Diciannovesima Domenica del Tempo Ordinario Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 6, 41-51)
In quel tempo, i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?». Gesù rispose: «Non mormorate tra di voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: "E tutti saranno ammaestrati da Dio". Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Terza domenica del “Pane” Carissimi amici, fratelli e sorelle in Cristo, tre domeniche fa , nella domenica diciassettesima del Tempo Ordinario vi dissi che avremmo iniziato una serie di cinque domeniche fino alla ventunesima inclusa, che sarebbero state chiamate “Domeniche del Pane”, perché in esse avremmo trattato solamente il capitolo sesto di San Giovanni nel quale il Signore moltiplica i pani e i pesci. Dopo questo evento, da buon rabbino israelita Gesù fa un “midrash”, ossia una riflessione approfondita sull’accaduto per vedere quali conseguenze esso avrebbe avuto sia per i presenti sia per coloro che negli anni successivi avrebbero conosciuto il fatto. La seconda “Domenica del Pane” che corrispondeva a domenica scorsa, diciottesima del Tempo Ordinario, è stata soppressa dalla festività della Trasfigurazione del Signore.Oggi riprenderemo la riflessione su quel tema, includendo anche il brano che corrispondeva alla domenica passata per non perdere l’unità concettuale. Quali sono i concetti base del discorso di Gesù nella domenica passata? Anzitutto nel brano del capitolo sesto del vangelo di Giovanni venivano presentate alcune affermazioni di Gesù e su queste bisogna riflettere. La prima era questa: Gesù vedendo che venivano a prenderlo per farlo re, perché aveva risolto un problema molto serio moltiplicando i pani e i pesci, disse alla gente: “Voi non mi cercate per la moltiplicazione dei pani e dei pesci ma mi cercate perché è stato risolto il problema vostro della fame, ma vi dico che esiste un altro alimento del quale dovrete preoccuparvi, che toglie definitivamente la fame nell’uomo, il desiderio assoluto di felicità e profondità: procuratevi dunque quest’altro alimento che vi toglierà per sempre la fame”(cfr. Giov. 6,passim). E come si ottiene quest’altro alimento? Facendo le opere di Dio. Qual è l’opera di Dio? L’opera di Dio è quella di credere in colui che il Padre ha mandato. Come il Padre ha mandato dal cielo la manna per mezzo di Mosè così adesso manda il “nuovo alimento” per mezzo del Figlio suo che invia sulla terra. Gesù dice: “Il Padre vi darà il vero pane che viene dal cielo”(cfr. Giov. 6,32). Gesù continua dicendo anche che la manna, l’alimento che Dio, tramite la richiesta di Mosè, aveva dato agli antenati nel deserto, era semplicemente una figura di questo Vero Pane che Lui, il Cristo, avrebbe dato. Qual è questo vero pane? Allora risponde: “Io sono il Vero Pane che da la vita”(cfr. Giov. 6,51). E’ Gesù stesso che soddisfa definitivamente la fame e la sete di chi viene a Lui e che lo accetta e crede in Lui. Fin qui l’argomento di domenica scorsa. Questa domenica il brano del vangelo riprende dalla frase “Io sono il pane che da la vera vita”(ibidem), però un pò alla volta Gesù ci prepara a una frase che è veramente spettacolare: “Io sono il vero pane, mandato dal Padre che è nei cieli”(cfr. Giov. 6,51), però non voleva che si riducesse questo alimento alla sua dottrina, alla conoscenza di ciò che Lui insegnava. Il Vero Pane era qualcosa di molto strano, di veramente nuovo. Gesù dice “Io sono il pane della vita, chi mangerà di questo pane vivrà per sempre”; e ancora: “Io sono il pane e il pane che vi darò è la mia carne”(ibidem). La gente rimase allibita, scioccata! Come mai, voleva far mangiare la propria carne dalla gente? E qui si arriva a ciò che tratteremo nella prossima domenica, vedremo le reazioni della gente e le reazioni di Cristo. Sulla frase “Io vi darò il pane vero e il vero pane che vi darò è la mia carne” facciamo alcune considerazioni. E’ ammirevole la prudenza di Gesù nell’arrivare a proporre ai suoi ascoltatori una verità così ostica alle orecchie e alle menti di coloro che lo seguivano. Nella sua azione ci sono due aspetti che ci insegnano con chiarezza come procedere anche nel nostro agire quotidiano in tutte le situazioni. Anzitutto, se abbiamo l’obbligo di comunicare una verità, questa verità deve essere comunicata con chiarezza, rispettosa della verità, con trasparenza, senza ambiguità né sotterfugi né doppiezze. Perché come dice la Scrittura, ci sono momenti in cui è tempo di parlare, altri in cui è tempo di tacere(cfr. Qoh.3,7). Ebbene, questa è la prima cosa che dobbiamo metterci chiaramente nella testa e nel cuore: non possiamo tradire la verità che il Signore ci ha dato e ci ha detto di comunicare. Però questo deve essere fatto con una progressività pedagogica, nel rispetto del progetto di Dio per ognuno di noi e per tutti gli altri. Fratelli e sorelle! Noi siamo un mistero, siamo uno speciale progetto di Dio, ognuno di noi ha una storia propria, ha cicli propri, crescite proprie, intensità di cultura propria, diversa da quella degli altri. Ebbene, il Signore rispetta i tempi, le nostre sensibilità, le nostre capacità di reazione e al momento giusto, nel tempo giusto, interviene con la quantità giusta di verità. E’ così che Cristo ha insegnato ai suoi questa verità, l’ha comunicata progressivamente, così anche noi dovremmo avere pazienza nelle vicende della nostra vita. Io ho sentito tanti genitori dirmi: “Dov’è che abbiamo sbagliato? Come mai questo figlio ha abbandonato le sue abitudini così corrette, ecc?” Fratelli e sorelle, preghiamo per loro, però abbiamo molto rispetto e usiamo molta prudenza nell’avvicinarci e nel proporre loro i nostri punti di vista. Le forme violente non ottengono niente. Anzi! Solamente l’amore è capace di vincere tutte queste situazioni. Fratelli e sorelle! Impariamo dal Cristo che ci ha insegnato ad avere chiarezza rispettosa della verità ma di comunicare con una progressività pedagogica questa verità a coloro ai quali la dobbiamo comunicare. Così sia.
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