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33 Domenica 11^ Tempo Ordinario (La strada per la salvezza) rif. al 13/06/10 PDF Stampa E-mail

                           Undicesima Domenica  del Tempo Ordinario 

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 7,36-50)

In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo.
Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».
Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene».
E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco».
Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

                              La strada per la salvezza

Carissimi amici , fratelli e sorelle in Cristo. La prima e la terza lettura di oggi ci  presentano due persone , la prima un re , Davide, la seconda una donna peccatrice . Entrambe erano in rotta con Dio, entrambe vengono salvate dopo essersi pentite ed aver chiesto perdono a Dio. Nella seconda lettura Paolo ci dice : “Ciò che ci fa passare dalle tenebre alla Luce, ciò che ci salva, non sono le opere, è la fede in Cristo”.    Fratelli e sorelle ,che cosa vuol dire salvarsi?  Salvarsi vuol dire uscire da un carcere , dalla fortezza del nostro “io” che ha dei muri terribili che ci circondano e che ci tarpano le ali e non ci lasciano volare. L’egoismo in cui l’”io” è il centro del mondo , in cui tutti sono “al mio servizio”. Lo stesso egoismo del quale Paolo nella lettera ai Galati dice essere :”…in contraddizione con lo Spirito Santo , con l’Amore di Dio”. Come si può uscire da questo carcere , da questa schiavitù dell’”io”? Posso uscirne con le mie forze?Giovanni nel Vangelo(Giov. 15,5) dice “Voi , senza di me , non potete fare nulla” e continua “…voi dovete essere uniti a me come i tralci sono uniti alla vite”. Qui vediamo chiaramente che è la fede , la fiducia , l’affidamento , l’attaccamento , il contatto , il rapporto intimo e vitale, ciò che ci libera e ci salva dal nostro egoismo e dai nostri peccati. Dobbiamo metterci in contatto con il Cristo , e ciò è già avvenuto nel Battesimo.Non siamo stati mica noi che abbiamo scelto il Cristo, è Lui che ha scelto noi e ci ha battezzati. Ossia ci ha sommersi nella sua morte , siamo morti con Lui ed è stata distrutta la struttura di peccato con la quale siamo nati, ed abbiamo acquisito la fisionomia psico-spirituale del Cristo. Ecco il contatto fondamentale! Cristo ci ha comunicato la sua vita diventando noi cellule vitali che vivono della stessa vita del Cristo, e che formano tra di loro un insieme. Per farci intravvedere questo mistero, Paolo inventa un immagine e dice : “così come nel corpo abbiamo la testa e le membra, così anche il Cristo, morto e risorto, è la sorgente da cui parte tutta la vitalità formando con noi un solo corpo “ : il Corpo Mistico di Cristo(Cfr. 1 Cor. 12,12-31). Questo concetto viene ulteriormente elaborato nella lettera ai Colossesi :” Ora Cristo-Capo, tiene unito tutto il corpo, dà nutrimento a questo corpo, lo fa crescere così come Dio vuole”(Col. 2,19). Allora così dicendo , fratelli e sorelle , siamo già tutti salvi ? E no!La salvezza dipende dal tipo di apporto, di contributo che io debbo dare liberamente. E perché?Perché Dio mi ha fatto libero!Questa libertà è una capacità enorme che il Signore ci ha dato di poter dirgli di sì  o di no. Perciò non è mai Dio che ci condanna, siamo noi stessi che ci condanniamo quando scegliamo volontariamente e liberamente il non accettare il “Piano di Dio”.Rispettando la nostra libertà, Dio rispetta se stesso perché è la libertà che ci ha dato Lui. Nato nel Battesimo, vivificato da Cristo, io posso aumentare  il contatto con il Signore andando dove Lui c’è. E dov’è il Signore ?Qui devo nuovamente ricorrere alle parole del Signore, ossia al Vangelo. Dice Matteo(Mat.18,20) :” Se due o tre si riuniscono per invocare il mio nome , io sono in mezzo a loro”. Ma ci crediamo veramente che Gesù è qui con noi , adesso ? Io credo che molti facciano fatica perchè anche a me è successo, ad immaginare una cosa simile. Ci consideriamo, piuttosto, un pubblico davanti ad uno spettacolo. E no! Non è così ! Il Cristo ci dice :”  Io sono in mezzo a voi…..”