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53 Solennità di Tutti i Santi 01/11/09 PDF Stampa E-mail

Solennità di tutti i Santi

 Dal vangelo secondo Matteo (Mt 5,1-12a)

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
                                                                                      

                               Solennità di tutti i Santi

Carissimi amici, fratelli e sorelle in Cristo! Vorrei iniziare questa nostra riflessione analizzando anzitutto le due parole che sono il simbolo di questa festività: “tutti” e “santi”.Quando si parla di “santi” nell’immaginario collettivo oggigiorno, qui in Italia, si parla di Padre Pio, Teresa di Calcutta, ecc. Però c’è anche l’aggettivo “tutti” e Padre Pio, Madre Teresa di Calcutta sono due santi. Ma sappiamo che ci sono altri santi, quelli del calendario: ogni giorno del calendario ha un suo santo o i suoi santi. Allora lì si trovano tutti i santi? No, non sono tutti lì i santi! Il mese scorso, dal 16 al 20 di ottobre, è stato celebrato a Verona il quarto Convegno nazionale della Chiesa italiana, e alla fine di esso è stato consegnato ai rappresentanti ufficiali delle diocesi un “librone”: spesso almeno 15 cm, perciò potevano essere più di 2000 pagine. Quel libro si chiamava il “Martirologio Romano”, ossia la lista di tutti i santi dichiarati tali dalla Chiesa Cattolica di Roma. Ma nemmeno in quell’elenco vi sono tutti i santi. I santi difatti sono non solamente quelli cattolici; ci sono santi anche della Chiesa ortodossa. Anch’essa ha i suoi santi, veri modelli di vita cristiana; e non solo gli ortodossi ma anche gli anglicani. Nel secolo diciannovesimo nel Congo regnava un re che aveva schiavi di religione cristiana: cattolici ed anglicani. Volendo obbligarli a pratiche che erano contrarie alla loro religione, questi giovani preferirono morire. Ecco, sono santi anche quelli, anglicani, che la Chiesa ha nominato in comune quando ha parlato dei santi cattolici, poichè in quella stessa occasione diedero la loro vita testimoniando il Cristo. C’è di più. Mi hanno insegnato che esistono almeno due tipi di Battesimo, non molto comuni. Quello di “desiderio” e quello di “sangue”. Sono battesimi nei quali le persone, anche con diverse credenze religiose, ma che hanno una coscienza retta, sono disponibili a seguire i dettami della propria coscienza che è, poi, opera di Dio in loro. E’ la legge di Dio presente in loro. Costoro hanno dato la vita per testimoniare che credevano in una determinata verità e nel momento in cui era stata chiesta loro una cosa contraria alla propria coscienza, hanno voluto rispettare il piano di Dio in loro. Questo è la santità. La santità è allora una cosa un po’ più complicata di quello che si crede comunemente nell’immaginario collettivo. La santità è partecipare vitalmente al progetto di Dio su di noi, Dio che ci vuole tutti salvi. San Paolo chiamava “santi” i cristiani battezzati. Infatti in una sua lettera diceva: “Salutami i santi che si radunano nella tua casa”(cfr. Filip. 4,21), cioè tutti coloro che hanno la possibilità e la capacità di vivere la vita divina in sé stessi. Il Signore disse precisamente che è venuto a salvare, ossia a portare La Vita, e desiderava che questa vita crescesse. Dio vuole che tutti siano salvi e per questo nella lettera ai Romani San Paolo dice che Dio ci ha inseriti nel suo progetto di salvezza(cfr.Rom.8,28). Il progetto è qualcosa di disegnato sulla carta; progetto sono frasi, parole, è qualcosa di virtuale, di non ancora realizzato e che per potersi realizzare deve passare da virtuale a reale, arrivare veramente alla pienezza della verità, come dice Paolo nella lettera a Timoteo(cfr. 1 Tim. 2,4). Per questa realizzazione c’è un periodo di prova che va dalla culla alla bara ed è la nostra vita comune e corrente. Come si è fatta santa la gente?. Quando ero piccolo dominavano in Europa diversi sistemi totalitari. In Italia il fascismo, in Germania il nazismo, in Russia e in altre parti il comunismo. Tutti con la mentalità precisa di formare “l’uomo nuovo”. Per il fascismo era “l’italica gens”, che doveva essere costruita, resa forte. Per il nazismo era l’uomo “ariano tedesco” che doveva dominare su tutto il mondo. Per i marxisti-comunisti era “l’uomo sovietico” collettivizzato. Anche a noi, giovani aspiranti al sacerdozio ci dicevano “fatevi santi”. L’economo generale incaricato di tutta la nostra congregazione, visitando noi studenti di teologia ci disse: “Fatevi santi, ma non da calendario, perché ci costate troppo!”