimo aggiornamento ( venerd́ 23 gennaio 2009 )