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33 Domenica di Pentecoste (Bentornato Spirito Santo) rif. al 12/06/11 PDF Stampa E-mail

Domenica di Pentecoste

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,19-23)

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Parola del Signore 
                                                   

 “Bentornato Spirito Santo”  

Carissimi amici, fratelli e sorelle in Cristo. Nel lontano 1993 cadde tra le mie mani una rivista intitolata “Jesus” su temi di tipo religioso e in questa rivista mi richiamò tantissimo l’attenzione un titolo un po’ strano che diceva “Bentornato Spirito Santo”. E più ancora mi sorprese che l’articolo fosse stato scritto niente meno che dal nostro caro Don Francesco Lambiasi, attuale Monsignor Lambiasi, assistente generale dell’Azione Cattolica Italiana. In quell’articolo lui esaminava le reazioni dei nostri fratelli di altre confessioni cristiane che avevano assistito al Vaticano II e che lamentavano la mancanza di una presenza sostanziale, nei documenti del Vaticano II, dello Spirito Santo. Uno di loro disse che le 283 citazioni dello Spirito Santo, che gli erano state fatte notare, erano una spruzzatura di Spirito Santo, ma il Concilio non era stato impostato veramente sull’importanza che lo Spirito Santo ha nella Chiesa. Ebbene, arrivati oggi a questa festa di Pentecoste, noi dobbiamo riflettere seriamente su questo fatto dello Spirito Santo, specialmente dopo che con il Vaticano II e’ cominciata una rinascita della presenza nella mente e nel cuore dei cristiani di questo Spirito Santo, specialmente mediante moviment spirituali, ecc. Ora domandiamoci chi è lo Spirito Santo. Vedete, abbiamo imparato che lo Spirito Santo e’ la terza persona della Santissima Trinita’, e lo diciamo quando ci facciamo il segno della croce: “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Però come mai si sa che esiste questo Spirito Santo? Ebbene, ce lo ha rivelato Gesù Cristo nel Vangelo. Lui lì, nel Vangelo, parla di suo Padre, di sé stesso e parla dello Spirito che manderà ai suoi discepoli quando se ne andrà. Spirito Santo che si chiama Spirito di Verità, che ci accompagnerà come un’avvocato. Lo chiama il “paracletos”in greco, colui che accompagna il suo cliente, che ci guiderà alla verità completa, che non parlerà delle cose proprie ma di cose che ha ricevuto dal Padre, che il Padre gli comunicherà. E anche dal Figlio questo Spirito Santo prenderà ciò che ci rivelerà completando così il processo di santificazione del gruppo lasciato da Gesù Cristo nella storia del mondo, la Chiesa, guidandola alla pienezza del processo di santificazione lungo la storia. E’ su queste verità, rivelateci da Gesù Cristo che la Chiesa primitiva, i Padri Apostolici, i teologi di tutti i secoli hanno strutturato la figura dello Spirito Santo, flusso di eterno Amore tra il Padre e il Figlio. Amore infinito come infinito è il Padre e infinito è il Figlio. Della stessa natura del Padre e del Figlio con l’unica differenza che procede dal Padre e dal Figlio, e, tra di loro, è il vincolo unitario che costruisce l’unità dell’unica natura Divina. Ebbene, questo Spirito Santo che ci è stato rivelato da Gesù Cristo ed è stato strutturato nel pensiero della sua Chiesa che azione ha in noi? Che cosa esercita in noi?  L’azione unitiva che lui esercita nella Trinità si  riflette pure su di noi. Ci è dato nel battesimo in forma generica perché ci viene comunicata la vita divina, e con la vita divina Padre, Figlio e Spirito Santo ci sono comunicati a noi che siamo nuove creature. Ma lo Spirito Santo ci è concesso in forma molto specifica nella Cresima: in essa viene in noi con i suoi doni che sono delle capacità spirituali dateci da lui che agevolano la nostra vita spirituale nel conoscere Dio e nell’agire secondo il suo volere.Di per sé i doni dello Spirito Santo sono infiniti, come dice San Paolo nella lettera ai Corinzi dove afferma che lo Spirito Santo distribuisce i propri doni a ciascuno come piace a Lui, per il piano divino della salvezza, che la Trinità ha  stabilito per ognuno di noi. ( cfr. 2 Cor, 14 ).Allora, ecco qui che i doni sono tanti e molto differenziati. Ma per dare un’idea un po’ sistematica di questi regal, la Chiesa si rifà ad  Isaia capitolo 11 versetto 2. Li si parla dei doni che ha il servo di Jahweh, quel personaggio speciale del quale Isaia parla profeticamente in vista di Gesù Cristo e gli