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52 Domenica 30^ T.Ordinario (La fede) rif. al 25/10/09 PDF Stampa E-mail

                           Trentesima Domenica del Tempo Ordinario

 Dal vangelo secondo Marco (Mc 10, 46-52)

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». 
Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 
Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 
Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!». E Gesù gli disse: «Va', la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.
                           

                          Le capacità basilari del cristiano:  la fede 

Abbiamo sempre detto nelle nostre spiegazioni domenicali che nella Chiesa l’attività liturgica si svolge lungo l’anno in un ordine preciso che è scandito dalla celebrazione dei misteri di Dio verso la sua Chiesa e l’umanità intera. Il polo centrale attorno a cui si distribuiscono le feste e le domeniche è la Pasqua del Signore, ossia il passaggio del suo entrare in una nuova dimensione dopo la sua morte terrena, dimensione nuova che noi chiamiamo “risurrezione” e che non è il ritorno di Gesù di Nazareth alla vita anteriore che aveva, ma è l’entrare in una dimensione totalmente nuova. E’ la creazione di un mondo nuovo, una creazione nuova che suppone una vita nuova. Uno dei periodi liturgici che scandiscono l’anno intero si denomina Tempo Ordinario, formato da una sequenza di domeniche nelle quali la pedagogia liturgica offre alla nostra riflessione, mediante la parola di Dio, consigli, avvisi, considerazioni, che noi abbiamo chiamato “istruzioni per l’uso”, elementi che compongono, alimentano e perfezionano la nostra vita cristiana. E a partire da oggi, trentesima domenica del  Tempo Ordinario fino alla trentatreesima inclusa, la pedagogia liturgica ci offre la possibilità di riflettere sulle capacità fondamentali che il Signore ci ha dato nel Battesimo, per vivere la nuova vita cristiana della sua Risurrezione. Nella trentatreesima domenica ci inviterà a lanciare il nostro sguardo verso la conclusione di questa magnifica avventura alla quale ci ha fatto partecipare e, con la solenne festività di Cristo Re, la domenica seguente si chiuderà l’anno liturgico B, corrispondente a gran parte degli anni 2005 e 2006. Oggi, trentesima domenica del Tempo Ordinario, siamo invitati a considerare una delle capacità che abbiamo ricevuto nel Battesimo. Cominciamo oggi la riflessione sui “sensi spirituali”. Mi disse un giorno una giovane mamma: “Quando nacque mio figlio, la prima cosa che domandai fu se era intero, se aveva tutti i pezzi a posto, sensi, capacità, possibilità”. Così anche noi, alla nascita riceviamo, come regalo di Dio, questi sensi, queste capacità e potenzialità per la “Vita Nuova”. Cosa sono le capacità fondamentali che riceviamo nel Battesimo che ci permettono di vivere in forma veramente cristiana? Come si chiamano? Ci è stato detto il loro nome nel catechismo e forse sono rimaste vagamente nei ricordi “del sentito dire”. Forse abbiamo sentito dire: “fede, speranza e carità”. Ecco, quelle capacità sono chiamate con una parola tecnica “virtù”, una parola latina che vuol dire “forza, capacità di fare delle cose”. La fede, la speranza e la carità si chiamano “virtù teologali” perché si riferiscono a un nostro rapporto diretto con Dio, difatti sono anzitutto un regalo diretto di Dio a noi e poi noi, nel farle funzionare, ci rivolgiamo direttamente a Dio. Ebbene, oggi siamo chiamati a riflettere sulla “Fede”. Nel Vangelo abbiamo letto l’episodio del miracolo di Gesù che ridona la vista al cieco, il figlio(=Bar) di un certo Timeo. Gli antichi scrittori e Padri della Chiesa dei primi secoli hanno sempre visto in ciò il gesto di Dio che ridà una visione corretta circa Dio stesso, la creazione, la storia della salvezza, agli uomini che l’avevano perduta a causa del peccato dei nostri progenitori.  E questa nuova e corretta visione di tutte le cose è stata chiamata “la fede”. Colui che ci comunica questa rinnovata, nuova visione di tutto, è però Gesù, il Cristo, inviato del Padre che ci ha rivelato suo Padre. E’stato Gesù che ha detto: “Filippo, chi vede me vede il Padre”(cfr. Giov. 14,9). E’ stato Lui, la stessa rivelazione personificata del Padre, che ci ha mandato poi lo Spirito Santo che sviluppasse in noi sempre più profondamente questo nuovo modo di vedere il tutto ed ogni cosa in una forma nuova. Questo senso, come detto, si chiama  “fede”, la capacità di vedere. La parola “Fede” deriva da una antica radice greca “Fid”, che è poi la stessa radice di “vedere” e da essa deriva anche la parola “(v)idea”, ossia “idea”, ciò che si vede, ciò che si comprende. Dunque, la fede è il dono che Dio ci fa nel Battesimo per poter vedere l’insieme delle cose, l’universo intero, ognuna delle cose che è in questo universo, i rapporti tra di loro, gli sviluppi di ognuno di essi, i cambiamenti storici, gli eventi che si succedono. Ma tutto questo vederlo in rapporto con Dio. Detto in altro modo: si tratta di percepire che niente succede per caso ma tutto è sotto il controllo di Dio. Anche le mancanze di bene, che non sono cose positive ma sono negatività che procedono dalle cattive volontà degli uomini, sia all’inizio, a causa del peccato originale, che nella contingenza storica della malvagità umana. Tutto è sotto il controllo di Dio. Difatti il male non è un qualcosa di positivo, il male è una mancanza e Dio, essendo Infinito Amore, è sola positività e da Lui viene ogni bene, poiché essendo Amore Infinito, positività senza limiti, non può produrre cose che non sono, mancanze, ciò che noi chiamiamo male. Infatti il libro della Sapienza dice: “Dio non ha creato la morte”(Sap. 1,11), che è mancanza di vita. E la Bibbia in altra parte dice: “Il Padre è l’origine di tutta la vita”. La lettera ai Romani ci fa vedere come Dio ha su queste cose controllo totale: “Dio indirizza verso il bene ogni cosa”(cfr. Rom. 8,28), anche le cose negative, le avvia verso il bene di chi lo ama. Ama Dio chi accetta di essere inserito e segue il progetto di salvezza da Lui voluto, perché Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi e arrivino alla pienezza del proprio sviluppo e della propria verità (cfr. 1 Tim. 2,4). Fratelli e sorelle! Solo con questa visione delle cose, alla luce di Dio e di ciò che ci ha rivelato, è possibile vivere in piena sicurezza. E’ possibile la sicurezza della speranza nel futuro, della gioia nel presente, della tranquillità che mi fa sentire come bimbo svezzato nelle braccia di sua madre (cfr. salmo 130). Se, in un sobrio esame di coscienza, mi trovassi ancora troppo irretito e vincolato da elementi contingenti che mi succedono tutti i giorni e che mi impediscono di avere fiducia nel futuro e di avanzare verso Dio, non mi resta che ripetere con insistenza la preghiera degli Apostoli: “O Signore, aumenta la nostra fede”. “La fede è un modo di possedere già le cose che si sperano e di conoscere già le cose che non si vedono”(Ebr. 11,1), ci dice la Rivelazione.Così sia. 

Ultimo aggiornamento ( sabato 24 ottobre 2009 )
 
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