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42 Domenica 20^ T.Ordinario (Quarta domenica del pane) rif. al 16/08/09 PDF Stampa E-mail

         Ventesima Domenica del Tempo Ordinario

 Dal vangelo secondo Giovanni( Gv 6, 51-58)

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». 
Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. 
Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». 
 

                     Quarta “Domenica del Pane” 

Carissimi amici, fratelli e sorelle in Cristo! Chi di voi è assiduo frequentatore di questa S.Messa delle dodici e un quarto, si ricorderà che a partire dalla domenica diciassettesima abbiamo cominciato a leggere il capitolo sesto del vangelo di San Giovanni che ci riferiva il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, fatta da Gesù per cinquemila uomini adulti. Abbiamo continuato a leggere lo stesso capitolo e lo termineremo la prossima domenica, ventunesima del Tempo Ordinario.Ci siamo permessi di chiamare queste cinque domeniche “Domeniche del Pane”, perché Gesù, dopo aver fatto quel portentoso miracolo, da buon rabbino, ossia da maestro israelita di allora, si dedicò a fare un commentario approfondito, che loro chiamavano “midrash”, di quanto era accaduto, con riflessioni appropriate, per scoprire il senso più profondo del fatto e che conseguenze quel fatto potesse avere per coloro che avevano assistito a quell’evento e anche per tutti coloro che, come noi, ne sarebbero venuti a conoscenza. Nel testo del capitolo sesto di Giovanni vi sono ripetizioni, insistenze sulle stesse verità che il Signore vuole comunicare ai suoi lettori. Come un buon maestro insiste ripetendo le idee basilari che sono i nuclei concettuali del suo insegnamento, e lo fa in un modo progressivo. Per mio personale arricchimento, ripeto, ho pensato di raggruppare sistematicamente le frasi di Gesù, per avere le idee più chiare e poterle ricordare meglio, perché le tante ripetizioni facilmente confondono le idee. Ripensando a tutto ciò mi è venuta in mente la struttura di certe composizioni musicali di un certo calibro (premetto che non sono un esperto musicologo), però ricordo alcune cose imparate a scuola. Se commetto qualche errore o imperfezione chiedo perdono a chi di questa materia è esperto. Mi è parso di ravvisare nel discorso di Gesù la struttura di una sinfonia, che potremmo chiamare “sinfonia del pane”. Vi è, nel discorso sinfonico di Gesù, l’ “ouverture”, ossia l’apertura, nella quale il discorso si concentra sul miracolo dei  pani e dei pesci. Qui si vedono tanti dinamismi: Gesù che domanda, Filippo che non sa rispondere e chiede come fare, un altro apostolo che fa notare la presenza di un ragazzino, la gente che il Signore fa sedere, gli apostoli che devono distribuire i pani e i pesci moltiplicati e poi gli stessi apostoli che devono raccoglierne i resti. Tutte dinamiche sulle quali abbiamo riflettuto a tempo dovuto. Dopo l’ “ouverture”, vengono i cosiddetti movimenti, con dei nomi tipo “andante, solenne, allegretto”. Dunque raggruppiamo i concetti fondamentali di Gesù nel suo “midrash”, riflettendo nei seguenti settori o movimenti. Il primo movimento lo potremmo chiamare “andante con moto”, ossia Gesù che si rivolge alla gente che si era saziata con i pani e i pesci da lui moltiplicati miracolosamente, che venivano perché avevano trovato chi risolvesse loro il problema economico e desse loro da magiare. Quel cibo era necessario per loro, però di quel cibo non avrebbero potuto servirsene in continuazione perché Lui, il Signore,  non avrebbe moltiplicato sempre i pani e i pesci; quel cibo sarebbe servito per alcune ore per sostenere la vita umana mortale, un cibo per una vita che va verso la morte. La vita finirà e pure quel pane non servirà