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50 Domenica 28^ Tempo Ordinario (il generale ed il numero dieci) rif. al 10/10/10 PDF Stampa E-mail

                          Ventottesima Domenica del Tempo Ordinario 

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 17,11-19)

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

                              Il generale ed il numero dieci 

 Carissimi fratelli e sorelle, amici tutti in Cristo. Poche volte, nelle letture domenicali, si trovano due letture così combacianti come la prima e la terza di questa domenica. La seconda lettura ha una sola frase che coincide con la tematica sulla quale rifletteremo ed è quella di San Paolo che  , scrivendo al suo discepolo Timòteo , manifesta  la propria disposizione a sopportare qualsiasi cosa affinchè coloro che sono arrivati alla fede cristiana, possano ottenere la salvezza definitiva e completa (Cfr. 2 Tim. 2,10). Noi , oggi, dobbiamo paragonare le coincidenze che ci sono tra la prima e la terza lettura. Il personaggio della prima lettura è Naaman, il comandante in capo dei Siriani , l’altro è un poveraccio samaritano ; ambedue sono stranieri. Questi due personaggi, sono a distanza di secoli tra di loro. Sono entrambi ammalati di lebbra. Tutti e due vanno alla ricerca della salute e si dirigono ad Israele per incontrare due profeti : uno, il profeta Eliseo e l’altro, il sommo dei profeti, Gesù. Entrambi sono spinti ad agire così. Naaman parte dalla Siria su suggerimento di una schiava ebrea che conosceva le capacità del profeta Eliseo nel ridare la salute. Il  samaritano  lebbroso (che chiamiamo il “numero dieci” perchè  l’unico tra i dieci che torna a ringraziare Gesù), assieme agli altri lebbrosi con cui era riunito in comunità perché espulsi dalle città,  approfitta del passaggio di Gesù in Samaria , avendo sentito i racconti dei miracoli fatti da Gesù.  In ambedue i casi , la guarigione non viene realizzata con l’attesa gestualità , con teatralità. Entrambi vengono mandati altrove : il capo siriano ad immeggersi sette volte nel fiume Giordano, i lebbrosi vengono invitati ad andare dai sacerdoti per ricevere il documento di riammissione nelle città, dopo che gli stessi sacerdoti avessero verificato la guarigione. In entrambi i casi la lebbra sparisce e ottengono la salute. Ma a questo punto entriamo in un altro livello. Naaman vedendosi sano , come ogni uomo di una certa cultura , sente il bisogno di tornare da Eliseo per ringraziarlo e fargli un dono per testimoniare la sua riconoscenza. Eliseo rifiuta il dono di Naaman , allora quest’ultimo chiede il permesso di caricare due muli con elementi di costruzione tratti dalla terra di Israele (terra , pietre ecc.) perché , con la sua guarigione , aveva compreso che Yahweh , il Dio di Israele, era l’unico vero Dio , capace di influire sulla salute e sulla malattia. Yahweh è padrone della vita e della morte :”D’ora in poi adorerò, ringrazierò il Dio di Israele ,  l’ unico vero Dio”. E’ la sua conversione al vero Dio.  Fratelli e sorelle, ecco qui l’altro livello che dicevo. Con la sua fede , fidandosi di Eliseo, facendo quanto da lui indicato,  la lebbra era scomparsa. Ma qui abbiamo un salto di fede, un cambiamento di modo di pensare, perché si tratta di un pagano, di un uomo immerso nel paganesimo, nella molteplicità di dei e di divinità , che arriva al monoteismo , al Dio vero di Israele. Ecco qui un salto di qualità! Ecco il significato della preghiera che abbiamo detto all’inizio, la così detta “colletta”  .Il Vangelo di Luca ci presenta dieci samaritani che avevano prestato fede al Cristo e lungo la strada videro sparire la lebbra . Solo uno però, il “numero dieci”, torna  a ringraziarlo , l’unico che aveva scoperto che questo Rabbì non era come altri : aveva il potere sulla vita e sulla morte,  il potere sulla malattia , ossia dominava la natura. Il samaritano  vide in Gesù colui che tutte le genti stavano aspettando : il Messia. Ecco che, fratelli e sorelle, oltre al dono della salute Naaman riceve il dono della fede in Dio ed il samaritano il dono della fede in Gesù Cristo. Uno che aveva un rapporto specialissimo con Dio, padrone della vita e della morte, Signore dominatore della salute e della malattia.   