. Ed il documento “Sacrosanctum Concilium” del Concilio Vaticano II (n.7) dice : “Cristo è presente sempre nella sua Chiesa, ma specialmente nei momenti delle azioni liturgiche”. Se vuoi essere cristiano veramente, devi accettare che qui , adesso , in questa celebrazione eucaristica c’è Cristo. Ecco la solidarietà nella preghiera.E in che altre situazioni ancora c’è Cristo ? Sentiamo Matteo :”In verità, in verità vi dico , tutte le volte che avete fatto ciò ad uno dei miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mat.20,9-40). Cos’è questo “ciò”? “Ciò” è dar da da bere agli assetati, dar da mangiare agli affamati, vestire gli ignudi, visitare gli infermi, visitare i carcerati, soccorrere i bisognosi ecc. Ecco la solidarietà dell’amore fraterno. “Lo avete fatto a me”, ossia, il Cristo è lì ! E infine nell’Ultima Cena, Cristo, prendendo il pane ed il vino ha detto:”Questo è il mio corpo ,questo è il mio sangue”. Ma prima , alla moltiplicazione dei pani e dei pesci, aveva detto : “ Chi mangia il mio corpo e beve il mio sangue avrà la vita eterna”(Cfr.Giov.6,54). E la “vita eterna” non vuol dire una vita lunghissima, bensì la vita dell’”Eterno” ossia del Padre del Figlio e dello Spirito Santo del Dio Eterno.Fratelli e sorelle, qui siamo nella solidarietà non solamente tra di noi come quando preghiamo, o quando aiutiamo i bisognosi , ma con Dio stesso.Non basta che io dica di comportarmi con il buonsenso , con la coscienza , con la ragione, questo è accettato come possibile strada di salvezza per chi Cristo non l’ha mai conosciuto. Infatti il documento “Lumen gentium” del Concilio Vaticano II dice : “ In ogni tempo ed in ogni luogo è accetto a Dio colui che lo teme ed agisce opere di giustizia”. Ma tuttavia, per salvare l’umanità, Dio ha scelto un popolo. Questo popolo è il popolo Ebraico, ed attraverso il popolo Ebraico abbiamo avuto Gesù, ed attraverso Gesù il Nuovo Israele che siamo noi (Cfr. L.G.9)Fratelli e sorelle! Qui ci stiamo giocando l’esistenza! Per essere cristiani non possiamo accontentarci di essere brave persone. Di brave persone ne troviamo a bizzeffe in ogni parte del mondo, gente onesta che vive secondo coscienza.Noi cristiani abbiamo una marcia in più, il “buonismo” nei cristiani non basta, non risolve il problema della salvezza. La marcia in più è la Vita di Dio in noi attraverso il contatto con il Cristo, con la Sacra Scrittura , con i fratelli , con  la liturgia, con la preghiera. Fratelli e sorelle , il Vangelo di Giovanni (Giov. 13,35) dice così :”Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli”. Da che cosa? Prima aveva detto”Amatevi gli uni gli altri come io ha amato voi.” Ecco cosa vuole dire essere cristiani! Allora qui abbiamo bisogno tutti di convertirci ossia di aumentare la “Luce” del Cristo in noi accettando i mezzi che Lui ci offre, accettando il contatto che Lui ci da, perchè così vivremo la sua stessa Vita. Potremo così dire quello che Paolo ci dice in questa seconda lettura di oggi : “Questa vita che io vivo , io la vivo nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato ed ha dato se stesso per me”(Gal.2,20). Fratelli e sorelle ,innestiamo questa “marcia in più” che Dio ci ha dato per la nostra Salvezza e per quella dei nostri fratelli. Così sia.     

Ultimo aggiornamento ( sabato 12 giugno 2010 )
 
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