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41 Domenica 19^ Tempo Ordinario (La fede) rif. all' 08/08/10 PDF Stampa E-mail

                            Diciannovesima Domenica del Tempo Ordinario 

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 12, 35-40)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
 

                                       La fede 

Domenica scorsa, la riflessione sulle letture propostaci dalla liturgia, ci aveva portati a vedere quale fosse il pensiero di Gesù a proposito dei beni terreni che Dio mette a nostra disposizione e quale dovrebbe essere il nostro atteggiamento verso di essi.La prima parte del Vangelo di questa domenica insiste sullo stesso tema, e perciò vi invito a ritornare personalmente su quelle riflessioni. Vorrei solo precisare che l’uso di quei beni caduchi, dei quali non siamo padroni ma solo amministratori e dei quali, dopo un tempo limitato d’uso, dovremo darne conto a Dio, deve essere esercitato con un dinamismo teologico. Cerchiamo di spiegarci ! Nel mio atteggiamento verso quei beni , che giudizio dare di essi ? Quale uso farne ? Con quale disposizione ? Per quali obiettivi ? Devo agire guardando verso il futuro definitivo che mi attende e che mi darà ben altri beni, con la sicurezza di ottenerli dalla misericordia di Dio. Ecco la virtù della speranza!Questa speranza, questa sicurezza, si basa sulla fiducia piena in Dio : quella che si chiama la virtù della fede. Dice Paolo: “La fede è il fondamento, la base sulla quale poggiano le cose che speriamo di ricevere ed è la prova di ciò che non possiamo ancora vedere” (Ebr. 11,1).  Tutto ciò parte dal fatto che :”Dio è Amore”(1 Giov.4,8) e   “Vuole che tutti gli uomini siano salvi ed arrivino alla pienezza della verità”(Cfr.1 Tim. 2,4).Riflettiamo sulla fede partendo dalle icone dell’ Antico Testamento che la lettera agli Ebrei ci presenta nel brano della seconda lettura! Fede è : ”affidarsi” ; è : “fidarsi” ; è riporre la propria sicurezza in un'altra persona. Come Abramo, padre della fede e modello della fiducia in Dio. Come pure tutti gli altri personaggi dell’Antico Testamento, fino alla Vergine Madre di Nazareth. Nella nostra vita, in tantissimi atteggiamenti, noi ci basiamo sulla fiducia che riponiamo in altre persone. Usiamo e poniamo la nostra fiducia nel nostro medico personale, accettando le sue ricette per la nostra salute. Ci fidiamo dei cuochi dei ristoranti, dei nostri maestri e professori di scuola, dell’autista che guida l’autobus, del macchinista del treno, ecc… Questa fiducia, detta “fede umana” perché viene riposta in un uomo, si basa su due pilastri che la sostengono. Il primo è la supposizione, da parte nostra, che quelle persone siano competenti nel loro mestiere, ed il secondo, che siano persone oneste. Nella “fede umana” poniamo la nostra fiducia in una creatura, ma se la poniamo nel Creatore, allora si chiama “fede divina” perché è rivolta a Dio. Quì bisogna stare attenti a non attribuire alla “fede divina” lo stesso dinamismo che funziona nella fede verso l’uomo.Nella fede verso l’uomo, noi possiamo avere conoscenza diretta, sensibile della competenza e dell’onestà dell’individuo di cui mi fido ; oppure posso fidarmi per una serie di supposizioni avallate da diversi fattori. Ma per quanto si riferisce a Dio, la mia intelligenza , dice San Paolo ai Romani , arriva fino ad un certo punto : “ Ciò che si può conoscere di Dio è visibile a tutti. Dio stesso lo ha rivelato agli uomini. Infatti, fin da quando Dio creò il mondo, gli uomini ,con la loro intelligenza possono vedere nelle cose che Dio ha fatto, le sue qualità invisibili ossia la sua eterna potenza e la sua natura divina”(Rom. 1,19-20).Paolo indica la potenza e la natura divina come elementi divini conoscibili dalla nostra intelligenza. Ma la nostra intelligenza non va più in là dello scoprire che  “Dio c’è” , che ha una natura differente dalla nostra ed un dominio-potere sulle cose che noi non abbiamo. Ma Dio infonde in noi , nel battesimo, una capacità speciale di apertura verso di Lui e verso le Verità che ci rivela. Questa infusione ci catapulta in un mondo nuovo, facendo di noi una “nuova creatura” in una “nuova dimensione”. Questa capacità misteriosa che Lui ci dà per metterci in un rapporto speciale di fiducia è la “fede divina”. Questa “fede” è un dono di Dio e non la semplice conclusione di un ragionamento logico. Fede che accetta quanto Dio ha rivelato di se stesso a noi uomini che non ce lo potevamo immaginare nemmeno lontanamente : Dio-Amore, Dio comunità trinitaria , l’incarnazione del Figlio che assume natura umana per salvare l’umanità intera, la passione, morte e risurrezione del Figlio di Dio fattosi uomo e la divinizzazione dell’umanità per diventare “Famiglia di Dio”.Per chi ha ricevuto questo dono e lo ha sviluppato, la “fede” ha una sicurezza che supera quella che riponiamo verso l’uomo. Questo perché la “competenza” di Dio , e la sua “onestà” (mi si permetta il termine), sono infinite e non finite e fallibili come per la natura umana. Questo dono di Dio, di apertura alle Verità delle quali Lui ci fa partecipi , non è un elemento fatto “su misura”, già definito ma è una capacità che deve essere accettata e sviluppata liberamente. Ci è stata data come regalo in germe , non imposta. Tocca alla nostra volontà farla sviluppare con l’allenamento costante perché l’apertura della fede non è mai al cento per cento in noi.  La percentuale mancante è “non fede” , incredulità anche per chi si dichiara credente. Ma se ci alleniamo sempre di più a fidarci di Dio, a fidarci del Cristo in ogni circostanza della vita, potremo allora affermare con l’apostolo Giovanni questo :”Chi è diventato figlio di Dio vince il mondo. E’ la nostra fede che ci dà la vittoria sul mondo. Solo chi crede che Gesù è il Figlio di Dio può vincere il mondo”(1 Giov. 5,4-5).  Ed è qui dove ha senso pieno quanto l’attuale Pontefice  Benedetto XVI ha scritto nella sua prima enciclica “Deus Charitas est”  : “ All’inizio dell’essere cristiano, non c’è una decisione etica o una grande idea , bensì c’è l’incontro con un avvenimento, con una persona che dà alla nostra vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”(Benedetto XVI, Deus Charitas est, n.1).Fratelli e sorelle , abbiamo un bellissimo lavoro, di allenamento, di miglioramento della nostra fede   : diamoci da fare! In conclusione , ascoltiamo la preghiera degli apostoli a Gesù : “Accresci , Signore , la nostra fede” (Luc.17,5) , che equivale a dire :”Signore aumenta sempre più in me la capacità di incontrarti negli attimi fuggenti della mia vita di ogni giorno”. Così sia.  

Ultimo aggiornamento ( venerd́ 06 agosto 2010 )
 
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