E noi , che proiezioni possiamo avere da queste riflessioni  in rapporto con le nostre   vite concrete ? Anzitutto vediamo che lungo i secoli, il pensiero cristiano ha, in senso simbolico, da sempre paragonato la lebbra al peccato perché come la lebbra  con il corpo materiale , così il peccato toglie la bellezza e la capacità di agire all’anima . Sempre i padri spirituali della cristianità ci hanno esortato a ricorrere al Cristo perché  ci liberasse dalla “lebbra del peccato” . In più, nelle due letture c’è  il riconoscimento dei beni ricevuti ed il ringraziamento . La scelta della riconoscenza è una cosa naturale e viene insegnata ad ogni bambino quando riceve un regalo. Oggi il Signore ce lo dice anche a noi che bambini non siamo più : ” Ricordatevi che ciò che avete ricevuto è un dono. E perciò bisogna ringraziare”. Ciò che abbiamo ricevuto non è poco ! Paolo nella lettera ai Corinzi (Cor. 4 , 7b) dice così : ”Se hai qualcosa, non è forse Dio che te l’ha dato ? E se è Dio che te l’ha  dato, perchè te ne vanti come se tu l’avessi conquistato ?”. Ecco fratelli e sorelle, questi sono i doni di Dio per cui noi dobbiamo, in continuazione,  ringraziare! “In ogni circostanza ringraziate il Signore”(1 Tess. 5,18).Un commentatore di queste letture scrive :”Il messaggio delle letture di questa domenica,  non è un semplice insegnamento circa il dovere morale della riconoscenza e del ringraziamento”. C’è qualcosa di più !Nel primo c’è la scoperta dell’ “Unicità di Dio” ! Dio è Unico , Infinito , Padrone della vita e della morte!Nell’altro caso c’è la scoperta del Cristo come Messia , il Salvatore, mandato dal Padre per la salvezza di ogni uomo.In conclusione , fratelli e sorelle , dobbiamo domandarci : “Ho sempre chiesto a Dio ciò di cui ho bisogno ?”.Secondo quanto dice il Signore Gesù nel Vangelo di Matteo (Mat. 7,7) :”Chiedete e vi sarà dato. Bussate e vi sarà aperto”. Inoltre, nel chiedere, sono stato cosciente di quanto Paolo scrive ? Nella lettera ai Romani, San Paolo dice così : ”Noi non sappiamo neppure come pregare, mentre in noi è lo Spirito Santo stesso che prega Dio per noi !   Prega per i credenti come Dio vuole” (Rom. 8.26,27) . Questo è il punto ! Perché noi, molte volte, preghiamo Dio secondo le nostre immaginazioni . Ma Dio , per mezzo del profeta Isaia, ci dice :” I vostri metodi non sono i miei metodi , le vostre vie non sono le mie vie” (Is. 55,8). Qui entriamo in una zona di mistero !Dobbiamo pregare delegando lo Spirito Santo a chiedere al Padre ciò di cui veramente abbiamo bisogno. Facciamone la prova ! Sperimenteremo così ciò che la preghiera di domenica scorsa diceva : “Preghiamo il Signore che esaudisce le preghiere del suo popolo , al di là di ogni merito ed effonde su di noi la Sua misericordia , perdonando ciò che la coscienza teme.”(Orazione colletta della Messa 27^ T.O. anno C) Una delle cose più difficili per noi è perdonare  a noi stessi gli sbagli fatti , i peccati commessi . Eppure Dio ci perdona “ciò che la coscienza teme” ed aggiungerà “ciò che la preghiera non osa sperare”. Fratelli e sorelle, facciamo un po di pratica su questo, alleniamoci per arrivare alla vera preghiera cristiana, tralasciando quella preghiera ricca di paganesimo e mercantilismo  che pretende di imporre al Signore ciò che ci deve concedere. Scopriremo che Dio non si lascia mai vincere in generosità, donandoci molto di più di “ciò che la nostra coscienza teme e la nostra preghiera non osa sperare”.  “Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia, Signore, perchè, sorretti dal tuo paterno aiuto, non ci stanchiamo mai di operare il bene”.Così sia.

Ultimo aggiornamento ( domenica 10 ottobre 2010 )
 
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