Home
Presentazione
Biografia
Pentagono della Sicurezza
Don Nicola con Noi
OMELIE Leggi
OMELIE AUDIO
Grazie Don Nicola
OMELIA Esequie
Ricordo Don Nicola
Catechesi sul Dolore
Contattaci
Scrivi un Messaggio
Collegamenti Web
Area Riservata
Cerca
11 Domenica 2^ T. Ordinario (La chiamata) rif. al 18/01/09 PDF Stampa E-mail

Seconda Domenica del Tempo Ordinario


Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 1,35-42)

 Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cercate?». Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio. 
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)» e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)». 

                                La chiamata

 Iniziamo un nuovo periodo detto Tempo Ordinario, nella sua prima parte.Da domenica scorsa fino alla fine di Febbraio saranno otto le domeniche nelle quali entreremo in una nuova forma di vivere la liturgia, perché il 1° marzo, mercoledì delle Ceneri, inizierà la Quaresima, preparazione verso la Pasqua.Queste otto domeniche sono un cuscinetto tra il periodo natalizio che si chiude con il battesimo di Cristo, che è anche la prima domenica di questo tempo ordinario, e l’inizio della quaresima.Quest’anno le domeniche di questo cuscinetto sono otto, ma in altri anni possono essere di più o di meno. Ciò dipende dalla data della Pasqua che nel nostro rito romano si celebra nella prima domenica dopo il plenilunio di primavera che è variabile perché dipende dal periodo lunare. Quest’anno la Pasqua cadrà il 16 Aprile e con questa data si sposteranno i quaranta giorni della Quaresima che cominceranno praticamente il 1° marzo.Ogni periodo liturgico, fissato dalla pedagogia della Chiesa, ha delle caratteristiche ben precise che ci invitano a viverle con atteggiamenti diversi. Ogni periodo liturgico ci invita a confrontarci con verità, con sensazioni, sentimenti, misteri di vario tipo e crea perciò un clima spirituale diverso. Il clima dell’Avvento, quello natalizio, della Quaresima, della Pasqua, di Pentecoste, sono diversi tra di loro.Ebbene, siamo invitati dalla liturgia a vivere in consonanza a questi climi. Allora la domanda oggi è: qual è il clima spirituale nel quale noi dobbiamo cominciare a vivere queste otto settimane della prima fase del Tempo Ordinario? Lungo i secoli, lo Spirito Santo, che è l’anima e la vita di quel tempio del quale noi siamo le pietre vive, come ci dice Pietro( 1 Piet. 2,5) e come ci dice Paolo oggi nella seconda lettura ricordandoci che noi siamo il tempio dove abita questo Spirito Santo, vive, fa vivere la Chiesa ispirando poco a poco la comunità ecclesiale nelle sue azioni liturgiche. Così la Chiesa ispirata dallo Spirito Santo ha scelto le parole di Dio rivelateci nella Sacra Scrittura. Quelle parole che sono più confacenti al periodo liturgico che in diversi tempi dell’anno noi viviamo.Oggi cominciamo il tempo ordinario con la seconda domenica. Ebbene, nel tempo ordinario non celebriamo direttamente i grandi misteri di Dio in noi, ma piuttosto siamo chiamati a contemplare, a riflettere, a celebrare le realtà che viviamo e con le quali ci confrontiamo ogni giorno. Sarebbero quasi “istruzioni per l’uso” al fine di vivere cristianamente queste stesse realtà.E qual è la realtà di questo periodo ordinario? Quali le “istruzioni per l’uso”, affinché questa realtà, che ci viene presentata nella seconda domenica del Tempo Ordinario, si possa  vivere da veri cristiani? Ce le indicano  con chiarezza la prima e la terza lettura. Siamo invitati a una seria riflessione su noi stessi, sul significato del perché io esisto, del perché sono quello che sono.Difatti le due letture ci dicono, con gli esempi di Samuele la prima e di Andrea e suo fratello