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44 Domenica 22^ T.Ordinario (Osservanza formale e vera) rif. al 30/08/09 PDF Stampa E-mail

Ventiduesima Domenica del Tempo Ordinario

 Dal vangelo secondo Marco (Mc 7,1-8.14-15.21-23)

In quel tempo, si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate — i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi, e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame — quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini". Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». 
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e intendete bene: non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo». Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: prostituzioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo». 
 

                                   Osservanza formale e vera 

Gli esegeti, studiosi della Sacra Scrittura, pensano che il libro del Deuteronomio, dal quale è stata scelta la prima lettura di oggi, sia stato scritto verso il 600 a.C., poco prima che il popolo d’Israele fosse portato in esilio a Babilonia. E’ impensabile che sia stato scritto come diario o cronaca mentre gli Israeliti vagavano nei deserti del Sinai. Il libro si compone di tre discorsi di Mosè ripieni di insegnamenti, norme, prescrizioni e leggi di ogni tipo date al popolo dal grande condottiero. Queste leggi, secondo le tradizioni delle popolazioni semitiche di quei tempi, furono tramandate di generazione in generazione in forma orale, a memoria. In un certo momento della storia di Israele, l’insieme di queste prescrizioni fu raccolto in un volume detto in ebraico “Debarim”= “Le Parole”,  che, con una interpretazione non molto felice del contenuto, fu tradotto in greco con “Deuteronomio” = “seconda legge”.Ma più che una legge è una “esortazione” ad amare la legge ricevuta da Dio stesso che ebbe l’effetto di unire un popolo partendo da molteplici tribù, clan e famiglie. Esorta inoltre il popolo a ringraziare Dio per il dono della Terra Promessa. Questa legge divina, la “Torah”, era stata l’unico legame per il popolo ebreo in esilio. Ecco il senso della frase: “Quale nazione ha il suo Dio così vicino a sé come Yahweh è vicino a noi?”. Alla legge, la Torah, data da Dio, nulla si doveva togliere e nulla si doveva aggiungere.E qui in perfetto parallelismo con la prima lettura, vengono le parole della seconda lettura di oggi.Il brano è tratto dalla lettera dell’apostolo Giacomo, vescovo di Gerusalemme, alla sua comunità cristiana composta praticamente da soli Ebrei convertiti alla fede in Gesù, il Cristo. “Accogliete la parola ( che viene dal Padre ) e praticatela”(cfr. Giac. 1,passim) perché “Nel Padre della luce non vi è cambiamento”. Ma lungo i secoli della storia di Israele, i maestri della Legge, per spiegare meglio la Legge, avevano aggiunto altri precetti, quali cose fare e come farle. Si venne così ad accumulare sul nucleo centrale della Torah una ingombrante sovrastruttura di prescrizioni “umane”.Contro il formalismo della minuziosa osservanza nei minimi dettagli di tutto questo armamentario legale, Gesù non ha nessun ritegno nel fustigarlo e condannarlo.Questo formalismo, dell’osservanza esteriore della Legge, trascurandone il “cuore”, il nucleo centrale coperto da questo involucro insopportabile, fece esclamare Gesù che disse: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me”, citando il profeta Isaia ( cfr. Matt.7, 6-7-8). Questa impostazione essenziale di Gesù che ci viene trasmessa dall’apostolo Giacomo è valida per tutti i tempi e tutti gli uomini: “Accogliete con docilità la Parola ( di Dio )….Siate di quelli che mettono in pratica la Parola….Una religione ( vita religiosa ) pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa, soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo secolo”(cfr. Giac. 1,21-22-27).Nel vangelo (Matt. 5,17) Gesù dice che non è venuto ad abolire la Legge di Dio, ma, bensì, è venuto a perfezionarla. Questo comporta un’azione di “pulizia” di tutte le aggiunte di origine umana messe da pretestuosi maestri ma comporta anche una “concentrazione” sul nucleo essenziale: “Il mio comandamento è questo, amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi”(Giov. 15,12).Questo amore ci mette in “contatto vitale” con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, in un processo costante di crescita nella “divinizzazione” di ognuno di noi, della comunità del Corpo Mistico di Cristo, lievito di salvezza e “divinizzazione” di tutta l’umanità.Che spreco sarebbe quell’atteggiamento che considera il cristianesimo una serie di cose da evitare e di precetti da osservare con precisione meccanica, fredda, senza il fuoco d’Amore che Gesù, il Verbo fatto uomo, è venuto ad accendere in terra ( cfr. Luc. 12,49). E il suo desiderio è che si propaghi!Con il Salmo 118 preghiamo dicendo: “Aprimi gli occhi Signore affinché veda le tue meraviglie!” ( Sal. 118,18).Così sia.

Ultimo aggiornamento ( luned́ 31 agosto 2009 )
 
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