Domenica di Pasqua Dal vangelo secondo Marco (Mc 16,1-7)
Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salòme comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole. Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso del sepolcro?». Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: "Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto"». Il “Giorno del Signore” Carissimi amici, fratelli e sorelle in Cristo, questo è il “giorno che ha fatto il Signore”, rallegriamoci ed esultiamo in esso! Questa frase la ripete la liturgia moltissime volte nelle sue preghiere in questi giorni: “Questo è il giorno che ha fatto il Signore!”. Ma come? Il Signore non ha fatto anche gli altri giorni? Li ha fatti si, ma, vedete, questi giorni sono quelli che l’uomo ha determinato perché è l’uomo che ha scoperto il tempo. Dio ha creato le cose che si muovono e noi, attraverso il movimento di esse, abbiamo cercato la misura di questo movimento, ad esempio la terra gira su sé stessa e noi abbiamo pensato di dire giorno quando c’è il sole e notte quando è buio e lo dividiamo in 24 ore. Ciò dunque è stato fatto da noi. Il Signore ha creato le cose che si muovono e noi attraverso di esse abbiamo misurato questo movimento secondo un “prima” e un “dopo” e questa misura è per noi il tempo. Questo giorno di oggi, però, che comincia con la Risurrezione del Cristo, non è come tutti gli altri giorni. Non si colloca nella filiera dei giorni settimanali, ma è un “giorno” parallelo agli altri. Il Cristo ha iniziato, con la sua risurrezione, un giorno che non termina mai. Non c’è tramonto per quel giorno, e la sacra liturgia lo chiama “ottavo giorno”, non perché la settimana ne abbia otto di giorni, ma perché non si colloca in questa sequenza. E’ in tutt’altra dimensione. Perché? Perché Cristo in questo giorno è risorto e la risurrezione di Cristo si colloca in un’altra dimensione: la metastoria. Che vuol dire? Sappiamo che lui era morto, lo avevano eliminato; il potere intellettuale e religioso della sua nazione lo aveva fatto fuori e lui ha ripreso una vita, non quella di prima, intendiamoci bene, ma in un’altra dimensione, quella dell’ottavo giorno, con leggi assolutamente nuove, ed è entrato in una “Vita Nuova”con la sua materia corporea, con il suo corpo. Questo lo dobbiamo ribadire a chi insiste con la reincarnazione e sciocchezze simili. Ognuno di noi è una persona, corpo e anima, specifici e irripetibili e renderà conto di questa.Non può reincarnarsi diventando un’altra persona, ma noi, come il Cristo, risorgeremo non alla vita che abbiamo adesso, ma entreremo in una forma nuova di Vita, la Vita dei risorti in Cristo, con leggi nuove.Durante queste domeniche pasquali vedremo come il corpo risorto di Cristo supera, ad esempio, la legge della impenetrabilità della materia e quella dello spazio. Sono cose che noi non possiamo neanche immaginare perché la nostra mentalità è legata alla fisica delle leggi attuali e non ci passa per la testa che questo poteva essere di tutt’altra maniera. Nella Resurrezione il Cristo ha aperto un varco: è passato da questo tipo di vita nostra all’altro tipo di vita. Dalla parola aramaica “pascha” deriva la parola “Pasqua” che si traduce con “passaggio”. Il Cristo è passato da questa forma di vita nostra a una forma completamente diversa e con questo ha spaccato l’ enorme muro che noi abbiamo eretto: il muro del peccato. Al principio del mondo Dio creò le cose perfette nel loro ordine, cioè tutti gli elementi della creazione, dal più piccolo atomo alle più estese galassie, erano strutturati, ordinati per il bene di tutto l’insieme. Al di sopra di questo enorme universo Dio pose l’uomo come “gestore dell’universo”e la primitiva umanità capiva bene cosa significasse questo. Non avevano bisogno di lavorare perché tutto era a loro disposizione, non si potevano ammalare perché i