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48 Domenica 26^ Tempo Ordinario (Le conseguenze) rif. al 26/09/10 PDF Stampa E-mail

                        Ventiseiesima Domenica del Tempo Ordinario 

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 16,19-31)

In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».
                                        

                                        Le conseguenze 

Carissimi amici, fratelli e sorelle in Cristo. Le letture di questa domenica si rapportano strettamente a quelle di domenica scorsa, come le conseguenze si rapportano alle loro cause. Domenica scorsa abbiamo riflettuto sulla forma cristiana di gestire i beni, le ricchezze, le capacità materiali e spirituali che abbiamo ricevuto da Dio in beneficio nostro e di tutti i fratelli (ecco la causa) . Oggi , le letture liturgiche ci presentano, alla nostra riflessione, i due risultati, le due scelte che si possono fare di fronte a quella gestione dei beni che ci è proposta da Gesù Cristo nella rivelazione.Questi due risultati sono le conseguenze di quella causa: come si è gestita la cosa, così si otterranno le conseguenze.Nel Vangelo Gesù, riduce queste idee un pò astratte, a figure concrete,  presentandoci due icone . La prima icona è quella di Lazzaro. Il nome “Lazzaro” deriva dall’ebraico Eleazaro: “El” (Dio) e “Hazar” (Lui aiuta) , ossia Lazzaro è il personaggio “Aiutato da Dio” per la gestione della sua esistenza. La seconda icona non ha nome proprio. E’ un “ricco signore” qualunque che, vestito alla moda, banchettava lautamente. Per questo , la tradizione cristiana ha dato il nome di ricco Epulone (dalla parola latina “èpulae” : banchetto) a questo personaggio.Nella prima lettura, il profeta Amos, prosegue il tema che aveva già trattato nella prima lettura di domenica scorsa. Domenica scorsa ci ha parlato di trafficanti, commercianti che accumulavano merce aspettando il momento giusto per rivenderla al prezzo più esoso, alterando i pesi ecc. . Oggi, lo stesso profeta,  ci presenta la figura di questo “mangione” , di questo uomo dedito ai piaceri della vita e che ci ricorda i personaggi del famoso film di Fellini “La dolce vita”. Nella seconda lettura, Paolo si rivolge al suo discepolo Timoteo, vescovo della città di Efeso, con parole taglienti : “ Tu, uomo di Dio , fuggi queste cose( quelle descritte dal profeta Amos nella prima lettura) ; tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza……cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato……che al tempo stabilito sarà a noi rivelata dal beato ed unico Sovrano, il Re dei regnanti e Signore dei signori, il solo che possiede l’immortalità…” (Tim. 6,11-16) .Ecco quindi i due contrasti, molto chiari e molto precisi, che oggi la liturgia ci presenta. Fratelli e sorelle , qui noi dobbiamo metterci a riflettere sulla descrizione della parabola del Signore Gesù. Nella parabola, il ricco Epulone chiede ad Abramo di permettere a Lazzaro di intingere un dito nell’acqua per lasciargli cadere una goccia sulla lingua al fine di alleviare quel bruciore insopportabile. Il ricco Epulone è in una situazione di assoluta mancanza di benessere , in assenza di nessun tipo di gioia , di felicità ; è nel dolore più disastroso che possiamo immaginare. D’altra parte la richiesta della presenza di Lazzaro è una richiesta impossibile da esaudire. Gli risponde Abramo : “ Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso : coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi”. Fratelli e sorelle, è un grande abisso che non può essere superato. E’ quello che noi, in forma moderna, chiamiamo paradiso e inferno.L’inferno è la mancanza assoluta di felicità mentre il paradiso è la soddisfazione piena e totale di tutte le nostre capacità, possibilità e desideri che il Signore ci da.Queste sono le conseguenze della gestione dei beni, della quale abbiamo parlato domenica scorsa! E’ bene quindi fare un piccolo ricordo sui punti fondamentali che domenica scorsa abbiamo detto circa questa materia : come si devono gestire cristianamente i beni che abbiamo ricevuti dal Signore , sia materiali che intellettuali?San Paolo ci dice :“ Usatene come se non ne usaste” (Cfr. 1 Cor. 7,29-31) ; non ci dice “non usateli” , ci dice di usarli senza “assolutizzarli”, perché non c’è niente di “assoluto” in questa vita.Qui dobbiamo fare una analisi delle cose che usiamo, dei rapporti che abbiamo e comprendere che nulla dura per sempre , tutto finisce . Ricordiamo che la risposta di Gesù al tentatore che gli diceva :”Ti darò tutto questo se tu, prostrato, mi adorerai” , Cristo gli rispose : “Si adora solo Dio !”. Dio è il solo “Assoluto” , niente ne nessuno nel mondo può essere “assolutizzato”. Dobbiamo però far funzionare questi beni , farli produrre . Qui viene tutta la dottrina di Cristo sui “talenti”. Le monetine d’oro date agli amministratori dal padrone , devono fruttare . Ecco un principio fondamentale nella gestione dei beni : gestirli con il concetto di “amministratore” . Paolo dice : “Se hai qualcosa , non è forse Dio che te l’ha data?” (Cfr. 1 Cor. 4, 7b)  , ed allora di questi doni dovrai renderne conto, come ogni aministratore deve renderne conto al suo padrone. Non ne sei il padrone , sono in tuo uso ed usufrutto, ma dovrai renderne conto.Doni dei quali devi usufruire per te , evidentemente, ma anche per il bene di tutto il “Corpo” ossia il tuo prossimo, perché come dice Paolo con chiarezza : “Noi siamo un solo corpo”.Non siamo fratelli, ma molto di più ! Come la vita, il sangue, la linfa fluiscono in tutto il corpo, per tutte le cellule , così noi nella gestione dei nostri beni dobbiamo farli fruttare e distribuire il prodotto affinchè tutti possano usufruirne.Fratelli e sorelle, concludo dicendo che Cristo è la Via !Ci mostra la Via affinchè noi possiamo scegliere, liberamente, il paradiso o l’inferno . Non è Dio che ci manda all’inferno o in paradiso, siamo noi ubbidendo alle sue direttive : se seguiamo la via che Cristo ci ha indicato, avremo il premio. Questa è la nostra responsabilità ! Se non seguiamo la via di Cristo, il risultato sarà catastrofico.Se facciamo fatica a portare avanti questa condotta, ricordiamo la frase che Gesù dice: “Tutte le volte che avete fatto ciò (fatto del bene)  ad uno dei miei fratelli più piccoli , lo avete fatto a me”(Matt. 25,40).E’ Cristo che ogni giorno, sotto la maschera del povero, del bisognoso, del triste, del disperato , ci tende la mano. Tocca a noi rispondere come Gesù vuole ! Sotto quella maschera c’è Lui che ci chiede la corretta gestione dei beni che ci ha dato.Vi invito, a questo proposito, a leggere un brano della prima lettera di San Paolo al suo discepolo Timoteo (1 Tim. 6,7-10) :”….non abbiamo portato nulla in questo mondo e non potremo portar via nulla. Dunque, quando abbiamo da mangiare e da vestirci, contentiamoci. Quelli invece che vogliono diventare ricchi, cadono nelle tentazioni, sono presi nella trappola di molti desideri stupidi e disastrosi che fanno precipitare gli uomini nella rovina e nella perdizione. Infatti l’amore dei soldi è la radice di tutti i mali. Alcuni hanno avuto un tale desiderio di possedere che sono andati lontano dalla fede e si sono tormentati da se stessi con molti dolori”. Così sia.           

Ultimo aggiornamento ( domenica 26 settembre 2010 )
 
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