Solennità dell’Ascensione Dal vangelo secondo Marco ( Mc 16, 15-20)
In quel tempo, [ Gesù apparve agli Undici ] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano. Solennità dell’Ascensione Per avvicinarci con più realismo a questa solennità religiosa prenderemo alcune frasi o espressioni che le si riferiscono e ne daremo una spiegazione più approfondita e più precisa.Anzitutto il nome “Ascensione”: festa dell’Ascensione di Cristo al Cielo. Non la dobbiamo confondere con la “Assunzione” di Maria in Cielo. La prima, l’Ascensione è dovuta al potere che Gesù Cristo ha come persona divina, mentre la seconda è dovuta al potere che Dio ha e con il quale attrae a sé la Madonna in corpo e anima: Maria, essendo persona umana, non potrebbe contare certamente su questo potere. Dopo la sua passione, Gesù si mostrò vivo ai discepoli per quaranta giorni dalla Pasqua. Quest’anno abbiamo celebrato la Pasqua il 16 aprile ed i quaranta giorni cadono il 25 maggio, ma in certe nazioni come la nostra, anche a prevalenza cristiana, dove per secoli si è rispettata questa scadenza, ultimamente, dopo la seconda guerra mondiale, per non perdere la produzione di un giorno lavorativo, la solennità in questione è stata posticipata dalla Chiesa alla domenica seguente, alla settima domenica dopo Pasqua, così che questa domenica, come tale, sparisce e prevale la Solennità dell’Ascensione.La terza frase, e qui entriamo nel centro del problema, è: “Gesù salì al cielo….”, gli angeli dissero agli apostoli: “Che state guardando verso il cielo?.......Colui che ascese, ritornerà…”, ed altre espressioni simili.La liturgia di oggi è ricca di espressioni del tipo “ascese”, “cielo”, ecc., che indicano che in noi c’è un concetto spaziale di cielo. E’ così che dobbiamo credere? Questo concetto comune di cielo (in alto, nello spazio) ci viene da lontano ed ecco il perché. Gli antropologi, coloro che studiano l’evoluzione della natura umana specialmente quella dei popoli primitivi, ci dicono che questi popoli applicavano alle loro divinità i parametri umani, fra cui quelli della residenza. E qui si evidenziavano due correnti: la prima, la “ctonica”, da “ctònos” che in greco vuol dire “profondo”. E’ proprio dei popoli dediti alla caccia, alla pesca, alla raccolta di bacche e ad una agricoltura minima, la tendenza a collocare le loro divinità nei luoghi nascosti, riparati, lontani, nei boschi, sulle cime dei monti, nelle caverne. Quindi gli elfi, gli gnomi, i folletti; o nelle acque profonde, ed ecco i tritoni, le sirene dei mari, ecc. Esiste poi l’altra corrente culturale, chiamata “uranica”, da “ùranos” che in greco vuol dire “cielo”. Questa corrente è propria dei popoli nomadi dediti alla pastorizia delle greggi, nelle lande, nelle praterie senza confini. Questi popoli, abituati all’immensità degli spazi, dei deserti, delle steppe, si riunivano la sera e contemplavano l’immensità del cielo e in esso il cammino silenzioso delle stelle. In quel firmamento dove vedevano girare gli astri sempre sugli stessi spazi celesti, nello stesso posto; percepivano un senso di pace e di stabilità, di tranquillità e felicità. Dunque, questi popoli generalmente collocavano la residenza delle loro divinità su nel cielo. E gli Ebrei, nazione di nomadi fin dall’inizio, fecero parte di questa corrente uranica e quest’idea della residenza di Dio nell’alto dei cieli è passata anche a noi cristiani che siamo eredi degli ebrei nel campo dell’espressione religiosa. Ebbene, qui ci dobbiamo domandare: “E’ questo il cielo al quale si riferisce la Sacra Scrittura?” Giunti al terzo millennio dell’era cristiana, con il progresso delle scienze, è semplicemente puerile continuare ad immaginarci un cielo che è lassù. Dobbiamo piuttosto pensare che con la cosiddetta ascensione Gesù Cristo è passato ad avere un nuovo, misterioso e singolare rapporto con Dio e con gli uomini. Ecco il concetto teologico di cielo: un nuovo rapporto con Dio. Questo ci viene indicato simbolicamente nella frase: “Sedette alla destra del