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30 Domenica 5^ di Pasqua (Il posto) rif. al 22/05/11 PDF Stampa E-mail

Quinta Domenica di Pasqua

 ( Dal vangelo secondo Giovanni )   Gv 14, 1-12 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre». 

                                           Il posto 

 Carissimi amici, fratelli e sorelle in Cristo.Cristo oggi ci dice una cosa bellissima: “Vado a prepararvi un posto….”Utilizza una cosa molto importante nella nostra psicologia di uomini. Quando un vostro figlio ha finito gli studi universitari, bisogna decidere sul cosa fare, cercare un posto di lavoro, che è uno dei grossi problemi della nostra gioventù. Al teatro o allo stadio cerchiamo un posto e, in generale, nello stare insieme con altre persone noi dobbiamo avere un posto, dobbiamo avere la nostra importanza in quel determinato posto, altrimenti ci sentiamo come ossa fuori posto. Vedete! Il problema della nostra collocazione nel rapporto spazio-temporale e nel rapporto sociale con gli altri significa avere un posto, una situazione. Per esempio in ospedale un primario deve fare il primario, gli assistenti il loro specifico lavoro. Ognuno al suo posto. E questo è un problema fondamentale della nostra esistenza perché ci prefigura il posto definitivo che avremo per sempre in rapporto a Dio.Dice il Signore Gesù: “Vado a prepararvi un posto….”, non immaginiamoci una casa, una sedia, no, qui si parla del rapporto con Dio. E il rapporto con Dio il Signore Gesù ce lo ha già fatto avere qui.Sì, perché volendo salvare l’umanità, il piano di Dio non volle salvare uno per uno individualmente ogni uomo e ogni donna della storia. Ma volle formare un popolo, qualcosa di organizzato, articolato, in cui gli elementi sono legati l’uno con l’altro. Ognuno ha il proprio posto ( cfr. Conc. Vat. II “Lumen Gentium”n.9 ).Bene; questa aggregazione, quella di coloro che credono in Cristo, è un’aggregazione articolata in cui ognuno ha il proprio posto. Dice San Paolo chiaramente nella sua lettera ai Corinzi ( 1 Cor.12,12 ): “Cristo, Chiesa, è come un corpo” e per farci capire qualcosa fa un paragone, come nel corpo noi abbiamo la testa, dalla quale tutto dipende, e poi abbiamo le membra, ognuna con una sua funzione, questi siamo noi in Cristo: Cristo è la testa e noi siamo le membra di questo corpo nel quale ognuno ha un posto ben preciso per svolgere un ruolo specifico.Guardate, per esempio, la prima lettura che è proprio una specificazione concreta e pratica della vita degli apostoli. Non potevano fare preghiera, meditazione e allo stesso tempo servire alle mense dei poveri. Allora stabilirono nella Chiesa i Diaconi, che vuol dire: i servitori. Pietro, nella seconda lettura, utilizza un altro paragone, quello di una struttura architettonica, il tempio, e dice che il tempio è formato da tantissime pietre come elementi ordinati secondo un piano concreto e preciso. Ebbene questa è la Chiesa e ognuno di noi è una pietra viva, un elemento vivo, che in questo corpo ha una sua situazione, un posto che significa un ruolo, una missione che solo tu puoi fare, nessun altro nella storia ha potuto fare, né farà.Oggi lo puoi fare solo tu, nel posto dove sei tu, perché lì ti ha messo Dio e lì vuole che sviluppi e porti avanti il tuo ruolo.Questo vi sarà di garanzia per il posto definitivo in Cielo, dove ci sarà solamente felicità, perché è solamente rapporto gioioso con Dio. Ma qui scatta il rapporto tra i due posti. Il posto che io occupo oggi qui, vecchio, malato, prete che dice la Messa a mezzogiorno, è un posto che ha a che vedere con quello che mi toccherà quando Dio vorrà e mi porterà con sé?Perché? Dov’è l’aggancio di questi due posti? C’è una legge fondamentale che è stata scritta da un frate carmelitano che si chiama San Giovanni della Croce, uno dei promotori con Santa Teresa della riforma dell’ordine dei carmelitani, messo persino in prigione dai suoi confratelli. San Giovanni della Croce scrisse che alla fine della nostra vita, nel “vespro della nostra esistenza”, saremo giudicati su una sola cosa, sull’amore con il quale avremo occupato il posto che Dio ci ha dato. Nient’altro! Sull’amore e basta.Dovevi spazzare le strade? Come l’hai fatto? Con amore o maledicendo l’amministrazione municipale, ecc. Se dovevi lavorare in un ospedale e star dietro i problemi degli ammalati, come l’hai fatto? Con amore o con disgusto? E’ qui! E’ tutto qui!Non è il fatto di essere presidente o spazzino, premier o ultimo della coda, no, questo non ha nessunissima importanza davanti a Dio, l’unica cosa è che “al vespro della nostra vita saremo giudicati sull’amore” con il quale abbiamo occupato il  posto che Dio ci ha dato.Anche preparando il ragù della domenica puoi guadagnarti il Cielo. Fallo solo con amore.Fratelli e sorelle, così sia.

Ultimo aggiornamento ( sabato 21 maggio 2011 )
 
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