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22 Domenica 3^ di Quaresima (L'acqua per la vita) rif. al 27/03/11 PDF Stampa E-mail
                             Terza Domenica di Quaresima
 Dal vangelo secondo Giovanni   (GV 4, 5-42) 
Gesù giunse ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: -”Dammi da bere”. I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. Ma la Samaritana gli disse: -”Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?”. I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. Gesù le rispose: -”Se tu conocessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva”. Gli disse la donna: -”Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest’acqua viva?  Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?”. Rispose Gesù: -”Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”. “Signore, gli disse la donna, dammi di quest’acqua, perqué non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua”. Le disse: -”Va a chiamare tuo marito e poi ritorna qui”. Rispose la donna: -”Non ho marito”. Le disse Gesù: -”Hai detto bene “non ho marito”; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero”.  Gli replicò la donna: -”Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”. Gesù le dice: -”Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità”.  Gli rispose la donna: -”So che deve venire il Messia,, cioè il Cristo: quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa”. Le disse Gesù: -”Sono io, che ti parlo”. In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: “Che desideri?”, o “Perché parli con lei?”. La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: “Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?”. Uscirono allora dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: “Rabbì, mangia”. Ma egli rispose: “Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete”. E i discepoli si domandavano l’un l’altro: “Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?”. Gesù disse loro: “Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete. Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete. Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro”. Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: “Mi ha detto tutto quello che ho fatto”. E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e dicevano alla donna: “Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo”.   
                                     L’acqua per la vita 

  Amici fratelli e sorelle in Cristo! Il profeta Isaia, volendo parlare di Dio, ispirato da Lui disse, usando la parola di Dio: “I miei metodi non sono i vostri metodi, le mie vie non sono le vostre vie, io non la penso come voi. Come il cielo e’ distante dalla terra così le mie categorie, il mio operare e’ diverso dal vostro.” (cfr. Is. 55,8).Questa forma semitica di dire le cose, ci fa vedere che Dio e’ assolutamente, radicalmente altra cosa da noi. Purtroppo noi, legati al tempo e allo spazio, non avendo altro orizzonte che quello che viviamo, vediamo, tocchiamo e pesiamo, applichiamo a Dio le nostre stesse categorie: se noi ci arrabbiamo Dio s’e’ arrabbiato, se noi siamo contenti Dio e’ contento, se noi siamo così anche Dio è così, la stessa cosa. No, Dio non e’ la stessa cosa. Dio e’ assolutamente altro, un’altra cosa  assolutamente diversa. Basta dire solo che la lettera di Giovanni dice: “Dio e’ amore”. Non dice altra cosa, “Dio e’ amore”(1 Giov. 4,8). E’ solo positività di amore, perciò tutte le negatività che noi gli  applichiamo sono tutte forme letterarie che sono scritte anche nella Sacra Scrittura, ma ciò era per la gente che non poteva capire altrimenti. Oggi  noi non possiamo più continuare in una maniera simile, dobbiamo pensare veramente che Dio e’ altro. Ma allora come sia fa’ a parlare di Dio? Perchè noi dobbiamo usare le parole umane, non abbiamo altro mezzo, abbiamo le nostre categorie umane, le nostre maniere di pensare. Sia gli scrittori sacri come i maestri di spirito della Chiesa, i padri apostolici, ecc., quando parlano di Dio nella Chiesa parlano con icone, con immagini. Noi applichiamo a Lui alcune cose che riusciamo a capire, ma queste cose non ci possono dire Dio nella sua interezza, nella sua completezza, ci fanno intravedere qualcosa ma  non ci dicono tutto: e questo si chiama analogia. Si chiama parlare per “immagini e  per  paragoni”, e questo e’ il linguaggio che la Chiesa ha usato, usa ancora e userà sempre e specialmente in questo periodo della Quaresima. Vedete, la Quaresima era sempre un periodo di preparazione alla Pasqua per tutti i cristiani ma in forma molto specifica per coloro che arrivati alla fede di Cristo, accettando il Vangelo del Signore, si preparavano durante anni al Battesimo, ad entrare nella Chiesa, e nell’ultima Quaresima prima del Battesimo si preparavano in forma intensissima. Nella messa delle 11, qui, stamattina, e’ stato fatto uno scrutinio ad una persona adulta non battezzata, credo che provenga dall’Islam, la quale vuole farsi cristiana; ma per farsi cristiana, non è che una persona adulta la si porta in chiesa come un bambino, le si butta l’acqua e così e’ benedetta ed è tutto a posto.  