più, finirà. Ecco allora che si apre un nuovo orizzonte: “Non rimanete, andate avanti, bisogna  passare a un altro livello”. Ed ecco qui il secondo movimento: “largo solenne”. Il Signore dice che esiste un altro Pane che soddisfa i bisogni di un’altra fame, un Pane che da una soddisfazione definitiva, un Pane che è mandato dal Padre che è nei cieli, perché deve servire ad alimentare una Nuova Vita. Quel pane che il Padre manderà sarà proprio quello che alimenterà la Vita che parte dallo stesso Padre, fonte inesauribile di ogni vita. Ebbene, quel Pane è una persona: è il Figlio che il Padre ha mandato al mondo. Poi solennemente Gesù precisa: “Io sono il Pane, che il Padre vi manda, chi mangia di questo pane avrà la stessa Vita dell’Eterno Padre, la vita eterna. Ora, Vita eterna non significa una vita lunga, ma significa avere la Vita dell’Eterno Padre, partecipare a quella stessa Vita. Oltre che sue creature, diventeremo figli suoi se mangiamo di questo Pane, se mangiamo di questa Persona. E qui passiamo al terzo movimento, il “gran finale”. Con decisione, per evitare che la gente credesse che il Pane di cui parlava potesse essere inteso come il suo insegnamento, le cose che lui diceva, le legge che emanava, la legge dell’amore, precisa: “Il pane che io darò, è la mia carne, e la bevanda che vi darò è il mio sangue, chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita dell’Eterno Padre, fonte di ogni vita”(cfr. Giov. 6,51). Ecco, fratelli e sorelle il “gran finale fortissimo”, sconcertante, che lasciò gli ascoltatori a bocca aperta. Qui ci fermiamo, anche se ci sarebbe una “coda”, perché vedremo le reazioni della gente; cosa che esamineremo la prossima domenica. Vorrei fare una piccola riflessione conclusiva. La progressività con la quale Gesù porta avanti il suo discorso, come abbiamo visto, il suo “midrash”, la sua riflessione sul fatto della moltiplicazione dei pani e dei pesci, ci dimostra la grandezza, l’importanza sostanziale di ciò che Lui viene ad affermare alla fine come conclusione, come “gran finale della sinfonia del pane”: “Il pane che io darò è la mia carne e la bevanda che io darò è il mio sangue, e chi mangia della mia carne e beve del mio sangue avrà la vita dell’Eterno Padre, entrerà in comunicazione diretta con la Santissima Trinità, con il Padre il Figlio e lo Spirito Santo”. Fratelli e sorelle! Notiamo che Cristo, nel dirci che il pane che ci darà è la sua carne e la bevanda che ci darà è il suo sangue, ci dice che il rapporto che noi dobbiamo avere con lui non è come quello dello scolaro con un maestro, perché il cristianesimo non è una scuola di pensiero, non è una filosofia o un sistema di pensiero sul mondo, sugli uomini, sul rapporto tra gli uomini e le donne con Dio. Non è nemmeno una serie di regole per un tipo di comportamento etico di vita. Il cristianesimo, radicalmente, fondamentalmente è una Vita, è la stessa Vita del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, comunicata a noi, che accettiamo di essere cristiani. Attraverso la sua carne, il suo sangue, ci mette in comunicazione diretta con il Padre, con il Figlio e lo Spirito Santo. Fratelli e sorelle, qui ci sarebbe da fare un discorso lunghissimo ma lascio il lavoro ad ognuno di voi. Quali conseguenze, che cambiamenti esige questo nell’impostazione della mia vita cristiana? Entriamo qui nel pieno del mistero, e nel mistero l’unica via e guida è lo Spirito Santo. Lasciamoci guidare da Lui che ci porterà a intravedere nelle brume del mistero la bellezza enorme di quanto il Cristo ci ha comunicato in queste “Domeniche del Pane”, in questa sua “sinfonia del pane e del vino”, carne sua e sangue suo.Così sia.

Ultimo aggiornamento ( venerd́ 14 agosto 2009 )
 
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