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6 Santo Natale PDF Stampa E-mail

Natale 

 Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 1,1-18) 

[In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.]
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
[Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità. ]
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché
la Legge
fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.
                                                              

                                             Natale  

Ecco di nuovo Natale, con i suoi addobbi tipici, i suoi canti caratteristici delle diverse culture occidentali: germanica, latina, anglosassone, slava, ma anche con le tradizioni secolari che, sovrapponendosi l’una all’altra, hanno offuscato sempre più con luci di colore diverso la brillantezza della stella del mattino venuta ad iniziare la nuova luce di un mondo nuovo: Gesù di Nazareth nella capanna di Betlemme. Ma c’è un problema!Le renne, la slitta, il così detto Babbo Natale, l’albero sempre verde con le sue lampadine, i doni,  i regali natalizi, l’affanno della spesa, hanno spostato in secondo piano la culla di un povero bimbo, figlio di Dio, nato secoli fa in un’oscura provincia romana del grande impero da una donna ebrea. Le sovrastrutture folcloristiche hanno spostato l’attenzione sviandola dal vero centro d’interesse che è questo grande mistero.Persino i non credenti, i pagani, gli atei, i duri dicono “Buon Natale”in molte lingue, augurandosi, però, “buone feste!” Ma c’è da domandarsi: che conoscenza hanno tutte queste persone della strabiliante realtà che noi cristiani siamo chiamati a celebrare in questo giorno? E qual è questa realtà?Fratelli e sorelle: celebriamo non un evento, ma direi “l’Evento”, anzi l’inizio dell’Evento massimo che ci si poteva aspettare. E’ la fase iniziale della Storia che nello spazio di una trentina di anni accompagna un uomo che muore sulla croce e risorge dando inizio a una Vita assolutamente nuova. Un evento che si prolunga così misteriosamente fino alla fine della storia umana e si compirà in pienezza solamente nell’eternità divina, nella cosiddetta “Casa del Padre”.E’ l’evento più inimmaginabile che ci poteva accadere e che solamente l’Onnipotente Dio poteva immaginare e realizzare. Quest’evento è il mistero nascosto da secoli; mistero, perciò incomprensibile e splendente verità non catturabile dalla nostra mente umana, il cui nesso interiore noi non possiamo vedere perché è così brillante che ci acceca. E’ il mistero di “Dio che si fa uno di noi”, che entra come uomo nella nostra quotidianità. L’Infinito che assume il finito, l’Illimitato che assume il limitato, l’Eternità che si appropria del tempo e l’infinita, assoluta Perfezione che assume l’imperfezione, la relatività e la limitatezza dell’essere umano.Ebbene, di fronte a tale realtà, quale atteggiamento dobbiamo avere? L’atteggiamento più consono sarebbe quello del silenzio di contemplazione e di adorazione affinché l’irradiazione del mistero possa penetrare profondamente in noi, profumare e illuminare di un nuovo colore la nostra esistenza umana. Fratelli e sorelle! La globalizzazione, l’omologazione in atto nel mondo impostaci dai potenti e dai prepotenti ci ha sommersi con una varietà di punti di vista parziali che non rispettano nemmeno le realtà culturali di ogni popolo. Pensate per esempio a Babbo Natale, deformazione anglosassone della figura del vescovo di Mira, San Nicola, che portava i doni a tre ragazze che dovevano sposarsi dando loro in sacchetti d’oro la cosiddetta dote per poter procedere al matrimonio. Quel S. Nicola che in latino si chiama Nicolaus, abbreviato dalla lingua sassone in Niklaus che poi è diventato Santa Claus passato definitivamente, si spera,  all’attuale Babbo Natale e che copre con la sua presenza quella del Bambin Gesù, Dono dei doni, il più grande che l’umanità poteva aspettarsi. Pensate all’imposizione culturale della neve, slitta, renne in paesi come l’America latina dove in questa stagione, che è estate per loro, la temperatura si aggira tra i 30 e i 40 gradi all’ombra. Pensate all’albero sempre venerato dai popoli nordici dell’Europa, che deve essere un pino e che di esso i tedeschi cantano, dicendo “O tannembaum, o tannembaum…” “O pino, o pino, come sono verdi le tue foglioline”.La preoccupazione della spesa per fare doni a tutti i parenti, amici, conoscenti: i classici doni natalizi. Ebbene, da  questa realtà, nella quale siamo sommersi e dalla quale non possiamo liberarci, almeno non ci dobbiamo lasciare colonizzare culturalmente; non possiamo perdere l’identità cristiana che Dio ci ha dato facendosi Uomo.Tutto ciò che abbiamo detto provoca anche in noi agitazione, nell’immediato che ci circonda e che, come detto, non possiamo eliminare, ma alcune cose, come credenti e praticanti le dobbiamo fare.Anzitutto non rimanere sulla superficie: buttiamo, oltre la coreografia natalizia, il nostro sguardo là, alla culla del Bambin Gesù.In secondo luogo, vedendo quella culla, quel cucciolo di uomo così debole, così indifeso e sentendo la naturale propensione protettiva dell’adulto verso i piccini, non rimaniamo solamente a quel livello poetico e sentimentale, andiamo più in là. Qui c’è Dio, quel Bimbo è il Figlio dell’Eterno Padre che si è fatto uomo per l’amore infinito che è lo Spirito Santo. Quello sarà chiamato Gesù, il Salvatore dell’umanità. Ma anche qui non nascondiamoci nella massa: Gesù è nato per me! Personalizziamo il Natale, perché non possiamo essere solamente un numero in più nell’enorme massa dell’umanità; sono una persona scelta da Gesù che è nato proprio per me.Voglio concludere con una chicca. Volendo finire le mie riflessioni ho acceso a caso la radio. Ed ecco che in una trasmissione uno speaker parlava di Sartre, il famoso scrittore francese che stando in prigione aveva scritto un libro che credo di aver capito si intitolasse “I figli del tuono”. Ebbene in questo libro c’era un racconto sul Natale. Lui si immaginava un pittore e diceva:“Se io fossi un pittore dipingerei così il Natale, la Madonna rapita, pallida, in estasi davanti a quel fatto portentoso di suo figlio che nasceva; gli animali, i pastori, gli angeli, e tutta la coreografia. Ma poi c’è stata una cosa che mi ha impressionato veramente”. Lui si domandava: “E San Giuseppe? Ebbene San Giuseppe lo dipingerei nel fondo, quasi invisibile, nell’oscurità della capanna, però con due occhi lucentissimi che contemplano in silenzio il bimbo della sua sposa legale, il Figlio di Dio che si è fatto uomo, stupito, esterrefatto”.Così mi sono detto,ebbene anche noi, fratelli e sorelle, chiediamo a S. Giuseppe che ci presti i suoi occhi per contemplare in silenzio, per adorare nella profondità del nostro cuore questo Gesù che è nato per tutti, ma ha pensato in modo particolare  a me .

Grazie, Gesù.

Ultimo aggiornamento ( giovedì 25 dicembre 2008 )
 
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