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50 Domenica 27^ Tempo Ordinario (La vigna , Regno di Dio) rif. al 02/10/11 PDF Stampa E-mail

Ventisettesima Domenica del T.O. 

 Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 21,33-43)

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.
Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
“La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi”?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
Parola del Signore
 

                          La vigna, Regno di Dio  

Per tre domeniche, la 25^, la 26^, e questa domenica ventisettesima del tempo ordinario, le letture della parola di Dio ci presentano la figura della vigna, un’ icona. Nella venticinquesima domenica si parlava degli operai che dovevano andare a lavorare nella vigna; nella ventiseiesima  i due figli che dovevano andare a lavorare ma uno ci va e l’altro non ci và. E poi oggi viene proprio una decisione definitiva: “vi  sarà tolta la gestione della vigna”. Fratelli e sorelle, dobbiamo considerare veramente con molto realismo il fatto che Israele abbia perduto il ruolo, la missione di costruire il regno di Dio  perchè la vigna è l’icona del regno di Dio, e come sia successo che l’establishment di Israele, ossia il potere religioso e politico di quella nazione, non abbia accettato Gesù di Nazaret che si presentava loro come Messia, come colui che era stato unto dal Padre per essere l’inviato ufficiale della salvezza dell’umanità attraverso il popolo ebraico. Gli Ebrei non accettano il progetto di Yahweh perchè non accettano Gesù che  era il centro del progetto, perché Gesù dice che Yahweh è suo padre. Il rigetto di Israele si basa sul fatto che ciò che Gesù diceva, il suo atteggiamento, non combaciavano con le idee preconcette che Israele si era formato  del messia ideale secondo la propria immaginazione. Allora Gesù uscendo dalla parabola  e dalla figura della vigna dice loro palesemente: “Perciò vi sarà  tolto il Regno di Dio, la cui costruzione vi era stata affidata, e sarà dato ad altri che lo faranno fruttificare”.  Ed ecco che qui nasce il nuovo Israele: altri ai quali Dio consegna il compito di costruire  il suo regno nell’umanità. Chi sono questi altri? Sono tutti quelli che fiduciosi, credenti in Cristo, accettano  l’affascinante avventura di creare un mondo nuovo trasformando l’umanità intera, orientandola verso un orizzonte radioso  della civiltà dell’amore.  Con difficoltà lungo i secoli  e i tempi voluti da Dio.  Però questa  è la  missione del nuovo Israele,  e questo nuovo Israele chi è? E’ quella comunità che noi chiamiamo Chiesa: coloro che hanno aderito al Cristo, formando con Lui quella unità misteriosa che, domenica scorsa, chiamavamo corpo mistico di Cristo. Questa comunità ha come missione quella di costruire la storia della salvezza  iniziata da Cristo nel mondo, come pietra base, e su questa pietra base noi dobbiamo costruire  l’’edificio della salvezza dell’umanità. Noi stessi siamo elementi principali di questa costruzione, siamo come pietre vive che formano il tempio di Dio, il tabernacolo dove Dio risiede nella storia degli uomini. C’è però un pericolo incombente.  Questo pericolo è lo stesso che ha corso Israele: è quello di non rispondere alla missione in base ai nostri preconcetti. Questo lo possiamo fare  non rispondendo sia a livello personale che a livello comunitario. A livello personale: voglio raccontarvi un fatto molto strano che mi è successo anni fa in un  matrimonio di un amico. Lui intelligentemente, o con secondi fini, mi mise a pranzare a tavola vicino  a un ateo o agnostico che dir si voglia. Si trattava di un dirigente scolastico il quale mi parlò, evidentemente stando vicino ad un prete, di religione e cominciò dicendo che lui aveva preso una decisione molto seria. Era ritornato nel Veneto, la sua regione d’origine,  a farsi radiare dal registro dei battesimi. Per lui l’appartenenza alla Chiesa era come l’appartenenza a qualsiasi club, nel quale si pagano delle quote, si  riceve una tessera e si è elementi praticamente attivi di quel gruppo. Fratelli e sorelle, del mistero della Chiesa, del corpo mistico che è la Chiesa, non aveva capito assolutamente niente. Questo a livello personale.  