. Era come se la santità fosse il risultato delle nostre capacità, il risultato del nostro sforzo, delle nostre potenzialità, del nostro “voler fare i bravi”. Ma questo non è cristianesimo, questo è “volontarismo umano”. La metodologia per arrivare alla santità ce la dice la rivelazione, nella lettera ai Galati, dove è scritto: “Ascoltatemi, lasciatevi guidare dallo Spirito e così non seguirete i desideri, le propensioni del vostro egoismo”(cfr. Gal. 5,16). Ecco la metodologia della santità! Non è scegliere noi il fare cose, il voler determinare noi il tipo di santità che vogliamo avere. Nella scelta dei mezzi fatta da noi si può nascondere un sottile egoismo. La santità consiste nell’accettare con calma e pazienza il posto e il ruolo che Dio ci ha dato nel suo progetto di salvezza. Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi(cfr. 1 Tim. 2,40). Vuole che tutti gli uomini arrivino alla pienezza della verità, che non vuol dire avere la testa piena di tante nozioni, significa diventare veri, da virtuali a reali, arrivare alla pienezza del proprio sviluppo di tutte le capacità, possibilità e desideri che Dio ha posto nel nostro cuore. Per questo ci ha inseriti nel suo progetto di salvezza(cfr. Rom.8,28), dove la mia vita si interseca con la vita di tanti altri, in un complesso sistema che per noi è inimmaginabile! Possiamo ricordare alcune cose, ma nemmeno ricordiamo tutte le cose e gli intrecci della nostra vita. Ecco il “luogo teologico”, ossia il luogo che Dio ha scelto per noi, dove realizzare la nostra divinizzazione, ossia la nostra santità. Allora vi sono santi di ogni tipo. Vi racconto solo una cosa che riguarda un piccolo santo, un quindicenne, perché ho avuto la possibilità di vedere la foto di un suo compito. Ero stato incaricato di fare, nella Casa Generalizia dei Salesiani, una fotocopia di un lavoro, una traduzione al latino, fatta da questo ragazzo chiamato Domenico Savio. Morto a 15 anni, è stato dichiarato santo, perché giocava, perché studiava, perché pregava, perché voleva bene a tutti, era sempre allegro nel cortile, nel refettorio, ovunque. Compiva il suo dovere ordinario con fedeltà straordinaria. Trattava bene tutti. In questo consiste la sua santità. Il Pontefice che lo canonizzò lo chiamò: “Questo piccolo grande santo, straordinario nell’ordinarietà”. In quella fotocopia io ho visto un enorme errore di latino, con una croce rossa sopra, fatta dal suo professore Don Francesia, grande insegnante che aveva studiato latino all’Università di Torino. Fratelli e sorelle! Allora non è che un santo è perfetto in tutto, ma lo è nell’amore e nella fedeltà in ciò che deve fare, nella collocazione dove lui ha la missione del suo progetto di salvezza. Lo spazzino di piazza S. Marco che raccoglie con amore un foglio di carta, forse può essere più santo del professore di fisica nucleare che spiega le teorie di Einstein se questi lo fa per vanagloria.  Sono santi se fanno il loro lavoro con amore! Ed è questa la possibilità che tutti hanno di arrivare alla santità. E’ più santo chi lo fa con più amore. Concludo, c’è un canto dei tifosi di football americano della città di Sant Louis nello stato della Louisiana, che tradotto dice: “Quando in ciel dei Santi tuoi la grande schiera arriverà oh, Signor, come vorrei che ci fosse un posto per me!”. Fratelli e sorelle, il posto c’è, Gesù Cristo ce l’ha detto: “Vado a prepararvi un posto!”. Lasciate che renda più umana e comprensibile l’idea: là c’è una poltrona, c’è un trono che ci aspetta. Diamoci da fare, fratelli, non lasciamolo vuoto! Così sia. 

Ultimo aggiornamento ( sabato 31 ottobre 2009 )
 
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