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12 Domenica 2^ Tempo Ordinario (Le nozze a Cana di Galilea) rif. al 17/01/10 PDF Stampa E-mail

                                  Seconda Domenica del Tempo Ordinario 

 Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 2,1-12)

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
           

                            Le nozze a Cana di Galilea 

Sappiamo da antichi libri liturgici conservati negli archivi del Vaticano, della chiesa Ambrosiana a Milano, così pure in altri archivi di chiese e cattedrali in Francia, Germania e nel Regno Unito, che questa festa delle Nozze di Cana, questa manifestazione fatta da Gesù del suo potere traumaturgico, ossia della sua capacità di fare cose miracolose, era unita alla festa dell’adorazione dei Magi e alla festa del battesimo di Gesù nel Giordano.   Formavano così tutte e tre una sola festività, quella della manifestazione di Dio al mondo. Di questa realtà unitaria delle tre feste a noi resta un residuo liturgico di un’ antifona che precede uno dei cantici che ancora oggi i sacerdoti recitano nel Breviario. L’antifona dice così: ”Oggi i Magi portano doni al gran Re; oggi nelle acque del Giordano, Cristo è stato battezzato ed i cieli si sono aperti; oggi l’acqua è stata tramutata in vino”. Successivamente, questa unità di feste fu scissa nelle tre singole feste dando origine a tre celebrazioni distinte. Oggi a noi compete riflettere sul fatto delle nozze di Cana e su ciò che è successo in quel giorno. Questo fatto dell’unione delle tre feste che abbiamo detto ci permette di collegare il Vangelo di oggi al concetto centrale del ciclo natalizio che è: Dio si manifesta all’umanità. Perciò anche oggi Dio si manifesta all’umanità. Ciò ci permette di riflettere sulle differenze tra religione e fede. Religione è il fatto per il quale gli uomini si sforzano di rispondere ai grandi interrogativi che sempre li hanno assillati durante tutta la storia dell’umanità. E ognuno ha cercato soluzioni proprie. Ci sono stati quelli che hanno detto che il problema era insolubile e che tutto era un non-senso, ci sono stati coloro che hanno dato delle soluzioni cosiddette ermetiche al sistema ossia interne al sistema come la soluzione politica : la storia la facciamo noi, noi costruiamo il nostro futuro. Ma c’è anche chi nei secoli e nei millenni ha cercato la soluzione fuori dal sistema nel quale viviamo.Ha cercato la soluzione in un’altra dimensione, nella cosiddetta trascendenza, immaginata però da ognuno a modo proprio secondo le proprie culture, le proprie tradizioni storiche, secondo le super-strutture che si erano create lungo i millenni. Ecco la causa delle varie e differenti religioni. La fede invece è l’ accettazione di Dio  che vuole manifestarsi all’umanità nella forma scelta da Lui, evidentemente, e non da noi che liberamente, senza pressione e ragionando decidiamo di fidarci di Lui che si manifesta sempre. E’ una nostra libera decisione. Ebbene, oggi a Cana di Galilea, durante la festa dello sposalizio è successo che Dio Padre si è manifestato nella potenzialità traumaturgica di suo Figlio fatto uomo, Gesù. Ossia Gesù è capace di gestire, controllare le situazioni della natura e questo è un potere divino. Così è  riuscito a convertire l’acqua in vino. Questo è un primo aspetto. Un secondo aspetto è che questo fatto avviene per mezzo dell’intervento di Maria, la Madre di Gesù. Come conseguenza i discepoli hanno creduto il Lui. Fino ad allora erano solo dei seguaci di una qualsiasi scuola di spiritualità come ce ne erano state tante tra gli Ebrei. Ma da quel giorno, dopo questo miracolo della tramutazione dell’acqua in vino, i discepoli di Gesù hanno creduto nel loro Maestro. Hanno creduto a ciò che Lui diceva , che era Figlio del Padre che è nei Cieli. Ebbene, le caratteristiche delle nozze di Cana appena citate valgono anche per noi. Una premessa: anche noi abbiamo avuto bisogno di più vino, di più entusiasmo fiducioso in Colui che ci ha salvati. Anche noi abbiamo bisogno che l’ appiattimento insipido dell’acqua e dell’abitudine giornaliera del già visto, del già vissuto, del sempre lo stesso si converta nel vino frizzante della sorpresa di fronte alla bellezza delle azioni di Dio in noi. Anche per noi intercederà la mamma Celeste che Gesù stesso ci ha lasciato come Madre.E di fronte al miracolo del cambiamento che Dio potrà operare in noi, se faremo ciò che Lui ci dirà, anche noi, allora, crederemo di più in Lui come i suoi discepoli hanno creduto di più in Lui. Fratelli e sorelle, facciamo sì che il racconto di quelle nozze fatte a Cana non rimanga solamente un ricordo ma diventi un modello per la trasformazione delle nostre vite. Così sia. 

 
Ultimo aggiornamento ( domenica 17 gennaio 2010 )
 
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