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49 Domenica 27^ T.Ordinario (I due saranno una sola carne) rif. al 04/10/09 PDF Stampa E-mail

Ventisettesima Domenica del Tempo Ordinario

 Dal vangelo secondo Marco (Mc 10, 2-16)

[In quel tempo, avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, domandarono a Gesù: «E' lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?». Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto». 
Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio». ]
Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso». E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva. 
                                

                                I due saranno una sola carne 

Carissimi amici, fratelli e sorelle in Cristo! La liturgia di oggi ci presenta tre blocchi di pensiero sommamente intensi e solidi che avrebbero bisogno ognuno di una spiegazione molto approfondita , cosa che è impossibile nel breve tempo di una omelia. Però dovremo almeno farne qualche accenno anche se superficialmente. Il primo blocco ce lo presenta la seconda lettura il cui brano è preso della lettera agli Ebrei, dove si dice che: “Colui che aveva fatto tutte le cose era molto giusto che desse il dolore a Colui che avrebbe dovuto salvare molti fratelli” (cfr.Ebr. 2,9-11). Ossia, Dio ha voluto nel suo piano che il Cristo salvasse l’umanità per mezzo del dolore. Allora il dolore diventa un elemento di perfezionamento della personalità e della realizzazione di una missione. E questo è un primo blocco, terribilmente difficile da risolvere. Sarebbe pretesa inutile volere risolverlo nel giro di pochi minuti. Il vangelo poi ci presenta altri due blocchi. Primo: la dottrina di Cristo sul matrimonio, che coincide con la prima lettura, che è la dottrina dell’Antico Testamento sullo stesso tema. La seconda parte del vangelo invece, che non ha niente a che vedere con questa prima, è l’accettazione dei piccoli da parte di Gesù, perché i piccoli sono la misura e il modello per accettare le proposte del regno di Dio. Ebbene, accettando il principio del “Sitz in Leben” come dicono i teologi tedeschi, ossia del “rendermi ragione della situazione momentanea” e del “qual è la cosa più urgente da fare”, ho scelto di riflettere con voi su quest’unico blocco di pensiero: il matrimonio nell’Antico e nel Nuovo Testamento.A tal fine dobbiamo partire dal libro della Genesi. In esso si dice:”Dio creò Adamàh”, che vuol dire “tratto dalla terra” , ossia Dio fece un essere tratto dalla materia terrestre. Noi lo abbiamo chiamato “Adamo”, però questo praticamente è un adattamento. Adamàh dunque , vuol dire tratto dalla terra e questo permette a noi cristiani, cattolici, credenti nella rivelazione, nella parola di Dio, nella Bibbia, di poter essere degli evoluzionisti, accettando l’ipotesi, fin dove possibile, dell’evoluzione della materia, che è chiamata sempre verso qualcosa di più perfezionato. Però nel momento in cui Adamàh è tratto dalla terra, c’è l’intervento diretto di Dio per insufflare in lui l’anima razionale, diversa dall’anima vitale e biologica che c’è nelle piante e negli animali. Quell’Adamàh è la prima entità umana che fu costruita da Dio al di sopra di tutte la creazione e messa al “top” di tutta la creazione. Qui viene la seconda parte: “Non è bene che l’uomo sia solo, facciamogli un aiutante simile a lui”. Ecco che allora bisogna ricorrere al testo ebraico che dice che Adamo quando vide di fronte a sé la nuova creatura scissa da lui, dall’unità iniziale dell’entità umana, essendosi chiamato lui Ish, maschio-uomo, chiamò essa Isha, femmina-donna. In questi termini è lo stesso concetto che il greco ci dice parlando di “àntropos”, che è la creatura umana, l’essere umano, che si esprime in “anèr” = maschio e “gùnè” = femmina. In latino “Homo” si scinde in “vir” e “mulier”; in italiano “essere umano” si scinde in “maschio e femmina”. Questa scissione paritaria dei due soggetti li rende radicalmente uguali ma strutturalmente differenti, complementari l’uno all’altra. La Sacra Scrittura continua a dire nel vangelo di Matteo citando il libro della Genesi: “L’uomo lascerà la casa di suo padre e di sua madre e si unirà alla sua donna e i due saranno una carne sola”(cfr. Matt.19,5-6). Fratelli e sorelle, questa unione complementare è molto più vincolante che non l’unione generazionale da padre a figlio, da madre a figlia. Questa unione complementare però è esclusiva ed è fatta per crescere , per approfondirsi in un legame che implica unione, fusione dei corpi, sì, ma anche dello spirito.  