No, no! Si e’ fatto un primo scrutinio e gliene faranno ancora tre o quattro prima di dargli il Battesimo definitivo che sarà nella notte di Pasqua. Ebbene, anticamente la Chiesa battezzava solo nella notte di Pasqua e la  Quaresima, tutta la sua liturgia era preparata in funzione di questo, e perciò non solo i neofiti, ossia gli alberelli nuovi, i nuovi convertiti, ma anche tutti gli altri cristiani si sottomettevano a questa preparazione. Vediamo infatti le domeniche che abbiamo già celebrato. La prima domenica di che cosa si parlava? Si parlava del deserto, della vita nella quale noi lottiamo in continuazione contro  il maligno. Ai neofiti e a noi cristiani ci si dice: la vita e’ lotta, non e’ un paradiso. Siamo qui in periodo di prova, e allora tutte queste lamentele e queste lagne sono inutili. Allora, le prove che Dio ci da’ sono proprio per prepararci a fare quel salto, per entrare in un’altra dimensione mediante il Battesimo.Seconda domenica: la chiamata. Dio ci vuole tirar fuori da quel deserto e ci chiama ad andare verso la Terra Promessa, come Abramo. E, terza domenica, ci chiama a salire sul monte della trasfigurazione per intravedere in lontananza i bagliori della nuova dimensione, della nuova forma di vita che e’ il cristianesimo, che non e’ un buonismo, non e’ un essere brave persone, perché di brave persone ne troviamo a iosa in tutte le parti del mondo. In tutte le fedi ci sono delle bravissime persone. Il cristianesimo e’ un altro affare. Siamo stati proiettati  in un’altra dimensione ed oggi si parla dell’acqua. Domenica ventura si parlerà di Cristo luce e la domenica seguente di Cristo vita. Queste sono immagini che ci vogliono dire che la nostra vita cristiana, che abbiamo acquisito nel battesimo, e’ un qualcosa di misterioso, del quale noi non possiamo parlare se non attraverso immagini: il deserto, la chiamata, la salita al monte verso la luce, l’acqua di questa domenica, la luce della prossima domenica e la vita della quinta domenica di Quaresima. Fratelli e sorelle, oggi ci occupiamo dell’acqua. L’acqua e’ l’origine della vita, senz’acqua non c’e’ vita, non e’ possibile questo nostro tipo di vita. Senza acqua non funziona, non và. E allora viene presentata l’acqua come fonte della vita, come qualcosa che ci sostiene sempre nella vita e nella marcia della nostra esistenza attuale. Ma quest’acqua, che acqua e’? Allora ecco la prima lettura, dove si racconta la storia del popolo ebraico che nel deserto non avendo trovato i pozzi, ha sete. Ed erano 50mila quelli che erano usciti dall’Egitto; più di mezzo milione quelli che vagavano nel deserto, ebbene tutta questa gente aveva sete, con le mandrie per di più e i loro greggi che portavano con sè. Ebbene, Mosè chiese al Signore: “Che faccio Signore? Questi qui mi ammazzano!” E allora il Signore gli dice: “Va’ al monte Oreb, mettiti di fronte alla roccia e con il bastone con il quale hai colpito il Nilo, con il quale hai colpito le acque del Mare Rosso, colpisci la roccia e vedrai l’acqua sgorgare”. Mosè raduna gli anziani di Israele, dà due colpi alla roccia (e quei due colpi gli sono costati la non entrata nella Terra Promessa per mancanza di fede in Dio) ed ecco che sgorga l’acqua a fiotti per poter dare da bere a questa immensa quantità di gente. E Paolo in una delle sue lettere dice: “Tutte queste cose che succedevano agli Ebrei in figuris contingebant illis”(Cfr. 1 Cor. 10,11), ossia questi avvenimenti succedevano a loro ma erano una prefigurazione della realtà. Quelle erano cose concrete ma volevano indicare qualcosa di assolutamente nuovo. E in un altro scritto dice: “Cristo e’ la roccia”(1 Cor. 10,4). Ecco qui il punto: Cristo e’ la fonte, la sorgente dalla quale sgorga questa nuova vitalita’ della vita cristiana  e se vogliamo avere la vita cristiana non c’e’ altra strada che quella di Cristo e difatti, oggi, Cristo