Ma c’è anche il pericolo di perdere la gestione,  il ruolo, la missione di  voler e di dover  costruire il regno di Dio nella storia dell’umanità  anche a livello comunitario. Pensiamo solamente ad alcuni fatti. Dove sono andate a finire le chiese dell’Asia minore evangelizzate da Paolo e da altri apostoli?  Le chiese  delle comunità cristiane  delle città di  Listra,  Colossi, Filadelfia, Tiatira, Lodicea, Efeso, del territorio dell’attuale Turchia? Dove sono andate a finire le comunità cristiane del nord africa della Tunisia  che ci hanno dato Sant’Agostino, San Cipriano  e numerosi , numerosissimi martiri, quelli che si  chiamano i martiri della “massa candida”? Fratelli e sorelle, ecco qui un punto sul quale  dobbiamo riflettere seriamente. Un filosofo italiano, il cui nome non voglio ricordare, ha scritto un libro che si chiama “L’agonia del cristianesimo” nel quale sostiene che il cristianesimo sparirà, come sono spariti  gli imperi,  i faraoni, l’impero romano, l’impero persiano, ecc.. Perché lui considera che il cristianesimo è un fatto puramente sociologico. No! Stia pur tranquillo il signor filosofo. Il piano di Dio si realizzerà,  le potenze del male non distruggeranno la Chiesa,  ma,  possibilmente, espressioni locali ed espressioni personali della Chiesa  potranno veramente sparire. Come  è già successo.  E allora, fratelli e sorelle, Cristo ci dà  assoluta  sicurezza  che il piano si realizzerà, ma vuole  la nostra  indispensabile collaborazione  per inserirci nell’esito di quel piano.  A questo proposito  vorrei ricordare una frase del saggista inglese Chestertern  che si convertì al cattolicesimo. Diceva  e scriveva questo: “Anche quando un turista venuto da lontano si siederà su quello che resta del ponte di Londra  e da quei ruderi contemplerà la rovina di ciò che fu  l’orgoglio dell’Inghilterra,  il parlamento britannico,  la London Tower  rovinata, i resti della  St. Paul’s Cathedral, anche allora  la Chiesa  Cattolica sarà ancora  viva e vegeta”. Però dobbiamo chiederci quante comunità cristiane di questa nostra vecchia Europa, in questa cosiddetta cattolica Italia, vi  saranno ancora visto che stiamo osservando lo sgretolamento  progressivo di questa nostra  civiltà  cristiana. Il leader Muhammar   Gheddafi ha detto in una intervista  che non ci sarà più bisogno né di fucili,  né di bombe atomiche, ne di pallottole, né di cannonate, per poter conquistare l’Europa. “La conquisteremo  penetrando tranquillamente e siamo già a buon punto”. Fratelli e sorelle, qui non si tratta di futurologia ma di un serio rischio di venire esonerati dal privilegio di collaboratori di Dio nella costruzione del Regno,  e che questo compito sia dato ad altri popoli a causa della nostra ignavia, della nostra noncuranza, della nostra distrazione, della mancanza di impegno.  Fratelli e sorelle, vorrei proprio chiedere al Signore di non essere, con queste riflessioni,  un uccello di malaugurio.  Vorrei essere un’altra cosa molto importante: la vigile sentinella del mattino che scruta l’orizzonte  e individua tempestivamente i  pericoli  che possono incombere sulle nostre esistenze.  Questo è avere i piedi per terra e prepararsi  come  si deve a qualsiasi eventualità  futura. Così sia.

Ultimo aggiornamento ( domenica 02 ottobre 2011 )
 
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