Home
Presentazione
Biografia
Pentagono della Sicurezza
Don Nicola con Noi
OMELIE Leggi
OMELIE AUDIO
Grazie Don Nicola
OMELIA Esequie
Ricordo Don Nicola
Catechesi sul Dolore
Contattaci
Scrivi un Messaggio
Collegamenti Web
Area Riservata
Cerca
29 Domenica 4^ di Pasqua (La porta) rif. al 15/05/11 PDF Stampa E-mail

Quarta Domenica di Pasqua

 Dal vangelo secondo Giovanni   (GV 10, 1-10)

«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
 

                                                 La porta 

Carissimi amici, fratelli e sorelle in Cristo!

Nel Vangelo di questa domenica, Gesù per due volte si presenta con l’icona di una porta e dice: “Io sono la porta” per la quale devono passare i pastori per poter entrare nell’ovile e per portare il gregge al pascolo. I pastori che saltano sopra il muro e non passano per la porta non sono dei buoni pastori. Dice ancora: “ Io sono il modello” attraverso il quale ogni pastore deve passare per essere un pastore corretto e scelto da Dio. Per portare avanti la riflessione sull’icona della porta che Cristo applica a se stesso, noi dobbiamo supporre l’esistenza di un muro, perché una porta è un varco, un accesso che si apre in un muro. Il muro è qualcosa di inerente alla nostra sicurezza umana; noi uomini lungo la storia abbiamo sempre eretto dei muri. Pensate che dalla luna gli astronauti sono riusciti a vedere la muraglia cinese. Durante il periodo di assestamento dell’umanità nel passaggio dal nomadismo al sedentarismo  gli uomini hanno costruito città murate, poi i Romani hanno costruito il vallum che li difendeva dagli Scozzesi, popoli bellicosi che attaccavano le loro colonie in Gran Bretagna, in seguito abbiamo visto la costruzione dei castelli, delle frontiere murate, il muro di Berlino, la cortina di ferro, ecc.; è una prerogativa dell’uomo quella di rinchiudersi per credere di essere al sicuro. Questo è quello che l’uomo ha sempre fatto e lo ha fatto anche con Dio. Quando Dio creò l’uomo, e lo creò perfetto nel suo genere, l’uomo credette di essere così capace di poter gestire la propria storia, di portare avanti la sua esistenza senza bisogno di Dio, è allora che eresse un muro di separazione tra Dio e se stesso.Ecco, la situazione era questa. Dio allora volle prima di tutto eliminare questo muro. Prima di eliminare questo muro fece passare però un po’ di tempo perché gli uomini si accorgessero cosa volesse dire vivere rinchiusi e separati dal Signore e solo quando il tempo fu maturo scelse un popolo e cominciò a scalfire questo muro mediante il popolo ebraico. Con la vocazione di Abramo ebbe inizio il contatto che Dio voleva avere con gli uomini e diede loro profeti, santi uomini che portavano la parola di Dio. Però il popolo ebraico oscillava sempre tra il bene e il male, tra il Signore e l’abbandono di Dio. Allora il Signore, quando arrivò la “pienezza dei tempi” come dice Paolo, mandò Gesù Cristo, il Verbo fatto uomo. Gesù squarciò questo muro, aprì un varco definitivo, la porta attraverso la quale chi vuole arrivare a Dio vi può passare. Solamente attraverso Lui e non saltando il muro. Orbene, al giorno d’oggi gli uomini hanno visto l’inutilità dei muri: è caduto il muro di Berlino, stanno cadendo le frontiere, si vede uno sforzo per riunificare e per sopprimere gli ostacoli come passaporti, dazi, cose che rendono difficile il rapporto e la comunicazione tra gli uomini. Ultimamente siamo arrivati a processi come l’Unione Europea e alla globalizzazione, ossia è in atto quello che il Cardinale Spidlik ha scritto nella sua ultima pubblicazione sull’Eucaristia. Scrive che la filosofia contemporanea punta sul personalismo, mette al centro dell’uomo il bisogno di superare l’idea astratta attraverso relazioni tra gli uomini vivi, concreti, insiste nella fisicità del contatto. La relazione per noi può avvenire solo attraverso un corpo, una voce, qualcosa di concreto e questo concetto poi lo trasferisce all’Eucaristia.Fratelli e sorelle, questa è la risposta che il Signore ci dà oggi, che il contatto diretto con Dio non deve essere solo un contatto di idee, pensieri, ecc., ma un contatto vitale. Con Dio lo si fa attraverso una persona viva, concreta, il Cristo Risorto che è la porta che ci colloca nella situazione di arrivare a Dio. Questo è un punto sostanziale, centrale della nostra vita cristiana: poter arrivare a Dio. E si arriva a Dio esclusivamente attraverso questa porta che è Gesù Cristo, attraverso questo contatto tra persone concrete.Vedete, per esempio. Come mai un Papa, Giovanni Paolo II, tanto criticato, ha attratto a sé tanta gente? E’ un fenomeno da studiare. Era una persona molto umana che trattava umanamente i suoi simili, in profondo contatto con loro. Così anche noi, dobbiamo avere con il Cristo un contatto umano, profondo, vitale: con il Cristo Risorto, non solo con un Cristo storico, pensato e riflettuto attraverso discussioni. No, ma un Cristo Risorto e vivo! E il Cristo Risorto e vivo, ci dice lo stesso cardinale Spidlik, lo si riceve attraverso l’Eucaristia che si colloca proprio su questa lunghezza d’onda, ci mette in contatto fisico- corporale con Gesù. Corporale perché Lui ci dà il suo corpo, certo in forma sacramentale, superiore alle nostre capacità di comprensione, ma con rapporto e contatto fisico. Fratelli e sorelle, Cristo è la porta, la porta è qui.Ci diceva il Papa: “Non abbiate paura, aprite le porte a Cristo” e noi dovremmo dire oggi: “la porta-Cristo è aperta”, andiamo di corsa verso questa porta che è l’Eucaristia, che è Cristo, e così incontreremo Dio attraverso il Cristo, che è anche la via, la verità e la vera vita. Così sia.

Ultimo aggiornamento ( domenica 15 maggio 2011 )
 
< Prec.   Pros. >