Pietro la seconda, che è Dio che ci ha chiamati, ci chiama , e ci continua a chiamare durante tutta la nostra vita. Io preferisco usare la parola “chiamata” a quella che forse in questo giorno si sentirà più comunemente ripetere, “vocazione”, perché nell’immaginario collettivo dei cattolici dire “vocazione” è un concetto abbastanza riduttivo. Riduciamo la vocazione a “chiamata di Dio per un soggetto alla vita religiosa o sacerdotale”. No! Fratelli, qui non ci ridurremo a parlare solo di quest’aspetto, perché Dio ci ha chiamati, ci chiama continuamente  e continuerà a chiamarci fino a quando non ci porterà con sé nella realizzazione definitiva della “chiamata ad essere figli suoi” in forma veramente completa, totale, definitiva e a vivere nella felicità della sua famiglia divina.Dio ci ha chiamati; a che cosa?Anzitutto all’esistenza, sia all’esistenza umana che all’esistenza cristiana, con il Battesimo.Noi siamo un’idea di Dio, realizzata nella concretezza di questa mia realtà! Ed ognuno di noi, uomo o donna, lo deve dire, deve riflettere sul fatto di essere nato in una certa epoca storica perché Dio lo ha chiamato per quell’epoca storica, né prima , né dopo, in questa parte geografica dell’universo, non in un’altra, in questa sua famiglia, non in un’altra, gli ha dato certe qualità, opportunità, gli ha proposto delle condizioni, gli ha dato tantissime possibilità alle quali lui, liberamente, può rispondere sì o no. Questo, inizialmente, e in forma progettuale perché essendo un progetto di Dio, siamo una virtualità, non ancora una realtà. La realtà è “ in fieri” ossia si sta facendo, sta diventando sempre più realtà concreta. La parola “res”radice della parola realizzarsi, in latino vuol dire “cosa concreta”; il progetto di Dio “si cosifica”diventa cosa fatta mediante la nostra libera collaborazione. Ecco che, essendo un progetto in via di sviluppo, Dio continua a chiamarci in ogni istante della nostra esistenza umana e cristiana, attraverso segni, con mezzi, avvenimenti, persone, cose, ispirazioni e mille altre forme per guidarci verso l’obiettivo finale che è la concreta realizzazione del suo progetto come Lui ha voluto. Ci guida perché il progetto della nostra esistenza al quale Lui ci ha chiamati si inserisce con moltissimi altri progetti di esistenza di altri uomini e  donne che sono vissuti prima di noi, che vivono adesso con noi e che vivranno dopo di noi.Il filo della mia vita si interseca con i progetti delle altre vite di tutti gli altri uomini e donne con i quali ci incontriamo. Nella storia ci siamo incontrati, o ci incontreremo domani con tanta gente, nella trama complessa che Lui solo conosce e che forma il tessuto di base per il suo grande  progetto.Ed allora Lui ci colloca amorosamente in questo suo piano divino che ci vuole tutti suoi figli felici per sempre.C’è una difficoltà. Alle volte noi pensiamo da noi stessi un nostro concetto e lo vogliamo inserire in quel progetto divino; ciò provoca incompatibilità.Ma a tale proposito Paolo ci dice:  “Lasciatevi guidare dallo Spirito così non seguirete i desideri del vostro egoismo”( Gal. 5,16). Ci invita a coltivare una virtù della quale poco si parla nella vita cristiana ma che è fondamentale, la virtù della “disponibilità”; ma ciò esige vigilanza, attenzione nel saper vedere i mezzi, nel poter scoprire la presenza di Dio nei fatti concreti della nostra quotidianità.Dio ci parla e bisogna avere, oltre la disponibilità, anche la virtù della prontezza nella risposta, come lo hanno fatto il giovane Samuele, chiamato a diventare profeta e i pescatori Andrea e Pietro chiamati a diventare apostoli del Signore.Così sia. 

 

Ultimo aggiornamento ( domenica 18 gennaio 2009 )
 
< Prec.   Pros. >