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43 Domenica 21^ T.Ordinario (Quinta domenica del pane) rif. al 23/08/09 PDF Stampa E-mail

                         Ventunesima Domenica del Tempo Ordinario

 Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 6, 60-69)

In quel tempo, molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?». Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? E' lo Spirito che da'  la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni tra voi che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio». 
Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Forse anche voi volete andarvene?».  Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». 

                                  Quinta “Domenica del Pane” 

 Inizio chiedendo scusa ai frequentatori ordinari che hanno assistito alla Santa Messa delle dodici e un quarto nelle ultime cinque domeniche perché ascolteranno per forza di cose alcune ripetizioni di idee già espresse. Ma per chi non ha potuto partecipare regolarmente è necessario un riassunto sintetico di quanto detto circa il capitolo sesto del Vangelo di Giovanni.Noi, nella domenica diciassettesima dicemmo che per cinque domeniche, fino alla ventunesima che è questa, la liturgia ci avrebbe presentato il capitolo sesto del vangelo di Giovanni. Oggi siamo arrivati precisamente all’ultimo brano. Abbiamo visto anche che, per poter ricordare un po’ meglio i concetti che il Signore ha espresso, avevamo sezionato questo capitolo, non solo in brani, che nella liturgia abbiamo letto, ma anche in parti, “movimenti” propri di una “sinfonia”. Le cinque “Domeniche del Pane” si potevano rappresentare, dunque, in una sinfonia. Difatti dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, abbiamo assistito ai dinamismi che c’erano in quella stessa moltiplicazione: Filippo che domanda a Gesù come fare, dove trovare il pane, un altro apostolo che interviene dicendo che un ragazzino lì presente aveva dei pani e dei pesci, Gesù che lo fa venire e dice di distribuire i pani e i pesci alla gente dopo averla fatta sedere e di raccogliere tutto ciò che avanzava alla fine per non disperdere nulla. Questa è stata la prima parte della sinfonia, la cosiddetta “ouverture”. Poi il Cristo è passato a un commentario approfondito del fatto, con le proiezioni, le conseguenze che questo fatto avrebbe avuto non solamente per coloro che avevano presenziato al fatto stesso ma anche per coloro che ne sarebbero venuti a conoscenza, come noi, mediante la Sacra Scrittura . Questa forma di commentario era chiamato dai rabbini “midrash”. Come un buon maestro Gesù ripete i concetti;  per poterli ritenere e farne per noi alimento spirituale, ho pensato di dividerli nei movimenti della sinfonia: dopo l’”ouverture” c’è il primo movimento, l’”andante con moto”, nel quale il Signore, vedendo che tornavano da lui, disse alla gente: “Voi tornate qui perché vi siete saziati, però vi ricordo che questo pane con il quale vi siete tolti la fame serve solamente per questa vita mortale. Nei giorni futuri continuerete ad avere fame perché avrete bisogno di altro pane; questo pane non risolve definitivamente la fame nell’uomo”. E qui il Signore passa al secondo movimento, il “largo solenne”, nel quale insiste che c’è un “altro Pane”, perché c’è un’altra Vita Superiore a questa nostra mortale, cioè la Vita Eterna, ossia, la vita dell’Eterno Padre, fonte inesauribile di vita  alla quale noi parteciperemo. Per questo, ci vuole un altro Pane, mandatoci dal Padre che è nei cieli. “Ma allora, come si ottiene questo pane?”, gli domandano e Gesù risponde: “Facendo l’opera di Dio”, che consiste nel fatto che il Padre ha mandato a noi il suo Figlio. Allora qui abbiamo un emissario, cioè uno che manda e un ricevente. Perciò completeremo l’opera di Dio se riceviamo questo emissario che viene dal Padre: “Voi compirete l’opera di Dio se accettate me che sono stato mandato dal Padre”. Ecco, questo è il vero Pane disceso dal cielo: “Io sono il Vero Pane per la Vita Vera”. E qui cominciarono a stupirsi: il pane non era più un alimento materiale ma era una Persona. Qui passiamo al terzo movimento, il “gran finale fortissimo”. Per non lasciarli cadere nell’idea che il Pane Vero potesse essere la sua dottrina, il suo insegnamento, Gesù precisa che il Pane che Lui darà è la sua carne e la bevanda che Lui darà è il suo sangue e, implacabile, di fronte allo sconcerto della gente, incalza dicendo: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita dell’Eterno Padre”. La Vita di Dio passa in Lui, con la conseguenza di diventare Figlio di Dio mediante questo Pane. Ed ecco qui “la coda” della sinfonia che ci da la quinta “Domenica del Pane”.Molti sentendo le parole di Gesù dissero che il discorso era impossibile, non si poteva sopportare una cosa simile. “Come può lui darci da mangiare la sua carne e da bere il suo sangue?”