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23 Domenica 4^ di Quaresima (Cristo è la Luce) rif. al 03/04/11 PDF Stampa E-mail


                                   

                               Quarta Domenica di Quaresima

   Dal Vangelo secondo Giovanni  (Gv 9, 1-41)

 In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere! nato cieco?         I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!». Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si &egra! ve; mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

                                          Cristo è la luce  
Carissimi amici, fratelli e sorelle in Cristo. Gesu’ in una delle domeniche anteriori ci comunicava che Lui era venuto come la Luce nel mondo. Ma per vedere la Luce bisogna avere capacità di vedere, capacità visiva, ed ecco che oggi il Signore Gesu’ non solamente si proclama come Luce ma si proclama come chirurgo, taumaturgo che da’ la vista anche a chi non vede. Ecco qui la tematica che oggi la liturgia ci pone in considerazione, con due letture molto distanti nella storia. La prima e’ la lettura tratta dal Libro di Samuele nel quale il Signore dice a Samuele: “Va’ a ungere il Re nuovo che sostituirà Saul,  quale io ti dirò”. E poi l’altra al tempo di Gesù. Davide è dell’anno 1000 prima di Cristo. E’ passato un millennio di tempo eppure queste due letture hanno un parallelismo molto preciso. Vedete! Samuele ando’ a Betlemme per fare un sacrificio, evitando dei rischi, perchè se il Re  lo avesse saputo l’avrebbe fatto fuori. Allora va a Betlemme dalla famiglia di Isai- Iesse e dice: “Presentami i tuoi figliuoli, poi faremo un sacrificio, e poi faremo anche il grande pranzo del sacrificio”. Iesse gli presenta i suoi figliuoli, evidentemente gli presenta il primogenito, un pezzo di uomo, alto, con le spalle a tre ante, e dice: “Questo e’ Eliab!” Samuele pensò : “Questo qui ha la faccia da guerriero, potrebbe essere un buon Re”. E il Signore gli dice nel cuore: “No, no, questo no!” E così di seguito altri cinque figli. Ne passarono sei e alla fine Samuele non sapendo proprio che cosa fare dice: “Ma Signore, qui non  c’e’ niente”. “Domanda un po’ al papà, ma sono tutti qui i figliuoli?” “No,”- dice Isai - “ce ne sta ancora uno piccolino che abbiamo mandato al pascolo dietro al gregge.” “Chiamatelo!” dice Samuele. Arriva così un cosetto giovane, bellino, con i capelli biondi e gli occhi chiari. Lui lo guarda e dice. : “Però questo qui come Re.. mah.. non mi sembra tanto…!” E il Signore gli dice nel cuore: “Ungilo! Questo e’ il Re che io ho scelto”. Vedete, queste sono le due visioni di Samuele: guardava con i suoi occhi e la sua ragione e diceva:  “questo può essere Re perchè e’ ben sviluppato” - oppure - “no, non può essere Re perchè si vede poco intelligente”. E il Signore gli dice: “non come guardi tu, ma come ti faccio guardare io nella profondità del cuore umano”.Ecco le due visioni, una visione superficiale e una di profondità del mistero. Come poi abbiamo letto nel Vangelo, il Cristo, al povero cieco nato mendicante, gli da’ la vista. Il racconto di questo fatto nel Vangelo è un po’ troppo sintetico. In realtà i Farisei indagano e chiamano i genitori di questo poveraccio chiedendo: “ma e’ vostro figlio?” e loro: “sì e’ nostro figlio”, poi per paura dicono che è nato cieco, ma non sanno come ha riconquistato la vista. Aggiungono che lui ha un’età, quindi possono domandare a lui cosa e’ successo. Si comportano così per  evitare l’incontro con i Farisei.”Domandate a lui!” Dopo tutto questo, dopo avergli dato la vista e dopo tutte queste discussioni, Gesu’ lo incontra e gli dice: “Tu credi nel Figlio dell’uomo, ossia tu credi in Colui che deve venire, nel Messia che Dio ha promesso?” E lui risponde: “Si, si, io son disposto. Ma chi e‘? Chi e’ Signore?” E il Signore gli dice: “E’ colui che parla con te. Sono io!” Allora si prostrò, si gettò a terra, lo adorò e disse: “Signore, io credo!” Ecco qui. Quel povero cieco che aveva acquisito la vista per vedere i fenomeni elettromagnetici della luce che noi conosciamo, adesso riesce a vedere in profondità un’altra cosa. In quel profeta che gli aveva ridato la vista vede niente meno che il Figlio di Dio, il Messia.Ecco qui la tematica, due modi di vedere le cose. E questo si applica a noi, fratelli e sorelle. Quando noi veniamo alla vita, se il Signore ci ha dato la grazia di due occhi che funzionano, più o meno, però funzionano… che cosa succede? Succede che noi possiamo percepire quei fenomeni elettromagnetici come i colori: il violetto, il rosso, gli intermedi. Gli altri fenomeni elettromagnetici a lunghezza d’onda molto più piccola noi non riusciamo a percepirli con i nostri occhi, abbiamo bisogno di apparecchi. Così la scienza e la tecnica hanno inventato apparecchi per poterli percepire. Così pure gli infrarossi, fenomeni elettromagnetici che