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37 Domenica 16^ T.O. (Cristo guida) rif. al 19/07/09 PDF Stampa E-mail

Sedicesima Domenica del Tempo Ordinario

 Dal vangelo secondo Marco ( Mc 6, 30-34)

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'». 
Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare. Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte. 
Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero. Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. 
  

                                             “Cristo guida” 

Nella prima lettura di questa domenica il profeta Geremia, secondo la cultura contadina del proprio tempo, usa la  figura del pastore per condannare i capi, i dirigenti di Israele che, invece di preoccuparsi del bene del popolo al quale erano stati preposti da Dio, si occupavano solo dei propri interessi. Il profeta pone sulla bocca di Dio le frasi minacciose, “Io mi occuperò di voi e delle vostre malefatte con il giusto castigo….io personalmente radunerò le pecore che voi avete abbandonato, darò loro nuovi e buoni pastori….ecco arriverà un tempo nel quale susciterò dalla discendenza di Davide un vero re, giusto, che salverà Israele, un re, pastore e guida”(cfr. Geremia 23,1-6 passim). Nel Vangelo di oggi, Cristo ci viene presentato mentre manda i suoi  apostoli come nuovi pastori ad annunciare la “buona notizia” che Dio è padre e ci ama, ci vuole salvi facendoci figli suoi. Quando poi la gente va alla ricerca dello stesso Gesù, Lui si commuove, vedendoli come pecore senza pastore, senza guida, e si dedica ad insegnare loro molte cose, come appunto ci indica il vangelo di oggi. Ecco il vero e nuovo pastore, la vera e nuova guida che piange
su Gerusalemme perché non l’ha accettato; ecco colui che sa veramente cercare il bene del popolo, il re atteso, colui che Dio doveva mandare: il Messia.

 

Nella lettera di San Paolo agli Efesini, nella seconda lettura di oggi, Paolo apre questo servizio di re, guida e pastore, al mondo intero, lo rende universale e dice che Cristo, il vero pastore, è colui che abbatte il muro che separava gli ebrei dai pagani, e dei due crea in se stesso un solo uomo nuovo, e riconcilia con Dio entrambe le parti per mezzo della croce (cfr. Efes.2,13-18). Fratelli e sorelle, da queste letture dobbiamo trarre alcune riflessioni più approfondite.“Pastori”: anzitutto, sono, non coloro che vanno dietro alle pecore, ma detto in forma iconica, quelli che si chiamano modernamente dirigenti, responsabili di organizzazioni, la classe dirigente di ogni tipo e di ogni struttura. Perciò vi pregherei di superare un concetto chiuso e limitativo che scatta nell’immaginario cattolico. Quando un prete parla di pastori in chiesa, immediatamente la nostra mente vola con il pensiero al vescovo, al papa, al parroco, ecc.. Ma  questo è riduttivo, perché per i profeti di Israele l’icona del pastore voleva indicare i re pastori, i capi clan, i capi tribù, gli incaricati dell’osservanza della legge di Dio, gli scribi, i leviti, i sacerdoti addetti al tempio, i capi dell’esercito, insomma tutti coloro che erano stati preposti ad esercitare qualche autorità al servizio del popolo. Di fronte al dovere non compiuto da questi pastori costituiti da Dio per il bene del suo popolo, ecco allora che viene un nuovo ordinamento. Quei cattivi pastori irresponsabili, inadempienti dei loro doveri verranno radiati, si stabilirà un nuovo ordinamento con uomini nuovi e strutture nuove; ecco la Chiesa fondata dal Cristo. Dio stesso si incaricherà della guida del suo popolo e lo farà per mezzo di un discendente di Davide: “Farò sgorgare da Davide un germoglio”(cfr. Is.11,1 e 10; Rom.15,12); Gesù di Nazareth. Ecco che Gesù si commuove per quei poveri, piange su Gerusalemme che non accetta la salvezza che Lui le offre (cfr. Luc. 19,41) e dice: “Come una chioccia volevo radunare i tuoi pulcini sotto le mie ali ma tu non hai voluto”(cfr. Matt. 23,37). E qui, un ultimo punto, molto importante. Gesù da la regola d’oro per le autorità, per coloro che esercitano qualsiasi tipo di autorità in qualsiasi organizzazione, purchè lo vogliano fare con spirito cristiano. Dice questo: “Voi sapete che i capi dei popoli comandano come duri padroni, le persone potenti fanno sentire con la forza il peso della loro autorità, ma tra voi non deve essere così, anzi se uno di voi vuole essere grande, si faccia servitore degli altri, se uno vuole essere il primo, si faccia schiavo di tutti gli altri”(cfr. Matt. 20,25-27). Concludo: se sono un genitore, un papà, una mamma, un incaricato di un gruppo di catechesi, un maestro insegnante di una classe, un allenatore di una squadra, un capo-squadra di lavoro, un responsabile di uno sportello pubblico, di un servizio nel campo della scuola, della salute, del lavoro, dell’amministrazione pubblica o privata: ognuno veda dove si trova e come lo fa. Se vuole esercitare quella sua autorità da cristiano, come servizio, qui trova la griglia sulla quale misurarsi. E’ la griglia che ci ha dato Gesù Cristo. Così sia.  
Ultimo aggiornamento ( giovedì 16 luglio 2009 )
 
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