stesso alla samaritana dice: “Se sapessi  chi hai davanti”. Le dice anche “Io sono il Messia” però lei non capisce molto bene. Dice: “Io ti posso dare l’acqua”, giocando sul problema che lei ha tutte le mattine. Doveva andare con l’anfora a prendere l’acqua a questo benedetto pozzo, perchè ovviamente non avevano l’acqua potabile nelle loro case. Allora dice: “Dammi quest’acqua Signore  che cosi’ io non reggo piu’”. Lei e’ proprio la figura nostra, lei parlava del suo problema contingente, di tutte le mattine in cui doveva andare a prendere l’acqua e Gesu’ le dice: “Ma no, io ti parlo di un acqua che e’ per la vita eterna. Chi beve la mia acqua ha la piena soddisfazione, gli va via la sete” e se ha sete di questa acqua ha sempre maggior rapporto con il Cristo. Vedete, ecco qui il punto, e qui concludo. Noi fratelli e sorelle siamo stati battezzati nell’acqua ma siamo stati presi dall’onnipotenza d’amore di Dio che si chiama lo Spirito Santo e ci ha proiettati in una nuova dimensione. Essere cristiani torno a dire, non e’ essere brave persone, di brave persone ne troviamo in tutte le fedi, in tutte le maniere di vivere troviamo gente corretta. Noi siamo stati scelti da Dio e siamo stati proiettati in un’altra dimensione. Nella metà del secondo secolo a.C., nel 150 più o meno, un cristiano scrisse una lettera a un suo amico pagano che si chiamava Diognetus, e questa lettera e’arrivata fino a noi con il nome “Lettera a Diogneto”. Nel 1465 uno di questi ricercatori che vanno alla ricerca di libri vecchi lo trovò su una bancarella di pescatori a Costantinopoli. Era lì perchè il pescatore utilizzava la carta per avvolgere il pesce che vendeva. Ebbene comprò questo libro dal pescatore e il libro arrivò fino a noi. In quel libro c’e’ una cosa molto interessante. Dice: “I cristiani non si differenziano dagli altri nella maniera di abitare le case,di parlare, di vestire, non vivono in città separati dagli altri, non hanno case speciali, sono cittadini come tutti gli altri, pagano le loro tasse e compiono i loro doveri di cittadini”. Però, ecco qui, la loro situazione e’veramente diversa: si sentono stranieri in una terra che non appartiene loro, che durerà per poco tempo come patria, perchè la vera patria definitiva sarà altrove, ed e’ questo il problema.Noi viviamo in questa patria ma questa patria non la sentiamo come nostra. Compiamo tutti i doveri di un buon cittadino però aspettiamo una patria nuova e definitiva. Vedete fratelli e sorelle, questa e’ la realtà del Cristianesimo. E’ una forma misteriosa per cui noi, siamo sommersi nell’acqua del battesimo, ma in realtà lo siamo nello Spirito Santo, ossia nell’onnipotenza amorosa e infinita di Dio, siamo stati proiettati in un’altra dimensione nella quale già fin d’ora, in germe, viviamo un’altra cosa che poi esploderà dopo la fine del periodo di prova. Dopo la morte esploderà nella vita definitiva, però, ed e’ questo che noi dobbiamo vivere. Questa vita nuova si alimenta con l’acqua che e’ Cristo, perchè l’alimentazione e’ il rapporto con Cristo, un rapporto amichevole, profondo, che aumenta sempre di più con il Cristo Signore risorto. Vedete fratelli e sorelle, e’ questo che noi dobbiamo fare, e’ questo che e’ assolutamente indispensabile per poter essere veramente cristiani, perchè torno a dire, il Cristianesimo non e’ essere brave persone, le brave persone si trovano in ogni parte, il Cristianesimo e’ tutt’altra cosa, e’ la partecipazione alla vita del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo che continuerà poi definitivamente nell’esistenza eterna. E non c’e’ altra strada. Sant’ Agostino, nel suo libro delle “Confessioni” diceva: “Signore, il mio cuore era ansioso di felicità e appena vedevo che qualche creatura poteva offrirmi anche un briciolo di gioia, di piacere e di felicità  mi ci buttavo sopra con tutta l’ansia di un affamato, di un assetato, e volevo cogliere da quella creatura tutta la gioia, il piacere e il godimento possibile … ma con quale risultato? Alla fin fine rimanevo sempre con il cuore vuoto, perchè, Signore, il nostro cuore non e’ mai soddisfatto se non quando riposa in te”. Fratelli e sorelle, facciamo sì che questa Quaresima ci proietti veramente, ci spinga a vivere il nostro cristianesimo nella gioia misteriosa di questo rapporto con Cristo, acqua che ci disseta, acqua che poi zampilla nei nostri cuori verso l’eternità. Così sia.

Ultimo aggiornamento ( sabato 26 marzo 2011 )
 
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