. E molti da allora, così dicendo, se ne andarono per i fatti loro. Cristo vedendo ciò, chiese agli apostoli se anche loro se ne volessero andare, e Pietro a nome di tutti: “Signore da chi andremo? Chi può avere parole che ci portano verso la Vita del Padre? Chi ha parole di Vita Eterna come le hai tu?”. Ecco il tema di oggi, fratelli e sorelle, che è anche toccato nella prima lettura, dove il condottiero che ha introdotto il popolo ebraico nella terra promessa, Giosuè, fa la scelta di Dio e della sua legge, e con lui la fa anche il popolo che accetta la decisione del suo capo. Anche Pietro fa la scelta, pur non avendo capito molto bene, però basandosi sulla fiducia verso il suo maestro. Accetta di aspettare una spiegazione più approfondita di tutto questo. La spiegazione la avranno, poi, la notte della cena pasquale, il Giovedì Santo, per poter capire. Allora anche Pietro capirà che l’Eucaristia è la forma con la quale Cristo concretamente ci da il mezzo per poter mangiare della sua carne e bere del suo sangue e metterci così in contatto attraverso la sua natura con la Vita dell’Eterno Padre. Fratelli e sorelle! Ecco la scelta che Cristo ci propone di fare: la scelta per Lui. Non si tratta di essere cristiani solamente nelle idee. Il cristianesimo non è un’idea, non è una filosofia, non è una forma comportamentale, una serie di norme etiche. Sostanzialmente il cristianesimo è la Vita di Dio Padre che viene a noi attraverso la natura umana del Cristo fatto uomo, del Cristo risorto, che sacramentalmente ci si presenta nell’Eucaristia. La comunione, ricevere questo Cristo, è vivere la Vita Divina , è essere cristiani.Fratelli e sorelle, anche noi siamo invitati a scegliere, anche se viene spontaneo dire che la scelta l’hanno fatta altri per noi, con il battesimo da parte dei nostri genitori, successivamente con la prima comunione, la cresima, poi forse spingendoci a sposarci in chiesa. Ma adesso sono io che debbo fare la scelta cosciente del Cristo! Quello che prima forse ho fatto in forma automatica o mi hanno fatto fare, devo farla ora in forma cosciente e personale, approfondendo il contatto con il Cristo, con la sua parola e con i suoi sacramenti, specialmente nell’Eucaristia perché lì posso veramente mangiare la carne del Cristo e bere il suo sangue. Fratelli e sorelle! Qui ci sovviene un brano rivelato dal Padre nell’amore dello Spirito Santo a San Paolo il quale nella seconda lettera ai Corinzi scrive così: “Fratelli, d’ora in avanti noi non possiamo più considerare Cristo con i criteri di questo mondo; se talvolta l’abbiamo fatto in passato, e l’abbiamo considerato in questa maniera, da un punto di vista prettamente umano, ora non lo valutiamo più in questo modo, perciò quando uno è unito a Cristo, mediante il battesimo, è una nuova creatura, le cose vecchie sono passate, tutto è divenuto nuovo”(cfr. 2 Cor. 5,16-17). Fratelli e sorelle, noi viviamo in un mistero di Vita Divina, comunicato all’umanità. Mistero di partecipazione che possiamo aumentare, approfondire, potenziare, mediante i sacramenti. Essi sono praticamente la “riconciliazione”, quando sbagliamo, commettiamo un peccato; la “unione comune” quando, mediante l’Eucaristia, possiamo metterci in contatto con il corpo risorto del Cristo. Attraverso la sua natura umana, la sua carne e il suo sangue, attraverso questa Vita noi entriamo in contatto con la Vita del Padre, riceviamo la Vita del Padre, diventiamo suoi figli adottivi, nel Figlio naturale. Questo è un grande mistero! Solamente lo Spirito Santo ci potrà portare a poco a poco per quanto possibile ad approfondire e a vivere questa verità, che è la vera e grande verità. Le altre sono transitorie, mentre questa è definitiva ed eterna. Così sia.

Ultimo aggiornamento ( giovedì 20 agosto 2009 )
 
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