Qui entra la presenza di Dio, Infinito Amore, che porta questo amore tra i due elementi della coppia verso la unità e verso l’indissolubilità, perché questo amore tende a diventare eterno nell’Amore di Dio! Questo significa l’indissolubilità unitaria dell’amore coniugale in un crescendo continuo che tende a comporre, in altro modo, rispettando però le personalità diverse, questa definitiva unità in Dio, dove la missione procreativa non avrà più senso perché era stata data solamente per questo periodo di prova. “Lassù”, come dice Gesù Cristo, saranno come angeli di Dio in cielo, non ci sarà più procreazione poiché si sarà completato il ciclo progettato da Dio, che sarà tutto in tutti, in un mistero eterno di realizzazione e di felicità piena!Fratelli e sorelle, che piano di Dio! E’su questo progetto che adesso poggiamo intrinsecamente i valori dell’unità matrimoniale tra uomo e donna e quello dell’indissolubilità. Dio li inserisce nel suo progetto unitario d’amore per portarli verso l’unità eterna in Dio, dove Dio sarà tutto in tutti. Perciò l’unità e l’indissolubilità del matrimonio non sono leggi esterne imposte da qualsiasi organismo, ma neppure dalla Chiesa che non ha nessun potere su questo. Ciò è parte della struttura basilare della creazione divina. Arriviamo ora al Nuovo Testamento. Come affronta  Cristo il problema del matrimonio ai suoi tempi? Il Figlio di Dio che assunse la natura umana e si chiamò Gesù, il Salvatore, Colui che viene a salvare, salva anche la forma primitiva del matrimonio come Dio la volle ma che la superbia protagonista della prima coppia umana aveva indebolito con il peccato originale. Successivamente per generazioni e generazioni il matrimonio veniva travisato, snaturato. Per cause economiche: il matriarcato. Per cause passionali: il divorzio. Per cause di predominio e prepotenza: poligamia. Per cause passionali e deformazioni: l’accoppiamento tra omosessuali. Gesù Cristo, invece, proclamò che al principio non fu così, e se Mosè permise agli ebrei di dare il libello di ripudio, fu per la durezza dei loro cuori, per mantenere un po’ di ordine in una società che si era allontanata dalla impostazione iniziale di Dio. “Maschio e femmina li creò! Per questo l’uomo abbandonerà la casa di suo padre e di sua madre e si unirà con la sua donna e i due saranno una carne sola”(cfr. Matt.19,5-6). Ma Gesù, l’inviato del Padre, per ricostituire l’umanità nel progetto divino di salvezza e anche per salvare il matrimonio, ci ha inseriti nel suo Corpo Mistico mediante il Battesimo, e allora qui il matrimonio naturale tra due cristiani è “innalzato da Cristo alla dimensione superiore di sacramento”. Che cosa vuol dire questo? In che cosa si differenzia dal matrimonio naturale, creato dal Padre all’inizio del tempo? Fondamentalmente non si differenzia, però ha una marcia in più. E’ stato proiettato a una dimensione superiore: il matrimonio tra cristiani è stato proiettato al livello di sacramento, che significa essere simbolo e strumento. Simbolo, efficace come strumento di ciò che simbolizza, ossia qualcosa che realizza ciò che significa. Perciò che cosa ci rivela il matrimonio come simbolo? Che cosa rappresenta? Nell’ispirata parola di Paolo agli Efesini, il matrimonio cristiano simbolizza l’unione che Cristo ha con la sua comunità, con noi, con la Chiesa che è in rapporto con Lui come la sposa con il suo sposo. Questa è un’icona spettacolare che rende il matrimonio cristiano una cosa veramente stupenda, fuori dell’ordinarietà di un matrimonio semplicemente naturale. Inoltre questa icona non è solamente l’immagine passiva che rappresenta, ma è anche uno strumento che realizza , che rende reale quell’unione. Ossia la comunicazione di Vita che è la Vita divina che il Cristo risorto è venuto a comunicare agli uomini facendoli diventare figli adottivi di Dio è rappresentata dall’unione dell’uomo e della donna. Con l’elevazione del matrimonio a sacramento l’unione naturale tra uomo e donna diventa atto sacro. I battezzati uniti nel sacramento del matrimonio realizzano nelle gestualità coniugali anche minime come il bacio, la carezza, la telefonata, la cartolina, il ricordo, l’amplesso sessuale, tutto ciò che significa amore coniugale, “comunicano vita divina al partner”. E così nella tenerezza, dolcezza, gentilezza, bontà, previsione, sacrificio, gli sposi cristiani si comunicano Vita divina. Ambedue esercitano così (come coppia sacerdotale) il loro “sacerdozio battesimale”, facendo della loro vita un’offerta di collaborazione con Dio, diventando suoi strumenti. Ecco la “coppia sacerdotale” che i coniugati cristiani, uniti in Cristo, formano mediante il Battesimo e il sacramento del matrimonio. E in ogni gestualità d’amore coniugale esercitano il loro sacerdozio battesimale. Basato su questi pilastri il matrimonio cristiano deve essere portato avanti nell’amore fino all’unione definitiva dove Dio-Amore sarà tutto in tutti; dove l’Amore Infinito di Dio ci fonderà in un’unica immensa famiglia, sempre rispettando la nostra personalità, facendoci figli adottivi del Dio che tanto ci ha tanto amati. La rivelazione ci propone come e dove dobbiamo costruire il nostro atteggiamento cristiano, specialmente nel tempo attuale, nel quale ci sono macroscopiche aberrazioni della cultura moderna circa il sesso, circa l’unione coniugale, circa la famiglia. C’è chi dice: “come mai la Chiesa dopo duemila anni non si aggiorna?”. Ma la Chiesa in questo campo non ha nessun potere! Ha solamente il dovere di presentare al mondo il progetto iniziale di Dio nella sua purezza. E’ per questo che noi dobbiamo avere le idee molto precise e chiare, come dicevo, specie in questi tempi in cui la vita matrimoniale, il rapporto sessuale e la famiglia sono bombardate dalla cosiddetta cultura, che poi cultura non è, ma è degrado , caduta da una nobiltà iniziale a una situazione veramente catastrofica. “Non separi l’uomo ciò che Dio ha unito”(Mc. 10,9).Così sia.   

Ultimo aggiornamento ( sabato 03 ottobre 2009 )
 
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