attribuisce lo spirito di sapienza, consiglio, fortezza, intelligenza, scienza e timore. Contandoli bene sono solo 6. Perché mai noi allora ne abbiamo imparati 7 nel catechismo? E qui bisogna fare un po’ di storia. È un problema di traduzione. Nel 200 a.C. un gruppo di saggi ebrei in Alessandria d’Egitto, che allora era il centro culturale più importante del mondo conosciuto, vollero tradurre la Bibbia dall’ebraico al greco affinchè le comunità greche, già sparse in tutto il Mediterraneo per il problema del commercio che si faceva, potessero avere la Parola di Dio almeno nella lingua da loro conosciuta, la coinè, il greco comune parlato in tutto il Mediterraneo. Molti di loro forse avevano già dimenticato l’ebraico. Ebbene, arrivati a questo punto dovevano tradurre una parola ebraica che corrispondeva alla nostra espressione “timore rispettoso”, ma non esisteva in greco una parola corrispondente che traducesse perfettamente quel concetto. La parola più corrispondente voleva dire paura, timore, terrore, e non era questa l’idea giusta perché il concetto ebraico parlava di un rispetto reverenziale che i figli hanno verso il loro padre con la paura conseguente di offenderlo, di sbagliare in sua presenza. Ecco, allora, che quella parola ebraica ricca di contenuto che non poteva essere tradotta in greco con un’altra unica parola fu divisa in due parti: “timore reverenziale dei figli” e “timore di offendere Dio”. Ora, per il timore di offendere Dio avrete già sentito la parola “timor di Dio” e per la parola timore reverenziale e filiale che comprendeva pure l’amore dei figli verso il padre si usò la parola greca che in latino si esprime con la parola “pietas” che in latino vuol dire proprio questo: amore filiale dei figli verso i loro genitori, passata all’italiano come “pietà”, che, a sua volta, non ci da il pensiero originale ebraico.Vediamo adesso rapidamente quali sono questi doni e cosa fanno. Il dono di sapienza è il più importante, è il dono che facilita in noi il gusto per le cose di Dio, dal latino “sapere” avere il gusto delle cose. L’intelligenza, l’ intelletto è l’”intus legere” latino, il leggere dentro, vedere, penetrare facilmente nella profondità delle verità divine.Il dono di consiglio invece è la facilità di prendere delle decisioni rapidamente e di utilizzare i mezzi giusti e corrispondenti per casi difficili della nostra esistenza. La fortezza poi è la facilità di sopportare con pazienza e con più facilità le grosse difficoltà che si trovano evidentemente in casi importanti della vita e il coraggio di intraprendere imprese difficili. Poi ci sono gli altri tre doni: la scienza che è la conoscenza delle verità della natura in rapporto con la legge di Dio e poi timor di Dio che è la paura di offenderlo e la pietas, l’amore filiale verso Dio come figli che dicono “abbà” padre, al Signore. Fratelli e sorelle, concludendo: se viviamo una vita cristiana stanca, senza smalto, piatta, noiosa, è perché la presenza dello Spirito Santo in noi è sbiadita, appena accennata. Accogliamo l’invito di San Paolo che dice nella lettera ai Galati nel capitolo 5 versetto 16: “Ascoltatemi, lasciatevi guidare dallo Spirito e non seguirete i desideri del vostro egoismo”. E per sapere se lo Spirito è presente in noi utilizziamo il termometro che  Paolo ci dà nella stessa lettera un po’ più avanti ai versetti 20-22 del capitolo 5. Dice così:”I frutti dello Spirito sono amore, gioia, pace, comprensione,cordialità, bontà, fedeltà, mansuetudine e dominio di sé”. Ebbene, se noi vogliamo sapere quale grado di Spirito Santo vive in noi vediamo quanto amore c’è in noi per le creature, per il mondo, per il Signore, con quanta gioia viviamo il nostro cristianesimo, quanta pace, con che tipo di pace viviamo con i nostri fratelli e sorelle, che comprensione abbiamo per chi può sbagliare o ci offende, con quale cordialità facciamo le cose, con che bontà e fedeltà rispondiamo agli inviti di Dio e che mansuetudine e dominio di noi stessi abbiamo. Fratelli e sorelle, questo è in poche parole l’essenza di ciò che è lo Spirito Santo, di ciò che Lui fa in noi e di come possiamo sapere che la sua presenza in noi è davvero sostantiva o semplicemente contingente in un segno di croce fatto rapidamente, distrattamente, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Così sia.

Ultimo aggiornamento ( sabato 11 giugno 2011 )
 
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