noi non possiamo percepire con i nostri occhi,  arriviamo infatti solo alla frequenza d’onda che percepiamo come rosso e da qui in giù, ci sono altri strumenti che ce li fanno vedere. Ebbene, questa e’ la visione naturale, ma quando ci hanno battezzati, il Signore ci ha dato la capacità di vedere le cose come le vede Dio. Ecco, questo e’ un  punto sul quale noi non ci crediamo proprio. Ci ha dato questa capacità, di percepire in profondità il mistero mediante la fede e la fiducia in Lui, utilizzando ciò che Lui ci ha  rivelato, accettando la sua rivelazione. E allora, se ci alleniamo in  quel campo, se lasciamo che lo Spirito Santo ci permei di capacità visiva, possiamo penetrare anche nelle profondità del mistero di Dio. Questo e’ ciò che Lui ha fatto per noi. E qual’è la nostra storia? La nostra storia e’ che questa capacità di penetrare nel profondo del mistero ce l’ha dato come capacità. E avere una capacità, non vuol dire la realizzazione totale. Per esempio: io ho dieci dita e le posso utilizzare su un piano, e suonare così, però per poter diventare pianista, per poter dare un concerto, ce ne vogliono di ore di esercizio! Ed e’ questo il problema, noi non abbiamo fatto esercizio di questa nostra capacità di vedere le cose come le vede Dio, nella profondità del mistero. E allora cosa e’successo? E’ successo che siamo diventati ciechi per disuso o se non proprio totalmente ciechi, almeno con cataratte agli occhi che ci impediscono di vedere con chiarezza. Allora sbattiamo la testa contro i fatti della vita. Ma Signore, perchè?  Fratelli e sorelle, il Signore sa molto bene il perchè di queste cose. E io, se ho fatto questo allenamento di vedere le cose, posso dire: “Non ti capisco Signore, ma so che dietro a questo c’e’ un piano tuo di salvezza, perchè tu vuoi che tutti gli uomini siano salvi e arrivino alla pienezza della verità, ossia alla pienezza della  realizzazione delle loro capacità, opportunità e possibilità”. Vedete fratelli e sorelle, e’ questo che noi abbiamo lasciato cadere. E allora la pedagogia della comunità ecclesiale, della Chiesa, ci da’ questo periodo di Quaresima per poter veramente recuperare la vista.  Se e’ necessario il Signore farà un miracolo, per farci vedere le cose come lui le vede, per avere di questa vita un senso misterico, profondo. Vedete, c’e’ gente che dice: “Ah, questa cosa dello tsunami, ma come mai? Come mai questo bambino e‘ malato?” Ma e’ evidente, fratelli e sorelle, io non posso saperne niente del piano divino di Dio, come posso dar suggerimenti a Dio? Ma stiamo scherzando? Fratelli e sorelle, questo e’ il nostro problema: dobbiamo aprire gli occhi e vedere! E qui l’ultimo punto. La seconda lettura ci dice: “Voi che eravate nelle tenebre e non ci vedevate proprio, anzi eravate oscurità, siete diventati luce nel Signore.”Ecco qui, ogni volta che io lascio che lo Spirito Santo mi penetri sempre di più, il suo calore di amore infinito mi trasforma in un elemento luminoso, ogni molecola della mia esistenza e’ un fotone luminoso che manda luce attorno a se. E dice Paolo: “Se siete stati tenebra e adesso siete luce del Signore, operate!” Come si opera? Come si dimostra? Paolo lo dice: “Operate con ogni bontà !” Noi cristiani dovremmo proprio,negli ambienti dove siamo, nel lavoro, nella scuola, nell’ospedale, nel negozio, nel circolo, essere gli esempi della bontà. San Francesco di Sales dice: “La gentilezza e’ il fior fiore della carità cristiana”, della bontà. E la bontà si dimostra in mille cose, non stiamo qui a descriverle. Ognuno di noi dovrebbe pensare alle possibilità di bontà che ha, dalla telefonata, al saluto, al sorriso, eccetera. Fratelli e sorelle, tutto questo si dovrebbe fare non solo con bontà, ma anche con giustizia. Dice Paolo: “Operate con giustizia e sarete uniti al Signore.” Nella fabbrica, nel negozio, nell’ospedale, nella scuola, nel posto di lavoro dove tu sei, devi agire con giustizia, con precisione, dando il massimo della tua competenza professionale. Non puoi pensare: “Tanto nessuno dice niente, rendo abbastanza!” Io come cristiano devo rendere il massimo delle mie capacità, con la mia massima onestà. Se devo lavorare otto ore, non posso accontentarmi con sette ore e quaranta minuti perchè significa che io rubo, tolgo, non faccio il mio dovere con giustizia e per ultimo nella verità. Non dobbiamo aver paura di essere noi stessi, la verità vuol dire essere ciò che Dio ha voluto che tu fossi. E allora devo proprio comportarmi come lui vuole che io mi comporti, in qualsiasi momento contingente dell’esistenza. Fratelli e sorelle, che questa Quaresima ci aiuti  veramente ad acquisire la capacità della visione profonda delle cose per poter comprendere la nostra esistenza e la storia nella quale siamo immersi. Così sia. 
Ultimo aggiornamento ( domenica 03 aprile 2011 )
 
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