Padre”. Il Verbo, generato dal Padre, non si è mai staccato dal Padre. La persona dello Spirito Santo ha, come Amore Eterno, mantenuto sempre questo vincolo perfetto. Perciò questo “sedette” non può riferirsi alla natura divina del Verbo, né alla persona divina del Figlio-Verbo, espressione infinita del Padre. Allora, ecco la spettacolare novità di questa festa! L’unico elemento nuovo, entrato in contatto con la divinità, è la “natura umana che il Verbo aveva assunto” e che oggi è introdotta nella divinità! Ce ne rendiamo conto? L’anima umana, elemento spirituale che anima il corpo materiale di Gesù Cristo, il Messia, con il suo corpo, ossia la sua corporeità umana, sono stati inseriti nell’Eterna ed Infinita Trinità. Gli elementi del sistema periodico di Mendeleieff: ossigeno, idrogeno, azoto, carbonio, ferro, sodio, ecc., strutturati come atomi, molecole, cellule, organi e sistemi anatomici, complessivamente organizzati nel corpo materiale e fisico di Gesù Cristo, sono definitivamente alla presenza di Dio. La materia è stata assunta dalla divinità e Dio l’ha costituita su tutte le cose. Ciò significa che il Signore Gesù Cristo ha ricevuto il potere totale su tutto l’universo. Per mezzo di Lui tutto è stato creato al principio e per mezzo di Lui tutto è stato rinnovato, ricreato nel processo di salvezza e ha fatto di Lui il Re dell’universo della nuova creazione(cfr. Giov. 1,3; Rom. 14,9). Ecco ciò che dice la lettera ai Galati: “Ciò che importa è essere nuova creatura in Cristo”(Gal.6,15b). Qui scattano le ripercussioni per noi. Il teologo francese Teilhard de Chardin parlando della materia, la chiama “la sacra materia”. Lui che si era dedicato prima alla paleontologia e poi alla teologia, ebbe il merito di chiamare “sacra” la materia. Ciò è dovuto al fatto che la materia è stata sacralizzata al grado massimo a partire dalla creazione del Padre, poi nella persona del Verbo è stata assunta in uno speciale rapporto con la Trinità Divina ed ora questa “materia” è nella “dimensione divina”. Ecco il mistero essenziale di questa solenne festa! Paolo ci dice (cfr. Rom. 6,4) che Colui che ha risuscitato Cristo risusciterà pure noi e Colui che ha portato Cristo in “cielo”, porterà anche noi. Il punto dove dobbiamo arrivare è proprio questo: la Santissima Trinità. E non solo noi ma anche il cosmo intero. San Paolo nella lettera ai Romani dice che “l’universo intero aspetta con ansia la rivelazione dei figli di Dio e allora tutto l’universo sarà cielo nuovo e terra nuova, tutto arriverà a Dio e Dio sarà tutto in tutti”(cfr. Rom. 8,19-21). Fratelli e sorelle, c’è proprio da restarne sbalorditi e senza parole! E’ da qui che parte il rispetto profondo, da parte nostra, verso la natura che ci circonda e che deve essere guardata con occhi cristiani. Di qui, a cominciare anzitutto dalla natura umana che siamo noi, parte il rispetto che è amore, il potenziamento che è cura, uso da parte nostra della materia che Dio ci ha dato secondo il suo progetto. E’ questa materia ( la nostra natura umana: corpo-materia animata da uno spirito creato) che deve essere coltivata in simbiosi con quella “sacra materia” poiché è destinata ad entrare alla presenza della vita divina, come quella di Cristo, ad essere assunta nei nuovi cieli, nelle nuove terre, nella nuova dimensione divina, nella Vita del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Fratelli e sorelle! Da ciò deriva tutta una serie di responsabilità nella quotidianità della nostra esistenza che si traduce nella cura della nostra salute mentale, corporale e di quanto ci circonda, perché noi che siamo legati al tempo e alla materia, allo spazio, dobbiamo far sì che tutto questo ci prepari per diventare veramente la nuova creazione, i “cieli nuovi e la terra nuova”. Questo è il nostro impegno, questo è ciò che Dio ci chiede nella collaborazione alla quale Lui ci ha invitati. Ecco il vero senso cristiano dell’ “Ascensione di Cristo al cielo”.Così sia.
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