microrganismi compivano bene il loro compito all’interno del grande sistema: tutto era ordinato. Però l’uomo, nella sua superba e pazza voglia di autonomia, si sganciò da Dio e si ribellò a Lui pensandosi onnipotente, al centro dell’universo, dal momento che Dio gli aveva dato la possibilità di procreare e dominare il creato. Ricordatevi, però, che Dio lo aveva creato in quella determinata maniera, raccomandandogli di riconoscere la sua dipendenza da Lui per poter prolungare fino all’eternità la situazione iniziale. Ma l’uomo, con la sua voglia sfrenata di autonomia bloccò questa possibilità di entrare nella felicità totale e definitiva. Il Cristo, allora, nella sua risurrezione rompe questo blocco, apre il varco perché possa passare Lui per primo come uomo e noi dietro a Lui. Noi, però, come dice Paolo, siamo salvati nella speranza, ossia sappiamo chiaramente quale sia il capolinea e l’autostrada per andarci, abbiamo i mezzi per camminare su questa autostrada che Cristo ci ha dato, ma ciò dipende dalla nostra libertà, perché Cristo non ci obbliga ad andare per quella strada. Lui ci offre tutte le possibilità e aspetta però la nostra libera decisione. Qui ci si presenta, oltre al “giorno” creato dal Signore, un’altra icona, quella della “pietra”. Sapete che gli Ebrei scavavano le loro camere tombali nella roccia e Giuseppe di Arimatea aveva scavato per sé stesso una stanza tombale; quando seppe che Gesù era morto andò da Pilato e gli chiese di consegnargli il corpo per metterlo nel suo sepolcro. Era venerdì sera, stava per arrivare il crepuscolo (e la giornata ebraica comincia proprio con il crepuscolo, non con la mezzanotte) e quindi stava per cominciare il sabato, giorno in cui gli ebrei non potevano far niente, neanche seppellire un morto. Allora avvolsero in fretta il corpo di Cristo nel lenzuolo e lo misero nella sala tombale. Per chiuderla fecero rotolare all’ingresso una pesante, grossa e tonda pietra (come usavano loro). Come abbiamo letto nel Vangelo di oggi, Maria di Magdala e le altre donne con lei il giorno dopo il sabato, ossia quello che noi chiamiamo domenica, andarono al sepolcro per riassettare il corpo del Cristo. Il problema che esse si ponevano era: “Chi ci rotolerà la pietra?”. Non sapevano come fare, ma quando arrivarono sul posto videro la tomba aperta e un angelo. Ecco, oggi per noi il problema si capovolge. Il Cristo non è più nella tomba, è libero, è risorto, è in una situazione nuova. Noi siamo nelle nostre tombe, rinchiusi dai macigni della nostra indifferenza, della nostra superbia, del nostro orgoglio, della nostra lussuria, avarizia, prepotenza, allo scopo di prevalere sugli altri! Questi sono i macigni che ci bloccano e ci impediscono di entrare per quell’autostrada che Cristo ci ha aperto verso la felicità e la pienezza della vera vita! Che fare, allora? Una sola cosa: noi siamo rinchiusi nelle stanze del nostro egoismo, la maniglia esiste solo nella parte interna, nessuno, nemmeno Dio, dal di fuori, forza la porta della mia libertà. Vediamo quanto è grande il rispetto di Dio per noi!Ci apprezza moltissimo, dandoci la possibilità di decidere; ecco la libertà, ma la maniglia sta solo dentro, non fuori, nessuno potrà violentare la mia porta o la mia finestra. Ma se apro la mia porta, se spalanco la mia finestra, allora faccio caso a quello che diceva Papa Giovanni Paolo II: “Aprite le porte a Cristo, anzi, spalancatele!”. L’attuale Papa ha detto a Colonia, in occasione della giornata mondiale della gioventù: “Giovani, aprite il vostro cuore a Cristo, non vi toglierà nulla ma vi arricchirà enormemente!”. Fratelli e sorelle, quella porta solo voi potete aprirla La tua porta nessuno la violenterà. Apri la tua porta!Fa rotolare la pietra della tua tomba e tutto sarà illuminato dalla Luce del Cristo Risorto.Amen.
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